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Bici amore mio
Perchè il ciclismo mi ha scelto.
Ricordo ancora la prima gara tra i giovanissimi. Era il lontano 21 aprile del 1991, in una frazione di Mantova. Le transenne sostenevano alcuni paesani, molti genitori e qualche passante curioso della manifestazione. La strada era tutta per me, era la prima volta in cui sentivo la mia piccola Bianchi spingermi verso quello che sarebbe stato il mio mondo per oltre 10 anni. Le balle di fieno sulle curve a proteggere i mini ciclisti da imprevisti dell’ultimo momento, lo speaker che annunciava l’imminente partenza dei ciclisti più giovani. “I corridori della categoria g1 alla prova rapporti!” gridava lo speaker dall’alto della sua postazione. Era arrivato il momento tanto atteso. Mio padre, che all’epoca mi faceva da allenatore, mi portò alla misurazione dei rapporti riprendendomi con una vecchia videocamera in un cortometraggio che ancora adesso mi commuove nel riguardarlo. Eravamo pronti sul nastro di partenza, tutti e tre. A me sembravano 100. L’agitazione saliva, in quel momento non volevo altro che sfogare tutte le mie energie su quei pedali. “Via!” e subito dopo tutto mi parve più chiaro. Il corpo che saltellava sulla sella, le mani basse sul manubrio, il casco troppo largo che cadeva un poco sui lati. Io e la mia bici eravamo una cosa sola. Spingevo e rispingevo, non vedevo altro di più sensato da fare: la fatica aumentava tanto quanto la soddisfazione di sfogare tutto me stesso. E alla fine l’ultimo curvone. L’ultimo infinito rettilineo che mi avrebbe portato al secondo posto sembrava una passerella. Tagliato il traguardo, solo soddisfazione e appagamento.Mi sentivo un campione. Ora la mia Bianchi è un pò più grande, ma quando esco dal portone di casa mia ancora mi spinge. Perchè ha deciso di volermi accompagnare. Perchè il ciclismo ha scelto lei e perchè il ciclismo mi ha scelto.
Matteo Federici