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Sulle orme del Grande Annibale in bicicletta: un itinerario per voi
Passato alla storia come il grande nemico di Roma, ecco un suggerimento per ripercorrere in bici le orme della sua discesa in Italia, nelle zone del piacentino.
Le bici filano silenziosamente sul piccolo nastro d'asfalto, sporco di terra, sgarupato, nascosto dal fitto della boscaglia. La fresca penombra lascia improvvisamente il posto ad un accecante luce solare; davanti a noi, un minuscolo ponte in ferro scavalca un rigagnolo sassoso; il Boreca. Sul greto i segni del guado per le poche auto che transitano da queste parti. Sulla destra, nascosto dal fogliame un vecchio cartello stradale indica la località : Tartago.
Siamo sperduti in un mondo lontano, forse perduto per sempre. La stradina diventa un toboga che sale con pendenze superiori al 15%; per 2 chilometri non è possibile rifiatare. Spingiamo a tutta, stringendo forte il manubrio, fino alla chiesa, dove termina lo strappo. Il rumore del vento copre il nostro respiro affannoso. Quattro case aggrappate alla montagna, una fontana, il verde e l'azzurro dominano il panorama. Di fronte a noi, molto più in alto dall'altro versante il campanile di Zerba ,si staglia contro il cielo.
Ed è stato qui che molti anni fa, ho percepito chiaramente la presenza di Annibale Barca, il grande condottiero cartaginese. Qui, dove la leggenda dice si siano rifugiati alcuni suoi soldati dopo la battaglia sulla Trebbia, la mia vita è cambiata. Dopo l'infruttuoso incontro sui banchi di scuola, la sua figura, così lontana nel tempo, non aveva colpito la mia attenzione. Aveva combattuto ed infine era stato sconfitto dal nascente impero romano, roba di 2200 anni fa.
" E alura ?" direbbe il mio amico Angelo, fedele compagno di sudati raid cicloturistici in queste magnifiche valli piacentine. Però stavolta qualcosa si è mosso, qualche piccola suggestione, diversi articoli di giornale, leggende e, quasi incredibilmente , la lettura di qualche libro sull'argomento; praticamente un miracolo. Certo che, dopo Marsaglia, sulla vecchia SS45, il passaggio rivela la sagoma perfetta di un elefante ( Surus) disegnato dal fiume e dalla montagna; una cosa veramente incredibile.
La grande forza e la potenza della bici è senza limiti; da queste parti il grande condottiero cartaginese era passato e aveva lasciato un segno ancora visibile oggi. Un tipo tosto che aveva messo in crisi la geometrica potenza di un impero; la variabile impazzita che scompiglia piani prestabiliti e riscrive la realtà. Un po' come certi ciclisti che cercano di spiazzare gli avversari con fughe da lontano, destinate alla sconfitta quasi certa. Ma belle, imprevedibili, che danno un sapore diverso alle corse in bici.
Come la storia del nostro che, dopo aver bastonato i romani in casa loro, fu sconfitto definitivamente a casa sua. Tanta fù la paura che anche dopo morto, l'impero continuò l'opera di demolizione della figura del condottiero, accusandolo di tutte le nefandezze di questo mondo, denigrato e sbeffeggiato per secoli e secoli, cercando di cancellarne perfino la memoria. I romani costruirono a tempo di record pure la Via Emilia per evitare ulteriori disfatte come quella subita nel 218 a.c. sulle rive della Trebbia.
Che adesso fà molto comodo a noi che possiamo così raggiungere velocemente questi piccoli posti, dimenticati e stupendi, per andare con la nostra bici. Non lo so se è tutto vero, ma mi piace pensarla così. Che storia però; pedalando sulla tua bici puoi trovare di tutto, anzi di più. Oltre a panorami "da sballo", sudore, fatica e tanto divertimento, anche un po' di storia, qualche nozione di geografia, qualcosa che spezzi la grigia routine giornaliera. Tanta roba per un gesto in fondo così semplice, alla portata di tutti; basta tenere la testa alta ogni tanto.
