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Redazione

I fienili di Cima Rest

Nel parco Alto Garda bresciano, sui crinali del Cadria, in un contesto ambientale variegato e sorprendente.

Partiamo  da Gardone Riviera, 120 mslm, elegante centro della riviera occidentale del Garda, pedalando  per una dozzina di chilometri sulla 45 bis che costeggia lo specchio d'acqua ; il lago regala  scorci stupendi, ma il traffico veicolare sempre intenso, ci costringe a tenere gli occhi incollati alla strada. Arrivati a Gargnano, deviamo a sinistra, in direzione Valvestino.

La salita inizia subito tra le ultime case del paese ; sede stradale larga e fondo perfetto , con larghi tornanti a prendere quota dolcemente, senza il minimo affanno. il pendio è ricoperto dagli ulivi, file di alti cipressi, punteggiato da dimore ottocentesche e piccoli borghi. Sotto di noi il Garda, solcato da barche e traghetti, regala momenti di autentico spettacolo ambientale. Di fronte, dal versante veronese, svettano le cime della catena del Baldo; silenzio, assenza di traffico e pendenze al 5/6%, molto pedalabili per 7 chilometri, fino a Navazzo 496 mslm.
Superato il paese, il panorama di stampo meditteraneo cambia repentinamente; ci infiliamo nella strettissima valle di Valvestino, costeggiando il lago artificiale che, come un fiordo, si insinua in tutti gli anfratti. La stradina scavata nella  viva roccia, disegna curve, controcurve, zigzagando continuamente, in un lunghissimo falsopiano. Rocce a strapiombo, piante e acqua dappertutto; un posto selvaggio, lontano anni luce dai dolci declivi ricoperti dagli ulivi, attraversati soltanto pochi minuti prima. Superato il bivio per Capovalle, a Molino Bollone, si inizia ancora a salire, con pendenze toste, attorno al 10%, per 5 chilometri. Fitti boschi di abeti e larici, ampie zone prative; nel sottobosco spuntano miriadi di iris, crocus e primule che colorano a chiazze il verde intenso. Un piccolo ruscello scende precipitosamente a valle; dopo un tornante eccoci a Magasa, 971 mslm, il piccolo borgo, che sembra disabitato, è aggrappato alla montagna, le poche case addossate una sull'altra; noi prendiamo a destra una stradina, sterrata  fino a qualche anno fa, ed affrontiamo gli ultimi 3 chilometri di salita.  Anche se asfaltato, questo tratto risulta ostico con punte sopra al 12-13%. Secchi tornanti e brevi rettilinei per prendere quota, fino all'uscita  dal  bosco . Ancora a spingere per qualche centinaio di metri, fino alla vista di una piccola chiesa sulla destra ; eccoci arrivati finalmente alla nostra meta, Cima rest  a1205mslm, come recita il cartello. Nel vasto altopiano, alle pendici del Tombea e del Caplone, sono disseminate case, malghe e i  tipici fienili longobardi con i tetti di paglia spioventi. Un posto neanche segnalato dalla cartina del Touring, ma di una bellezza semplice, senza tempo. Un disegno naturale perfetto; al Bar ristoro tavagnù, davanti al balcone naturale che spazia sul Baldo e nel piatto una sontuosa grigliata di carne e formaggi locali, ritempriamo alla grande fisico e mente, dopo le fatiche affrontate per arrivare fin qui; i 42 chilometri e i 1200 metri di dislivello sono già un piacevole ricordo.  La lunga discesa che adesso ci aspetta,   ci darà il tempo per ammirare lo stesso paesaggio da un punto di vista diverso e molto più divertente. Da un ambiente prettamente mediterraneo a quello di montagna nello spazio di pochi chilometri; E' la magia della bici che riesce sempre a condensare sulla pelle del cicloturista, assieme al sudore, tutte quelle  sfumature che rendono una piccola e breve incursione sui pedali, un quadro unico, irripetibile.        


Graziano Majavacchi