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Wout van Aert, un campione che guarda lontano
Abbiamo incontrato il campione del mondo di ciclocross Wout Van Aert, di passaggio in Italia per festeggiare la sua stagione di successi. Un'occasione unica per conoscere un atleta giovane e pieno di entusiasmo, conscio dell'importanza storica dei risultati ottenuti nell'ultimo anno.
Una marcia trionfale, tale è stata la stagione 2015-2016 di Wout Van Aert, nuovo re del ciclocross mondiale a poco più di 21 anni. Il campioncino belga ha saputo inanellare in un'unica annata le vittorie su tutti i traguardi principali della stagione, conquistando quel Grand Slam che sinora era riuscito soltanto ad un altro atleta, undici anni prima, al leggendario Sven Nys. Campionato del mondo, Coppa del mondo, Campionato nazionale, Superprestige, Bpost Bank Trofee: un cinque su cinque che fa entrare il giovane fiammingo direttamente nella storia del suo sport.
Nelle scorse settimane Wout Van Aert è passato in Italia, per assistere dal vivo alla Milano-Sanremo ma soprattutto per visitare chi ha dato un enorme contributo ai suoi successi: Ernesto Colnago. Ed è proprio nella fabbrica di Cambiago (Milano) che abbiamo incontrato l'iridato del ciclocross, dopo aver assistito alla visita dei laboratori da cui è uscita la bici che l'ha accompagnato nei suoi successi. Un'occasione unica per conoscere un atleta giovane e pieno di entusiasmo.
Wout van Aert, partiamo da Zolder e dalla tua vittoria nel campionato mondiale. Un successo ottenuto in rimonta dopo l'incidente con Mathieu Van der Poel. Quel contrattempo avrebbe potuto vanificare la tua corsa, invece sembra averti dato la carica giusta per la rimonta. Cosa hai provato in quel momento e quanto ha pesato quel fatto nella tua vittoria?
Quando ripenso al mondiale di Zolder, e in particolare all'incidente con Mathieu (Van der Poel - lo chiama proprio così, solo per nome, ndr), riprovo un sentimento strano. Credo che nessuno potesse aspettarsi qualcosa di simile, e forse non succederà più in futuro ma per me è stata forse la cosa migliore che potesse capitare perchè sino ad allora la corsa era stata molto tattica. Infatti eravamo in molti corridori davanti e non era facile fare la differenza. E' stato proprio l'incidente con Mathieu a far esplodere la corsa: da lì in poi ognuno ha iniziato a procedere al suo ritmo ed evidentemente quel giorno stavo meglio dei miei avversari. Altrimenti non sarei riuscito a rientrare su Lars Van der Haar nel momento giusto e a staccarlo nell'ultima salita.
Sono due anni che tu e Van der Poel dominate la stagione a livello internazionale. Eppure avete poco più di 21 anni, un'età in cui normalmente si corre ancora nelle categorie giovanili. Hai mai avuto l'impressione che stia succedendo tutto troppo rapidamente? Come se fosse in corso un passaggio storico in questo sport?
Sì, forse hai ragione e sta succedendo tutto davvero troppo velocemente. Ma in fondo io e Mathieu (Van der Poel) abbiamo raggiunto già i livelli più alti quando tra gli Under23 e non abbiamo fatto altro che ripeterci anche tra gli Elite. Credo che nella storia del ciclocross ogni grande corridore sia stato protagonista sin dai 20 anni, forse anche prima, a differenza del ciclismo su strada dove è necessario accumulare maggiore esperienza. Non credo quindi che sia un'eccezione nel ciclocross, è qualcosa di normale che sta succedendo.
Te lo hanno già chiesto in troppi, come ad ogni campione del ciclocross, ma la domanda oggi è inevitabile: hai già considerato un passaggio al più ricco ciclismo su strada? Ritieni sia possibile competere a buoni livelli praticando due diverse discipline insieme, come ciclocross e strada?
Non è immediato stabilire se sia possibile affiancare strada e ciclocross. Credo che sia stato possibile in passato ma oggi è più difficile stante il livello di competitività molto alto che ha raggiunto anche il ciclocross, quindi se volessi correre su strada sarei obbligato a scegliere tra le due attività. E' qualcosa che non voglio fare ora, prima voglio godermi i miei anni nel ciclocross. Amo molto l'atmosfera delle corse e attualmente intendo concentrarmi solo sulla sulla prossimo stagione che correrò in maglia iridata. Le corse su strada potranno arrivare in futuro, ma è un passaggio che non mi riguarda ora. Certo, un domani potrei avere l'occasione di correre classiche come la Parigi-Roubaix: mi piacerebbe molto ma non è un'opzione attuale e non ci sto neanche pensando.
Questa risposta mi fa molto piacere, è sicuramente quello che tutti gli appassionati di ciclocross sperano di sentire. Guardiamo allora alla prossima stagione, quando la Coppa del Mondo sarà più internazionale che mai e tornerà anche in Italia. Eppure i protagonisti principali continuano ad essere soltanto belgi e olandesi. Quali pensi possano essere le azioni giuste per proseguire l'internazionalizzazione del ciclocross? E cosa conosci di movimenti distanti da quello belga, come ad esempio il ciclocross italiano?