Graziano Majavacchi
Le bici filano silenziosamente sul piccolo nastro d'asfalto, sporco di terra, sgarupato, nascosto dal fitto della boscaglia. La fresca penombra lascia improvvisamente il posto ad un accecante luce solare; davanti a noi, un minuscolo ponte in ferro scavalca un rigagnolo sassoso; il Boreca. Sul greto i segni del guado per le poche auto che transitano da queste parti. Sulla destra, nascosto dal fogliame un vecchio cartello stradale indica la località : Tartago.
Siamo sperduti in un mondo lontano, forse perduto per sempre. La stradina diventa un toboga che sale con pendenze superiori al 15%; per 2 chilometri non è possibile rifiatare. Spingiamo a tutta, stringendo forte il manubrio, fino alla chiesa, dove termina lo strappo. Il rumore del vento copre il nostro respiro affannoso. Quattro case aggrappate alla montagna, una fontana, il verde e l'azzurro dominano il panorama. Di fronte a noi, molto più in alto dall'altro versante il campanile di Zerba ,si staglia contro il cielo.
Ed è stato qui che molti anni fa, ho percepito chiaramente la presenza di Annibale Barca, il grande condottiero cartaginese. Qui, dove la leggenda dice si siano rifugiati alcuni suoi soldati dopo la battaglia sulla Trebbia, la mia vita è cambiata. Dopo l'infruttuoso incontro sui banchi di scuola, la sua figura, così lontana nel tempo, non aveva colpito la mia attenzione. Aveva combattuto ed infine era stato sconfitto dal nascente impero romano, roba di 2200 anni fa.
" E alura ?" direbbe il mio amico Angelo, fedele compagno di sudati raid cicloturistici in queste magnifiche valli piacentine. Però stavolta qualcosa si è mosso, qualche piccola suggestione, diversi articoli di giornale, leggende e, quasi incredibilmente , la lettura di qualche libro sull'argomento; praticamente un miracolo. Certo che, dopo Marsaglia, sulla vecchia SS45, il passaggio rivela la sagoma perfetta di un elefante ( Surus) disegnato dal fiume e dalla montagna; una cosa veramente incredibile.
La grande forza e la potenza della bici è senza limiti; da queste parti il grande condottiero cartaginese era passato e aveva lasciato un segno ancora visibile oggi. Un tipo tosto che aveva messo in crisi la geometrica potenza di un impero; la variabile impazzita che scompiglia piani prestabiliti e riscrive la realtà. Un po' come certi ciclisti che cercano di spiazzare gli avversari con fughe da lontano, destinate alla sconfitta quasi certa. Ma belle, imprevedibili, che danno un sapore diverso alle corse in bici.
Come la storia del nostro che, dopo aver bastonato i romani in casa loro, fu sconfitto definitivamente a casa sua. Tanta fù la paura che anche dopo morto, l'impero continuò l'opera di demolizione della figura del condottiero, accusandolo di tutte le nefandezze di questo mondo, denigrato e sbeffeggiato per secoli e secoli, cercando di cancellarne perfino la memoria. I romani costruirono a tempo di record pure la Via Emilia per evitare ulteriori disfatte come quella subita nel 218 a.c. sulle rive della Trebbia.
Che adesso fà molto comodo a noi che possiamo così raggiungere velocemente questi piccoli posti, dimenticati e stupendi, per andare con la nostra bici. Non lo so se è tutto vero, ma mi piace pensarla così. Che storia però; pedalando sulla tua bici puoi trovare di tutto, anzi di più. Oltre a panorami "da sballo", sudore, fatica e tanto divertimento, anche un po' di storia, qualche nozione di geografia, qualcosa che spezzi la grigia routine giornaliera. Tanta roba per un gesto in fondo così semplice, alla portata di tutti; basta tenere la testa alta ogni tanto.
Graziano Majavacchi