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Il museo della bicicletta. Storia di un'invenzione eterna
Esiste un luogo dove le biciclette del mondo sono custodite per raccontare una storia. Sergio Sanvido ha dedicato tutta la sua vita alle biciclette con passione, fino a diventarne un collezionista. Negli ultimi vent’anni ha viaggiato per il mondo in cerca di creature a due ruote da restaurare e custodire, con l’obiettivo di realizzare un museo della bicicletta.
Nel 1997 Sanvido sistema la collezione in casa sua con una dedica speciale a Toni Bevilacqua, il veneziano campione del mondo dell’inseguimento negli anni 50’ e 51’. L’assortimento internazionale a due ruote continua a crescere di numero, fin quando i 170 esemplari vengono donati al comune di Cesiomaggiore.
Il 31 marzo 2007 si inaugura la nuova sede del Museo Storico della Bicicletta, all’ultimo piano di una scuola elementare.
Il museo è ben organizzato secondo periodi storici e tematiche, dalle biciclette per bambino a quelle specifiche per il lavoro, la guerra, la competizione, ognuna è accompagnata da una carta d’identità che ne descrive le caratteristiche e racconta una piccola favola.
Il più antico della famiglia è un celerifero del 1791, che serviva a velocizzare gli spostamenti comodamente seduti su un’asse orizzontale, spingendosi con i piedi. Si passa poi ai bicicli dei due secoli successivi dotati di movimento centrale, dalla linea asimmetrica ma in qualche modo graziosa e buffa.
La sezione del Novecento vanta la presenza di biciclette appartenute a grandi campioni quali Coppi, Bartali, Pantani e non solo.
[1;65] Si rimane stupiti dinanzi ad alcuni dettagli delle bici d’epoca che mai avremmo immaginato. Il prezioso tesoro non smette di stupire con una serie di immagini, copertine disegnate a mano della Domenica del Corriere, magliette e altri accessori.
Cento anni di storia del ciclismo da rivivere attraverso oggetti del passato che ne hanno fatto parte, accompagnati dai video delle più importanti competizioni italiane e mondiali.
Se tutto questo non basta a incuriosire chi ama lo sport su due ruote, si aggiunge il progetto di allestire una piccola officina artigiana.
Al Museo Storico della Bicicletta non si respira la polvere di ciò che è vecchio e dimenticato ma si assapora la storia passata di un mezzo che accompagna l’essere umano nel presente, verso il futuro.
Giulia Menegardo
Nel 1997 Sanvido sistema la collezione in casa sua con una dedica speciale a Toni Bevilacqua, il veneziano campione del mondo dell’inseguimento negli anni 50’ e 51’. L’assortimento internazionale a due ruote continua a crescere di numero, fin quando i 170 esemplari vengono donati al comune di Cesiomaggiore.
Il 31 marzo 2007 si inaugura la nuova sede del Museo Storico della Bicicletta, all’ultimo piano di una scuola elementare.
Il museo è ben organizzato secondo periodi storici e tematiche, dalle biciclette per bambino a quelle specifiche per il lavoro, la guerra, la competizione, ognuna è accompagnata da una carta d’identità che ne descrive le caratteristiche e racconta una piccola favola.
Il più antico della famiglia è un celerifero del 1791, che serviva a velocizzare gli spostamenti comodamente seduti su un’asse orizzontale, spingendosi con i piedi. Si passa poi ai bicicli dei due secoli successivi dotati di movimento centrale, dalla linea asimmetrica ma in qualche modo graziosa e buffa.
La sezione del Novecento vanta la presenza di biciclette appartenute a grandi campioni quali Coppi, Bartali, Pantani e non solo.
[1;65] Si rimane stupiti dinanzi ad alcuni dettagli delle bici d’epoca che mai avremmo immaginato. Il prezioso tesoro non smette di stupire con una serie di immagini, copertine disegnate a mano della Domenica del Corriere, magliette e altri accessori.
Cento anni di storia del ciclismo da rivivere attraverso oggetti del passato che ne hanno fatto parte, accompagnati dai video delle più importanti competizioni italiane e mondiali.
Se tutto questo non basta a incuriosire chi ama lo sport su due ruote, si aggiunge il progetto di allestire una piccola officina artigiana.
Al Museo Storico della Bicicletta non si respira la polvere di ciò che è vecchio e dimenticato ma si assapora la storia passata di un mezzo che accompagna l’essere umano nel presente, verso il futuro.
Giulia Menegardo