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Redazione

Una bici-vacanza a Gran Canaria

Sono passate soltanto 48 ore dal  mio arrivo sull' isola  di gran canaria ed e' già, per usare una metafora delle mie parti, "festa in borgo", ma grande. Due sole uscite in bici, pochi chilometri con compagni nuovi e quelli gia' conosciuti lo scorso anno ed un anno sembra essere volato via in un attimo.

Siamo ancora qui in questa terra, dove la primavera  sembra eterna, le temperature sono attorno ai 23-25gradi ed una leggera brezza rinfresca l'aria. La strada scavata nella roccia che costeggia l' oceano con continui saliscendi, offre scorci di una bellezza lunare,roccia e sassi,che contrastano l' azzurro cupo delle  acque.

All' interno , dentro canyon assolutamente spettacolari, terre rosse e verdi arbusti bassi, dove mancano solo gli indiani. Ogni tanto, pinnacoli di roccia rossa si innalzano dalla linea delle montagne nelle forme più inusuali e bizzarre. E lasciatemelo dire, pedalare qui è una vera e propria goduria. Anche per me, esponente  della classe proletaria del pedale, in altri termini una vera e propria schiappa.

[1;95]Ma insomma, grazie al c.t. Davide Cassani ed ad uno staff  capitanato dal mitico Marco Gatti,  sempre  pronto ed attento ad ogni esigenza, anch'io mi sento, nel mio piccolo, quasi un vero corridore. E qui c'è ne sono tanti e molto agguerriti, capitanati da  Alessandro Ballan, ultimo campione del mondo italiano di ciclismo su strada e fuoriclasse di simpatia e umiltà. Sorridente e disponibile a spingere anche in salita, l'ho visto fare anche stamattina  con i miei occhi, chi non riesce a tenere il ritmo.

Compito che l' anno scorso era di Marco Velo, perduto nel deserto e forse mai più ritrovato. Se lo scorso anno, alla mia  prima esperienza con la bike academy di Cassani, mi era già piaciuta tanto, oggi posso affermare che siamo  nel paradiso del cicloturismo. Se esiste è senz'altro qui ed io ci sto pedalando dentro, proprio adesso. Comunque, a parte il clima, la qualità del fondo stradale, la cortesia degli automobilisti e le strutture per noi ciclisti, sembra di stare in Italia. O forse no...  

Graziano Majavacchi