Tra i tanti ingredienti da cui nasce una grande classica, ce n’è uno che spicca in maniera decisiva per le classiche del nord: la partecipazione popolare. Un elemento che non si limita all’enorme risposta di pubblico che accompagna anno dopo anno il Fiandre, la Roubaix, la Liegi, ma pure le tante semiclassiche e corse minori che affastellano il calendario primaverile. La partecipazione è infatti quasi quotidiana, le corse sono accompagnate da feste in ogni piccolo paese, chiunque si trova a dare il suo contributo e il territorio quasi cambia faccia per le grandi occasioni.

Tra le tante forme di partecipazione, però, ce n’è una che spicca più di tutte, e riguarda l’Inferno del Nord, la Parigi-Roubaix, in programma questa domenica. L’associazione Les Amis de Paris-Roubaix, infatti, è coinvolta attivamente nella classica francese durante tutto l’anno. Il ruolo di questi volontari è fondamentale per la riuscita della corsa, soprattutto per quel particolare la rende unica, magica, amata in tutto il mondo: il pavè.

Fondata nel 1977, l’associazione raccoglie la grande eredità di una corsa che ha fatto storia e cerca di custodirla rispettosamente per il presente e il futuro, secondo lo slogan secondo un assioma semplice: senza pavè non c’è corsa. Da gennaio a dicembre, i volontari si occupano di preservare e restaurare i tratti di pavè della campagna delle Fiandre francesi, minacciati dall’incuria o dalle colate d’asfalto, e di promuovere l’immagine della corsa locale attraverso mostre, manifestazioni e campagne. A detta di François Doulcier, il presidente dell’Associazione, il maggior problema di oggi sono “i mezzi agricoli pesanti che si muovono lungo le stradine di inverno e danneggiano il suolo sottostante”. 

Il rapporto tra questi cittadini francesi e la loro corsa è quasi un mutuo scambio: senza il loro encomiabile lavoro non ci sarebbe la Roubaix, ma senza la Roubaix non sarebbe mai cominciata l’avventura di questi amici, che grazie alla corsa hanno trovato il modo di rendere omaggio al proprio territorio, prendersene cura e presentarlo al mondo. Un ottimo lavoro, si direbbe, perchè non c’è angolo del mondo che non pensi ai sobbalzi su una strada di montagna al solo sentire la parola “Roubaix”.

Nelle settimane precedenti alla Roubaix inoltre l’associazione ha un compito particolare, quello di realizzare il famoso trofeo che ogni anno viene consegnato al vincitore della corsa: una pietra di pavè locale selezionata tra quelle rimosse in fase di restauro o dal magazzino dei blocchi accumulati per future sostituzioni. Una pietra che anche questa domenica finirà per essere quasi più fotografata del vincitore stesso, riconosciuta come protagonista assoluta della corsa. Quel pavè che non potrebbe essere protagonista se non fosse per l’impegno e la cura dei cittadini di Roubaix: loro sì andrebbero premiati con un trofeo.

Filippo Cauz
(copertina via Bikerumor – voto L’Equipe & Les Amis de Paris-Roubaix via Rouleur)