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Redazione

Alla scoperta del passo Zenofer, ecco come affrontarlo

Tra le vette delle prealpi bresciane, dalle parti del lago d'Idro, andiamo alla scoperta di un passo "clandestino", nascosto da una natura ancora selvaggia ; il passo Zenofer . Partiamo da Barghe 289 mlsm, pedalando sulla vecchia statale che costeggia il Chiese; ci scaldiamo la gamba risalendo la valle, superando Nozza, Vestone e arrivando  a Lavenone,385 mlsm. Pochi chilometri che percorriamo con  attenzione causa  un notevole traffico veicolare . Al paese, al cartello giallo che indica "piccole Dolomiti", prendiamo a sinistra , abbandonando la  ss 237.



La strada si restringe e, dopo una contropendenza inizia a risalire gradualmente. La SC 1 Lavenone/pertica bassa solca il minuscolo canyon scavato dal torrente Abbioccolo,rivelando uno spettacolo naturale fatto di rocce sporgenti ricoperti da una fitta vegetazione;  nell'aria, soltanto il rombo dell'acqua ed  i rumori del bosco.  Sopra di noi , la cresta frastagliata della Corna Blacca fa da corona ad un contesto ambientale quasi primitivo, praticamente disabitato,  che ci lascia attoniti.



Qualche casa sperduta nella valle  e qualche stretto tornante a prendere quota sul pendio fino ad arrivare a Presegno a 1000 mslm. La vista della valle sottostante ,completamente ricoperta dagli alberi, è incredibile; il passaggio tra le quattro case del borgo è talmente stretto che sembra di entrare dentro alle porte.



Dopo il paese, le pendenze si accentuano e già il passaggio da Bisenzio, dopo circa 1 chilometro, con uno strappo che toglie il fiato, è un antipasto dell'ultimo tratto di salita. L'asfalto quasi sparisce e la strada diventa un sentiero, sterrato e sporco di detriti e sassi, che risale l'ultima cresta con brevi ma durissimi gradoni. Adesso le pendenze sono a doppia cifra; spingo al massimo in punta di sella e tirando anche con le braccia, fino allo scollinamento. Eccoci finalmente al passo Zenofer, a 1220 mslm;  fiato corto e leggero tremolio generalizzato, dovuto allo sforzo.

Alberi ai lati, un piccolo spiazzo ed un minuscolo laghetto ; nessun cartello a segnalarlo, solo la stradina che scende precipitosamente. La discesa è difficile come la  salita, sempre con i freni tirati; un minuscolo, strettissimo toboga che in 4 soli km ci porta, tra sassi, canaline di scolo e qualche buca a  Ono Degno, 700 mlsm, di fianco ad una bellissima chiesa. Adesso la discesa diventa agevole , su strada ampia e ben curata ; scendiamo in sicurezza cercando di recuperare le forze fino a Forno d'Ono. Subito dopo il ponticello, giriamo a destra sulla sp 110 che sale subito con qualche tornante e prosegue  con pendenze attorno all'8/9%, per circa 6 chilometri , fino ad entrare nel territorio di Pertica Alta; scolliniamo a 900 m.s.l.m ,fino ad incrociare, appena prima di Livemmo, la Sp 50.  



Da qui è soltanto discesa; bella, tecnica, con curve e controcurve per 10 lunghi e bellissimi chilometri, che scioglie tutta la tensione e la fatica accumulate. Sbuchiamo a  Vestone e dopo pochi minuti eccoci al nostro capolinea. Un  piccolo, grande giro di 60 km con 1700 metri di dislivello ; abbiamo pedalato su piccoli sentieri  dimenticati , superato passi clandestini e visto ed attraversato località  sperdute e capito, un'altra volta ancora, quanto sia  veramente bella questa Italia sconosciuta. Che meriterebbe,  secondo me , maggior fortuna.

Graziano Majavacchi