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Redazione

Pantani. Finalmente la verità su Campiglio

A 17 anni dai famigerati fatti di Madonna di Campiglio, un'intercettazione telefonica svela il ruolo della camorra nell'esclusione di Marco Pantani dal Giro d'Italia. Una giornata drammatica che cambiò per sempre la carriera del campione romagnolo.
 
Era ora. Dopo 17 anni, finalmente, è stata fatta chiarezza sui fatti di Campiglio. E su quella sospesione di Marco Pantani architettata ad hoc dalla camorra per evitare di perdere troppi soldi nel giro delle scommesse clandestine. Una cosa che già si sapeva da tempo, dopo le svariate dichiarazioni del noto criminale Renato Vallanzasca, ma sempre ignorata. O meglio, mai corroborata da prove. Un'intercettazione telefonica ha invece inchiodato il gioco sporco fatto per fermare il pirata a due giorni da un Giro, quello del 1999, dominato in lungo e in largo.

Una verità che provoca sentimenti diversi. Il primo è un senso di pace per mamma Tonina, che da anni era alla ricerca di un fatto che scagionasse suo figlio. Il secondo è un senso di rabbia, perchè questa verità non ci restituisce Marco e ci fa solo mangiare le mani, perchè senza quell'episodio chissà quanto altro ancora avrebbe vinto ed emozionato lo scalatore di Cesenatico. Il terzo, infine, è un sentimento di desolazione nel pensare che la malavita sia un ottimo direttore d'orchestra in tanti eventi sportivi, alterando quella che sarebbe la genuina adrenalina della competizione fra super campioni.
 
Ma torniamo a Marco. La camorra fu decisiva nell'alterare la provetta di Pantani facendola risultare positiva. Da lì, lo sappiamo, il Panta ha cominciato "a morire". Prima sportivamente, poi umanamente, vittima di tutte le proprie fragilità. L'emergere di questa verità restituisce agli occhi del mondo un Marco Pantani pulito, chiudendo la bocca ai suoi detrattori (pochi per fortuna).

Resta, come sempre, un senso di spaesamento, perchè in molti sapevano e in pochi si sono adoperati per risolvere la questione prima e meglio. Dopo 17 anni tutto questo suona un po' come una beffa. Adesso la speranza è che Marco possa riposare in pace. Mentre quaggiù continueremo a ricordarlo solo per le grandi imprese che ha scritto scattando sui pedali...
 

Luca Gregorio