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La bici durante le feste. Fermarsi mai!
E' un periodo molto critico per il cicloturista medio; lontana la bella stagione ed eventuali obiettivi e speranze, coperti dalla bruma e sfumati nei contorni, mentre il buco nero nascosto nel divano davanti alla TV esercita la sua potentissima forza attrattiva. Uscire di casa vestiti come un cavaliere medioevale e spingere sulla mtb, a temperature e umidità che spaccano le ossa, risulta impresa ostica assai.
Ma fermarsi non si può, o perlomeno è sconsigliabile; gli agguati calorici sono già scattati, a tutti i livelli. Tonnellate di panettoni, milioni di salumi (buonissimi), primi tradizionali e secondi al fotofinish, cene conviviali, insomma il festival del grasso libero in piena regola. E neanche possiamo rifugiarci in qualche palestra di fitness; roba troppo moderna per i nostri gusti retrodatati.
E allora via in solitaria lungo argini fangosi di rogge (ha ragione Ligabue, l'odore dei fossi lo riconoscono in pochi), ma fa' abbastanza schifo, e di fiumi, a respirare aria inquinata a pieni polmoni. Avvolti da una coltre lattiginosa che ti fa perdere l'orientamento anche a due passi da casa. Osservi i volatili che disegnano le loro traiettorie nella nebbia, una miriadi di nutrie a scavare nelle rive e le gallinelle a correre sull'acqua.
Pulisci la goccia dal naso e anche gli occhiali appannati dal respiro, ed ascolti il brusio della natura che, nella bassa lodigiana, proprio bella non è, ma che in fondo ti piace tanto. Intanto sono già due ore che pedali, tra sentieri e piccole ciclabili deserte e ti sorprendi ogni volta a come ti sentì bene, bello caldo e tonico, pensando al momento magico tra mezz'ora; quello della doccia calda che ti restituisce nuovo di zecca al mondo. Una piccola magia che solo la bici sa fare e che riesce ad insaporire magari una giornata piatta ed anonima. E ti sorprende pensare che già non vedi l'ora di essere ancora sulla tua bici a sudare ed ansimare, lontano da tutto, ma così vicino a te stesso. Per i colori brillanti ci sara' tempo piu' avanti.
Graziano Majavacchi
Ma fermarsi non si può, o perlomeno è sconsigliabile; gli agguati calorici sono già scattati, a tutti i livelli. Tonnellate di panettoni, milioni di salumi (buonissimi), primi tradizionali e secondi al fotofinish, cene conviviali, insomma il festival del grasso libero in piena regola. E neanche possiamo rifugiarci in qualche palestra di fitness; roba troppo moderna per i nostri gusti retrodatati.
E allora via in solitaria lungo argini fangosi di rogge (ha ragione Ligabue, l'odore dei fossi lo riconoscono in pochi), ma fa' abbastanza schifo, e di fiumi, a respirare aria inquinata a pieni polmoni. Avvolti da una coltre lattiginosa che ti fa perdere l'orientamento anche a due passi da casa. Osservi i volatili che disegnano le loro traiettorie nella nebbia, una miriadi di nutrie a scavare nelle rive e le gallinelle a correre sull'acqua.
Pulisci la goccia dal naso e anche gli occhiali appannati dal respiro, ed ascolti il brusio della natura che, nella bassa lodigiana, proprio bella non è, ma che in fondo ti piace tanto. Intanto sono già due ore che pedali, tra sentieri e piccole ciclabili deserte e ti sorprendi ogni volta a come ti sentì bene, bello caldo e tonico, pensando al momento magico tra mezz'ora; quello della doccia calda che ti restituisce nuovo di zecca al mondo. Una piccola magia che solo la bici sa fare e che riesce ad insaporire magari una giornata piatta ed anonima. E ti sorprende pensare che già non vedi l'ora di essere ancora sulla tua bici a sudare ed ansimare, lontano da tutto, ma così vicino a te stesso. Per i colori brillanti ci sara' tempo piu' avanti.
Graziano Majavacchi