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Redazione

Dal Salento con amore… Day 3

Salento. 52km. Non è una tappa semplice, per il popolo dei cicloturisti, quella da Otranto a Santa Maria di Leuca. Ma è semplicemente imperdibile. La litoranea adriatica nella parte salentina rimane sempre in quota, fra leggeri saliscendi e qualche impennata decisa. Che mette alla prova gambe, fiato e cuore, ma lo riempie anche di soddisfazione. Specialmente se si ha la fortuna di trovare una giornata di fine ottobre con 27 gradi e il sole che ti abbronza. Senza però bruciare, perchè una leggera brezza, quella inconfondibile del mare, ti accompagna.

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Si parte da Otranto e dopo appena un paio di km si può fare tappa alla particolarissima cava di bauxite, attiva fino al 1976 e oggi solo luogo per fotoricordo. Uno scorcio naturale da film, usato infatti come sfondo anche per alcuni film e un video musicale dei Negramaro che qui, si sa, sono di casa.
Qualche altra pedalata e non si può evitare una tappa al capo di Palascia, il punto più a est della Puglia e della riviera. Nelle giornati terse l’Albania sembra di poterla toccare con mano (70km), ma la vera fortuna dicono (io non ci sono riuscito) è poter vedere la sagoma dell’isola di Fano, la prima isola greca.
La prima parte di questa tappa è piacevole e pedalabile, ma se dopo una decina di km avete voglia di condividere un caffè coi vostri compagni di avventura (che ormai sono sempre più amici), sulla strada, nei pressi di Porto Badisco, troverete il bar-alimentari “da Carlo”. Non è mia intenzione fare pubblicità, ma dovete semplicemente entrare in questo luogo per rimanere scioccati. In che senso? Dipende. La prima sensazione, probabilmente, è quella di chiedersi “ma dove sono finito?”, visto che alle pareti campeggia ancora in tutto il suo splendore sbiadito il poster dei mondiali di Italia 90, ormai in realtà un reperto prezioso. Ma è tutta l’ambientazione e la presenza di una serie di oggetti e stampe che ti lascia quell’idea di un luogo rimasto forse agli anni Settanta. Però ci vuole. Così come il caffè, perchè subito dopo la strada diventa cattiva con le sue pendenze. Non stiamo parlando di Stelvio o Mortirolo sia chiaro, ma dovete sempre calarvi nella mente del cicloturista, che viaggia in modo dolce, rilassato e con l’obiettivo di fare fotografie e chiacchierare. In questo tratto, voglia di parlare ce n’è poca. L’allegria torna nella picchiata verso Santa Cesarea Terme, una delle località più note e con un paio di chicche architettoniche da non perdere.

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Un’altra serie di saliscendi, con annesso uno strappetto da non sottovalutare, e la tua bicicletta si ritrova a Castro, di cui consiglio il centro storico nella parte alta.
E’ il momento del pit stop. Ma ci sono da percorrere altri 1500 metri, prima di svoltare a sinistra per vedersi aprire davanti agli occhi la piccola caletta dell’Acquaviva.
In 4 sono riusciti a fare il bagno e a farsi una nuotata. Io, lo confesso, non ne ho avuto il coraggio.
Alle ore 15 di nuovo in sella. Cinque (su 11) ci abbandonano e salgono sul pulmino. Noi temerari proseguiamo: il gruppo stoico è formato dal sottoscritto, da Jeremy il francese mezzo parigino e mezzo avignonese (che ha una storia d’amore a distanza splendida con una ragazza iraniana conosciuta sul treno che dalla Turchia porta in Iran in una traversata che dura tre giorni), da Fernando il sevillano ma tifoso del Betis, da Sauro il bolognese con la pelata alla Pantani, da Agneta la svedese che ha 65 anni ma pedala come Cancellara e a Leuca l’abbiamo sottoposta al controllo antidoping e da Giulia la salentina, che poi è la nostra guida.
La seconda parte di questa litoranea conta 25km abbondanti, è più impegnativa ma offre scorci e panorami strepitosi. I “muri” di Tricase e Marina di Serra fanno sudare, ma in vetta ti giri e ritrovi con lo sguardo capo Palascia…. puoi farti un applauso da solo pensando alla strada che hai fatto. Gli ultimi 8-9km prima di Leuca, ormai molti all’ombra perchè il sole è girato verso ovest, restano più o meno sempre in quota. Poi esci da un tornante ed eccolo…il faro di Leuca, quello che chiude il mondo della terra emersa. Almeno in questo lembo di terra. Più in là c’è solo il mare. Ci sono solo i respiri del vento. C’è solo la fantasia. L’immaginazione. Il sogno. C’è un altro mondo.
Dall’alto lo sguardo piomba su Leuca, che appare già come una piccola isola greca. Per il suo colore bianco e la sensazione che ti offre. Di essere un po’ sola, un qualcosa a sè stante.
Le gambe hanno lavorato, le biciclette scivolano verso il lungomare e l’hotel Terminal. Guarda caso. Qui termina l’Italia. Qui termina il mio piccolo grande viaggio in Salento. Sulla parete esterna dell’albergo hanno attaccato un cartello con le distanze: Capo Nord è a 4545km, Gibilterra a 3041, Mosca a 2766 e Santiago de Compostela a 2867.
C’è il tempo di una birra, dei saluti, degli abbracci, degli ultimi sorrisi e poi via. Stefano, col suo pulmino, mi aspetta per riportarmi a Brindisi e al mio volo. Ha 26 anni, ha vinto l’anno scorso la sua battaglia contro il cancro dopo un anno di ospedale fra chemio e operazioni. Con questo ricordo, con questo scorcio di vita e questa bella chaicchierata la notte stellata del Salento mi dà il suo arrivederci. Io guardo le stelle, anche un po’ più su, e ripeto nella mia mente solo una cosa…grazie.
La bicicletta è condivisione, è allegria, è follia, è bellezza e amore, è libertà e poesia. E il cicloturismo, semplicemente, è vita.
Dal Salento, con amore, Luca Gregorio.

Luca Gregorio