
Da Bristol a Imperia per gratitudine
Articolo pubblicato su BIKE Volume 6 edizione Autumn ottobre-dicembre 2021
Quasi 1400 km attraversando tre nazioni. Per un totale di dodici giorni, con l’unica compagnia di una Carrera Crixus Limited Edition. Basterebbero questi numeri per intuire l’avventura vissuta da Fabrizio Musso, 30 anni, che a Bristol progetta motori per gli aerei militari targati Rolls-Royce. Un viaggio nato un po’ per sfida e molto per gratitudine: partito il 19 giugno proprio da Bristol (dopo un selfie davanti al Clifton Suspension Bridge) e approdato il 30 giugno sulla ciclabile che si affaccia sulle spiagge di San Lorenzo al Mare, a due passi dalla sua città, Imperia.
Dai cieli grigi d’Inghilterra all’assolata costa ligure, tagliando in due la Francia per borghi e campagne. Scopo dell’impresa? Celebrare il primo anniversario della scomparsa “dell’incredibile persona che mi ha aiutato a diventare quel che sono oggi”: Carlo Pastorelli, commerciante e sporti- vo, patrigno di Fabrizio. E promuovere la causa dell’affido familiare (“Carlo amava i bambini, specialmente dopo esser diventato nonno, e cercava di sostenere quelli meno fortunati”), scegliendo in particolare di aiutare la Casa Famiglia Pollicino, che da oltre vent’anni a Imperia accoglie bambini con alle spalle situazioni difficili. Per questo, ad ogni persona incontrata nel tragitto Fabrizio consegnava un biglietto da visita con un codice QR, collegato ad un sito di crowdfunding. Grazie anche ad amici, familiari e al passaparola sui social, tappa dopo tappa è riuscito a racimolare 4.500 euro.
Il primo ad aver saputo di quella che, per Fabrizio, era ancora una lontana intenzione, era stato proprio Carlo, che pochi mesi prima di morire aveva reagito così: “Da Bristol a Imperia in bici? Sei matto!”. Aggiungendo, però, dopo qualche minuto: “Ma sì… Se non lo fai ora, quando ti ricapiterà?”. Anche in forza di questa spinta, quindi, Fabrizio ha potuto affrontare ogni momento del viaggio, dai disagi delle notti in tenda agli scherzi del meteo: “Non potevo rimandare quest’avventura”, racconta. “Non perché sono giovane, ma perché ogni giorno può essere l’ultimo. E non è stato semplice: nelle prime tappe il tempo era spesso brutto, poi c’era l’incognita di venire bloccato alla frontiera, infine mi ha dato problemi un dolore al ginocchio…”. Eppure, senza arrendersi, ha raggiunto il traguardo.
“La cifra raccolta supera l’obiettivo che mi ero posto”, spiega. “Andrà a finanziare l’acquisto di giochi per la Casa, l’avvio di coltivazioni bio in cui coinvolgere i bambini, gite culturali e lezioni di inglese”. Il viaggio, invece, “è stata l’occasione di fare un’importante esperienza, scoprendo l’umanità di tante persone”: da chi ha offerto a Fabrizio anche solo un caffè (“mi sono ricreduto sulla generosità dei francesi”), a quel ragazzo conosciuto al Club di Triathlon, che ha voluto partecipare con una bella donazione (“eppure l’avrò incrociato sì e no una decina di volte agli allenamenti”).
Aveva messo in conto anche qualche imprevisto Fabrizio e puntualmente si sono verificati: come l’incontro non proprio simpatico con un branco di cinghiali in Provenza, oppure la sorpresa, questa invece alquanto gradita, di un cambio di vento in un tratto in cui era sfinito da caldo e fatica: “Mi è passata subito la stanchezza, è stato come se Carlo stesso mi spingesse”. Gustando ogni chilometro in un turismo lento e low cost, quando per molti sarebbe stato impensabile affidarsi a una gravel da 350 sterline.
