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Grazie Vincenzo, Parigi è tua!
A 16 anni dal trionfo di Marco Pantani il Tour de France è tornato a parlare italiano, grazie all'impresa di Vincenzo Nibali, nuovo faro del nostro ciclismo...
E' il giorno delle celebrazioni. E' giusto così. L'Italia torna a splendere sotto i Campi Elisi a 16 anni di distanza. L'Italia torna ad alzare la voce in un ciclismo che, negli ultimi anni, ci aveva visto un po' troppo comprimari (Nibali a parte, s'intende) fra classiche e Mondiali.
Torniamo nell'olimpo della bicicletta grazie ad un siciliano dal sorriso tenero, dal cuore grande e dalla classe cristallina.
Un Tour de France dominato dall'inizio alla fine. Un Tour in cui Vincenzo, e l'Astana, ha spadroneggiato, a partire dalla seconda tappa in Inghilterra.
Quattro successi personali. Tutti diversi. Tutti bellissimi. Tutti esaltanti. Quasi da finisseur oltremanica. Da esperto delle classiche (che non sarebbe) nella tappa sul pavé. Dominante e inarrivabile sulle Alpi e sui Pirenei.
Nibali ha lasciato un segno ovunque. Per legittimare un successo netto e convincente. E Vincenzo lo avrebbe vinto anche con Contador e Froome in corsa. Ne siamo certi. Ci sarebbe stato più spettacolo, questo è certo, ma lo Squalo aveva lanciato messaggi diretti ai suoi rivali sin dai primissimi km di questa Grand Boucle. E se li era già messi alle spalle.
Nibali è entrato nella leggenda di questo sport. Il club di chi ha messo nel suo palmares Giro, Vuelta e Tour è molto ristretto. Adesso sono in sei: Anquetil, Merckxs, Gimondi, Hinault, Contador e, appunto, Nibali. Roba da capogiro.
Alla soglia dei 30 anni il leader del nostro ciclismo ha completato il suo percorso, ha già centrato quasi ogni obiettivo, ma può guardare ai prossimi anni con fiducia. E' più che legittimo pensare che nei prossimi 3-4 anni il siciliano possa ancora scrivere pagine memorabili di questo sport. Troppo facile pensare che il prossimo obiettivo possa essere il Mondiale. Magari già quello di Ponferrada in Spagna.
Vincenzo è la faccia nuova, pulita, elegante, esemplare e sorridente del ciclismo. Nostro e internazionale. Lo ribadisce e lo conferma anche ogni sua dichiarazione e intervista. Ne avevamo bisogno. Siamo tornati ad alzarci improvvisamente dal divano ad ogni suo scatto. Ci siamo esaltati. Ci siamo emozionati. Ci siamo sentiti orgogliosi. Ci siamo sentiti tutti un po' più ciclisti. E speriamo che in tanti si siano ricreduti su questo sport. Spesso bistrattato, spesso ravvolto da scandali e fango, ma irresistibilmente forte e pieno di passione.
Merci, Vincenzò!
Luca Gregorio