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Una giornata sul Catria
Un arcobaleno in una giornata di sole. Anche questo si può vedere quando si va in bicicletta...Volete un consiglio? Evitate di giocare tre ore a beach volley il pomeriggio prima di dover fare un giro in bici. Direte voi "bravo pirla"... e in effetti non posso darvi torto. Questo solo per dirvi che ho sofferto poche volte come il giorno dopo quando ho preso la bici e sono andato sui tornanti del monte Catria...
Vi avevo raccontato di Montalfoglio e di questo piccolo paradiso perso nell'entroterra marchigiano. A volte è bene fidarsi sulla parola, ma in questo caso ho voluto fare come San Tommaso. Toccare con mano per credere.
Ho chiamato il mio amico "Ale" (ricordate? Alessandro Montanari della Locanda San Martino) e gli ho detto di pensare a un giro da farmi fare.
Partenza da Montalfoglio, tre km di discesa per raggiungere San Lorenzo in Campo e poi via sulla Pergolese, una provinciale che sale con una pendenza dolcissima fino all'abitato di Pergola, dove vale la pena una visita al Museo dei Bronzi Dorati, oltre che due passi nel centro storico.
Poi via, verso Serra Sant'Abbondio, prima di cominciare a pedalare su strade dove ci sei tu e la natura, tu e il sole, tu e la libertà, tu e i tuoi pensieri. Tu e chi pedala con te. In questo caso, io e Ale.
Aggiriamo il Catria da dietro, passando da Isola Fossara, dove le vecchiette ancora vivono con la porta aperta e il silenzio può essere rotto solo dal passaggio di qualche sporadica macchina o da qualche ciclista che si ferma ad abbeverarsi alla fontana.
Si comincia a salire: 3-4km regolari, poi si scollina e si scende fino a Chiaserna. Qui comincia la vera ascesa, quella affrontata anche di recente dal Giro d'Italia.
E' una delle prime vere giornate di caldo estivo e la strada è praticamente sempre tutta esposta al sole. I primi 5-6km tirano parecchio, serve costanza e concentrazione. Ale non sta nemmeno faticando (lui è abituato a fare nella stessa giornata Catria, Nerone e Petrano), mi sta davanti tracciando la strada, gli dico di andare, ma lui mi aspetta.
Non ho molte forze per chiacchierare. A un certo punto il panorama su apre sul Nerone. Ripenso alle volte che l'ho fatto. Ripenso anche alle due volte che ho fatto il Catria da piccolo, sempre in mtb, con mio padre e mio fratello.
Oggi queste rampe le sto affrontando con la bici da corsa. E' una bella soddisfazione. Una necessaria fatica.
Mancano 2km. Ho la tentazione in un paio di punti di mollare, le gambe non hanno ancora assorbito lo sforzo sulla sabbia del giorno precedente. Ma non si può.
Nei momenti di crisi in bici mi dico sempre che è come se stessi affrontando un brutto momento nella vita. Mica puoi mollare. Devi andare avanti, in qualche modo. Ale mi sprona, mi dà quella spinta emotiva necessaria per arrivare allo scollinamento. I 1618 metri del Catria sono domati. Ci giriamo verso la croce che sovrasta la montagna sulla destra e sopra, come d'incanto, appaiono inattese strisce arcobaleno. E' una giornata di sole. Non ha piovuto. Non ci sono nuvoloni all'orizzonte. Per noi è un piccolo miracolo. La fatica quasi scompare, perchè sono questi gli attimi unici e irripetibili che ti lascia dentro un giro in bici.
Picchiata su Frontone e poi di nuovo su in salita: quasi 5km per raggiungere l'Eremo di Fonte Avellana. Altro strazio. Ma non perchè la salita sia dura. Ormai però sono stanco. Ci sono una serie di drittoni sotto il sole cocente dell'una e mezza di pomeriggio che, diciamo, non è che mi aiutino poi così tanto.
Però Fonte Avellana ve lo consiglio. E magari prendetevi cinque minuti per voi. Abbiamo fatto 80km e quasi 2000metri di dislivello. Io sono a posto. Ne rimangono 33 per arrivare a casa, ma la salita, per oggi, è finita.
A San Lorenzo in Campo Ale mi fa bere la specialità del bar del pease: chinotto con fetta di arancia. E' il nostro aperitivo delle tre del pomeriggio. Poi doccia, cannelloni della mamma (di Ale) in Locanda, il tiramisù speciale della Mari (sua sorella) e rinfrescanti sorsate di birra tedesca.
Si chiacchiera di bici, ma soprattutto di vita.
C'è il tempo per salutare la regina di Montalfoglio: nonna Olanda (sì come la nazione, non ho sbagliato a scrivere), 84 anni, che è lì in piazzetta che sbuccia le cipolle.
