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Redazione

Morti ammazzati in bici: polemiche e soluzioni

La morte di una signora investita a Milano sulle strisce pedonali da un ciclista ha acceso nei giorni scorsi polemiche infuocate. E l’intervento del Sindaco che chiedeva ai ciclisti di rispettare le regole stradali è stato molto criticato.
tutti devono rispettare le regole


tutti devono rispettare le regole

Ho preso, anche pubblicamente, le difese di chi sostiene che la legge vada rispettata, e vada rispettata da tutti. Trecento anni prima lo avevano detto e scritto Beccaria, Voltaire, insomma gente così, e mi sono sentito in buona compagnia.

E’ passato qualche giorno, ho continuato a discutere della cosa con alcuni amici e alla fine ho parzialmente cambiato idea. Voglio spiegarvi perché.

Quell’episodio avrebbe potuto costituire per il Sindaco una buona occasione per far riflettere i cittadini su un problema che non riguarda solo i ciclisti o solo gli automobilisti, ma tutti i cittadini: la sicurezza sulla strada.

Qualche numero ( e immaginiamo su ognuno di quei numeri il nostro viso, il viso di nostro figlio, di nostra moglie, di una persona che amiamo, cosi quei numeri li capiamo meglio):

nel 2103 in Italia a causa  di incidenti stradali sono morte 3385 persone; 257.000 sono rimaste ferite.

Tanto per capirci: dal 1985 ad oggi in Italia sono morti per incidenti stradali lo stesso numero di civili morti durante la seconda Guerra Mondiale.

Tanto per capirci: ogni santo giorno (ieri, e mentre io scrivo e tu leggi, e domani) muoiono in Italia 9 persone e 705 rimangono ferite. Una persona morta ogni ora, una persona ferita ogni due minuti. Mentre scrivo questo pezzo c’è un orfano o un vedovo in più, e venti persone sono appena finite all’ospedale.

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Questi incidenti sono provocati nel 99% dei casi da conducenti di mezzi a motore distratti (“leggo un attimo l’sms dell’amore mio”; “uso il telefono senza auricolare, tanto cosa cazzo vuoi che succeda”) o che non rispettano i limiti di velocità (“tanto a quest’ora non c’è nessuno”).

E lo Stato spende ( noi spendiamo)  30 miliardi di euro all’anno per le conseguenze di questi incidenti, cioè il 2% del PIL Italiano.

E Milano? Ne muoiono  30 all’anno. Tantissimi. Ma molti meno che a Roma e a Napoli: a Milano l’indice di mortalità ( cioè il numero di morti ogni 100 incidenti) è dello 0,28, mentre a Roma è dello 0,78, e a Napoli è dell1,68. Non trovate  impressionante la correlazione fra gli stili di guida nelle tre città, e quante persone in più ci rimettono la pelle dove chi è al volante tendenzialmente rispetta meno le norme stradali, se ne infischia simpaticamente dei semafori, supera simpaticamente a destra, e simpaticamnete pensa di essere furbissimo invece che un imbecille e un potenziale assassino?
Napoli. Semaforo rosso

Napoli. Semaforo rosso

Se il quadro è questo chiedere ai ciclisti di rispettare le norme del codice stradale senza parlare del resto (anche se è un notizia di cronaca relativa a un ciclista  a sollecitare l’intervento) è come sgridare chi ha versato un bicchiere d’acqua mentre un’onda anomala sta travolgendo la città.

Se l’obiettivo politico è cambiare la cultura della mobilità e mettervi al centro la persona, se si ritengono ciclisti e pedoni anche più importanti degli automobilisti (perché questo ci chiede la città del futuro, e questo un sindaco che ha la visione di una città più moderna deve avere il coraggio di dire a rischio di essere, nel breve, impopolare), dichiarazioni come quelle di Pisapia, anche se in buona fede, sono controproducenti.
Palermo, Piazzetta san Domenico: un anno fa c'era un parcheggio.

Palermo, Piazzetta san Domenico: un anno fa c’era un parcheggio.

Siamo una Nazione che ha “legalizzato” la sosta sul marciapiede, che presenta auto in sosta vietata praticamente ovunque (sulle strisce pedonali, in area di incrocio, sulle poche ciclabili che abbiamo, …), in cui il diritto del pedone di attraversare sulle strisce quando vuole viene regolarmente violato, in cui il rispetto dei limiti di velocità è una chimera, in cui lo spettacolo di automobilisti che usano il cellulare mentre guidano è comune. Possiamo permetterci di chiedere pubblicamente  il rispetto delle regole ai soli ciclisti senza porre questa richiesta all’interno di un quadro più ampio e ben più grave?
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“ci vediamo fra un attimo”

Come dimostrano le migliori esperienze europee, per aumentare la  sicurezza della strada a vantaggio di tutti gli utenti bisogna favorire pedoni e ciclisti, e puntare sulla sistematica riduzione delle velocità, sulle zone 30, sulla condivisione degli spazi, sulla comunicazione per spiegare ai cittadini la visione di città che c’è dietro certe scelte.

E se in tali Paesi sanzionano senza pietà un ciclista che non rispetta le regole è perché ormai da più di 20 anni sanzionano chiunque non rispetti le regole delle strada, perché da 20 anni fanno cultura rispetto alla sicurezza e la moderazione del traffico, perché da 20 anni ci sono controlli di velocità in ambito urbano, perché se lasci la macchina in divieto di sosta dopo 5 minuti arriva il carroattrezzi, perché sulle strisce pedonali si fermano tutti, perché le corsie ciclabili vengono rispettate …

Ecco, per questo credo che il nostro sindaco abbia perso una buona occasione: per parlare di ciclisti maleducati ma anche di automobilisti assassini, di quanti muoiono sulla strada a Milano e di chi li uccide. Insomma di tutto quello di cui oggi a NYC parla Bloomberg col programma Vision 0, che ha l’obiettivo di far diminuire, e poi sparire, le vittime delle strade in 10 anni.

E ho il fondato sospetto che per raggiungere questo traguardo il ciclista imbecille e cafone sia l’ultimo dei problemi. E’ un problema, ma l’ultimo dei problemi.

Fonte: cyclopride.it