La prima sensazione è il caldo, atteso e ugualmente scottante per chi arriva dal freddo che ha stretto l’Europa, in parte l’Italia, nelle ultime settimane. Il caldo della presentazione ad Alghero, caldo come un abbraccio che ha stretto, quasi stritolato, questo Giro numero cento che parte da una cittadina piccola e splendida per poi allargarsi a il Paese intero. Il caldo del sole che picchia sulle teste di pubblico e corridori al via della tappa, quando il richiamo del mare è qualcosa di difficile da non ascoltare.

La seconda sensazione è il vento, sia benedetto. Vento fresco, a distrarre dalla calura e pure dai richiami al tuffo. Ma vento maledetto, che cambia direzione, sferza il gruppo a volte di fronte e altre di lato, stimola imprecazioni in lingue diverse, che il Giro l’avrebbero cominciato tutti con più calma. La quiete spezzata dalla notizia che nessuno avrebbe voluto, che suona sinistra per il tempismo con cui ha travolto il Giro, pochi minuti dopo la prima sfilata in piazza, diffusa senza oculatezza, della sospensione di Stefano Pirazzi e Nicola Ruffoni.

Finisce così che partono in 195 in questo Giro del centenario: due esclusi all’ultimo, uno che non c’è più ma lascia una presenza che attraversa il gruppo con forza. Michele Scarponi è ricordato da due diversi minuti di silenzio al via, da un’Astana che corre in 8 ma porta ugualmente la sua bici, dalle scritte sull’asfalto e sugli striscioni, dal ricordo di Fabio Aru che al via nella sua Sardegna ha voluto esserci anche senza correre, tanto da arrivarci direttamente in bici.

Partono in 195 e dopo 31 chilometri sono in sei: Cesare Benedetti, Marcin Bialoblocki, Pavel Brutt, Mirco Maestri, Daniel Teklehaymanot ed Eugert Zhupa, i primi fuggitivi del Giro100. In due hanno la maglia di campione nazionale, un terzo del gruppetto è una statistica da record. Attaccano da lontano e arrivano lontano: su una tappa di 206 chilometri ne fanno 172 al vento, sempre quel vento, che chilometro dopo chilometro si fa sempre più maledetto, e porta le lamentele di gambe in cinque lingue alle orecchie di un gruppo che si fa sempre più vicino.

I fuggitivi si danno una mano e un incitamento, si sfidano solo sui 3 GPM, ma vince sempre Cesare Benedetti, esperto dell’attacco e prima maglia azzurra. Volontà che soccombe davanti a un destino segnato. Gli ultimi dieci chilometri sono un calvario, quando l’Orica-Scott decide di premere sull’acceleratore di un gruppo che, con la buona scusa del vento, aveva scelto un passo regolare per tutta la giornata. Dietro di loro, altri due campioni nazionali, Giacomo Nizzolo e André Greipel, due che vorrebbero coprire la maglia con una pennellata di rosa.

E invece no, perchè il vento, si sa, scompiglia le carte del mazzo, e quando mancano un paio di chilometri dal gruppo esce il jolly. Non ha il cappello a punta con i campanellini, però, ma la faccia giovane e sorridente di Lukas Pöstlberger. L’austriaco approfitta di un rallentamento del gruppo all’uscita di una curva a gomito e si lancia all’attacco, quasi senza pensarci. Dietro, tentennano, studiano, tirano, ma soprattutto sottovalutano l’azione dell’austriaco, oggi è lui a volare nel caldo e nel vento. L’atterraggio è in una maglia rosa sorprendente, a cui forse non crede nemmeno lui. Vittoria di tappa e quattro maglie conquistate su quattro: stasera in casa Bora-Hansgrohe ci sarà una festa.

Ordine d’arrivo:
01. Lukas Pöstlberger 05h13’35”
02. Caleb Ewan st
03. André Greipel
04. Giacomo Nizzolo
05. Sacha Modolo
06. Kristian Sbaragli
07. Jasper Stuyven
08. Ryan Gibbons
09. Sam Bennett
10. Phil Bauhaus

Classifica generale:
01. Lukas Pöstlberger 05h13’25”
02. Caleb Ewan a 04″
03. André Greipel a 06″
04. Pavel Brutt a 09″
05. Giacomo Nizzolo a 10″
06. Sacha Modolo st
07. Kristian Sbaragli
08. Jasper Stuyven
09. Ryan Gibbons
10. Sam Bennett

Filippo Cauz
(foto LaPress per RCS Sport)