Le avventure in bicicletta sono attimi di vita. Vanno catturati, gustati, interiorizzati. E se per goderseli serve un po' di sofferenza e fatica, ben venga. Le strade in pianura mi hanno sempre annoiato...
Luca Gregorio
Vi avevo raccontato di Montalfoglio e di questo piccolo paradiso perso nell'entroterra marchigiano. A volte è bene fidarsi sulla parola, ma in questo caso ho voluto fare come San Tommaso. Toccare con mano per credere.
Ho chiamato il mio amico "Ale" (ricordate? Alessandro Montanari della Locanda San Martino) e gli ho detto di pensare a un giro da farmi fare.
Partenza da Montalfoglio, tre km di discesa per raggiungere San Lorenzo in Campo e poi via sulla Pergolese, una provinciale che sale con una pendenza dolcissima fino all'abitato di Pergola, dove vale la pena una visita al Museo dei Bronzi Dorati, oltre che due passi nel centro storico.
Poi via, verso Serra Sant'Abbondio, prima di cominciare a pedalare su strade dove ci sei tu e la natura, tu e il sole, tu e la libertà, tu e i tuoi pensieri. Tu e chi pedala con te. In questo caso, io e Ale.
Aggiriamo il Catria da dietro, passando da Isola Fossara, dove le vecchiette ancora vivono con la porta aperta e il silenzio può essere rotto solo dal passaggio di qualche sporadica macchina o da qualche ciclista che si ferma ad abbeverarsi alla fontana.
Si comincia a salire: 3-4km regolari, poi si scollina e si scende fino a Chiaserna. Qui comincia la vera ascesa, quella affrontata anche di recente dal Giro d'Italia.
E' una delle prime vere giornate di caldo estivo e la strada è praticamente sempre tutta esposta al sole. I primi 5-6km tirano parecchio, serve costanza e concentrazione. Ale non sta nemmeno faticando (lui è abituato a fare nella stessa giornata Catria, Nerone e Petrano), mi sta davanti tracciando la strada, gli dico di andare, ma lui mi aspetta.
Non ho molte forze per chiacchierare. A un certo punto il panorama su apre sul Nerone. Ripenso alle volte che l'ho fatto. Ripenso anche alle due volte che ho fatto il Catria da piccolo, sempre in mtb, con mio padre e mio fratello.
Oggi queste rampe le sto affrontando con la bici da corsa. E' una bella soddisfazione. Una necessaria fatica.
Mancano 2km. Ho la tentazione in un paio di punti di mollare, le gambe non hanno ancora assorbito lo sforzo sulla sabbia del giorno precedente. Ma non si può.
Nei momenti di crisi in bici mi dico sempre che è come se stessi affrontando un brutto momento nella vita. Mica puoi mollare. Devi andare avanti, in qualche modo. Ale mi sprona, mi dà quella spinta emotiva necessaria per arrivare allo scollinamento. I 1618 metri del Catria sono domati. Ci giriamo verso la croce che sovrasta la montagna sulla destra e sopra, come d'incanto, appaiono inattese strisce arcobaleno. E' una giornata di sole. Non ha piovuto. Non ci sono nuvoloni all'orizzonte. Per noi è un piccolo miracolo. La fatica quasi scompare, perchè sono questi gli attimi unici e irripetibili che ti lascia dentro un giro in bici.
Picchiata su Frontone e poi di nuovo su in salita: quasi 5km per raggiungere l'Eremo di Fonte Avellana. Altro strazio. Ma non perchè la salita sia dura. Ormai però sono stanco. Ci sono una serie di drittoni sotto il sole cocente dell'una e mezza di pomeriggio che, diciamo, non è che mi aiutino poi così tanto.
Però Fonte Avellana ve lo consiglio. E magari prendetevi cinque minuti per voi. Abbiamo fatto 80km e quasi 2000metri di dislivello. Io sono a posto. Ne rimangono 33 per arrivare a casa, ma la salita, per oggi, è finita.
A San Lorenzo in Campo Ale mi fa bere la specialità del bar del pease: chinotto con fetta di arancia. E' il nostro aperitivo delle tre del pomeriggio. Poi doccia, cannelloni della mamma (di Ale) in Locanda, il tiramisù speciale della Mari (sua sorella) e rinfrescanti sorsate di birra tedesca.
Si chiacchiera di bici, ma soprattutto di vita.
C'è il tempo per salutare la regina di Montalfoglio: nonna Olanda (sì come la nazione, non ho sbagliato a scrivere), 84 anni, che è lì in piazzetta che sbuccia le cipolle.
Le avventure in bicicletta sono attimi di vita. Vanno catturati, gustati, interiorizzati. E se per goderseli serve un po' di sofferenza e fatica, ben venga. Le strade in pianura mi hanno sempre annoiato...
Luca Gregorio