Spero vivamente che il ciclocross continui a crescere in tutto il mondo. Oggi belgi e olandesi sono ancora un po' più forti degli altri nelle competizioni principali, ma il fatto che altri paesi più lontani tornino ad ospitare grandi corse è un bel segnale di crescita internazionale. L'anno prossimo andremo per due tappe di Coppa del Mondo negli Stati Uniti e poi in Italia e in Germania: è molto importante per il nostro sport e credo e spero che nel futuro si possa correre in tutto il mondo, perchè il ciclocross è qualcosa che si può praticare ovunque, persino nei parchi delle grandi città; penso quindi che i margini di crescita siano ancora enormi. Anche in Italia, ho visto lo scorso anno tra gli Under23 Gioele Bertolini, un corridore di grande talento che credo possa essere colui che i tifosi italiani stanno aspettando. Quando raggiungerà un alto livello tra gli Elite sarà molto importante per la crescita del ciclocross in Italia.
Concludiamo parlando di un tuo avversario, benchè in futuro non lo sarà più. L'annata del tuo Grand Slam ha coinciso con l'ultima stagione agonistica di Sven Nys, il più grande di sempre del ciclocross e -immagino- il modello di corridore con cui sei cresciuto. Come hai vissuto questo passaggio storico e che ricordi conserverai dell'aver corso contro una leggenda del tuo sport?
E' davvero un grande onore per me essere il nuovo campione del ciclocross belga dopo un mito come Sven Nys. E' stato un corridore fortissimo che è rimasto al top per tantissimi anni sino ad oggi, un vero esempio per tutti noi crossisti. Il fatto di aver ottenuto tutte queste grandi vittorie proprio nella sua ultima stagione, spesso lottando proprio contro di lui, mi rende molto orgoglioso, e conserverò questa soddisfazione per sempre.
Filippo Cauz
Una marcia trionfale, tale è stata la stagione 2015-2016 di Wout Van Aert, nuovo re del ciclocross mondiale a poco più di 21 anni. Il campioncino belga ha saputo inanellare in un'unica annata le vittorie su tutti i traguardi principali della stagione, conquistando quel Grand Slam che sinora era riuscito soltanto ad un altro atleta, undici anni prima, al leggendario Sven Nys. Campionato del mondo, Coppa del mondo, Campionato nazionale, Superprestige, Bpost Bank Trofee: un cinque su cinque che fa entrare il giovane fiammingo direttamente nella storia del suo sport.
Nelle scorse settimane Wout Van Aert è passato in Italia, per assistere dal vivo alla Milano-Sanremo ma soprattutto per visitare chi ha dato un enorme contributo ai suoi successi: Ernesto Colnago. Ed è proprio nella fabbrica di Cambiago (Milano) che abbiamo incontrato l'iridato del ciclocross, dopo aver assistito alla visita dei laboratori da cui è uscita la bici che l'ha accompagnato nei suoi successi. Un'occasione unica per conoscere un atleta giovane e pieno di entusiasmo.
Wout van Aert, partiamo da Zolder e dalla tua vittoria nel campionato mondiale. Un successo ottenuto in rimonta dopo l'incidente con Mathieu Van der Poel. Quel contrattempo avrebbe potuto vanificare la tua corsa, invece sembra averti dato la carica giusta per la rimonta. Cosa hai provato in quel momento e quanto ha pesato quel fatto nella tua vittoria?
Quando ripenso al mondiale di Zolder, e in particolare all'incidente con Mathieu (Van der Poel - lo chiama proprio così, solo per nome, ndr), riprovo un sentimento strano. Credo che nessuno potesse aspettarsi qualcosa di simile, e forse non succederà più in futuro ma per me è stata forse la cosa migliore che potesse capitare perchè sino ad allora la corsa era stata molto tattica. Infatti eravamo in molti corridori davanti e non era facile fare la differenza. E' stato proprio l'incidente con Mathieu a far esplodere la corsa: da lì in poi ognuno ha iniziato a procedere al suo ritmo ed evidentemente quel giorno stavo meglio dei miei avversari. Altrimenti non sarei riuscito a rientrare su Lars Van der Haar nel momento giusto e a staccarlo nell'ultima salita.
Sono due anni che tu e Van der Poel dominate la stagione a livello internazionale. Eppure avete poco più di 21 anni, un'età in cui normalmente si corre ancora nelle categorie giovanili. Hai mai avuto l'impressione che stia succedendo tutto troppo rapidamente? Come se fosse in corso un passaggio storico in questo sport?
Sì, forse hai ragione e sta succedendo tutto davvero troppo velocemente. Ma in fondo io e Mathieu (Van der Poel) abbiamo raggiunto già i livelli più alti quando tra gli Under23 e non abbiamo fatto altro che ripeterci anche tra gli Elite. Credo che nella storia del ciclocross ogni grande corridore sia stato protagonista sin dai 20 anni, forse anche prima, a differenza del ciclismo su strada dove è necessario accumulare maggiore esperienza. Non credo quindi che sia un'eccezione nel ciclocross, è qualcosa di normale che sta succedendo.
Te lo hanno già chiesto in troppi, come ad ogni campione del ciclocross, ma la domanda oggi è inevitabile: hai già considerato un passaggio al più ricco ciclismo su strada? Ritieni sia possibile competere a buoni livelli praticando due diverse discipline insieme, come ciclocross e strada?
Non è immediato stabilire se sia possibile affiancare strada e ciclocross. Credo che sia stato possibile in passato ma oggi è più difficile stante il livello di competitività molto alto che ha raggiunto anche il ciclocross, quindi se volessi correre su strada sarei obbligato a scegliere tra le due attività. E' qualcosa che non voglio fare ora, prima voglio godermi i miei anni nel ciclocross. Amo molto l'atmosfera delle corse e attualmente intendo concentrarmi solo sulla sulla prossimo stagione che correrò in maglia iridata. Le corse su strada potranno arrivare in futuro, ma è un passaggio che non mi riguarda ora. Certo, un domani potrei avere l'occasione di correre classiche come la Parigi-Roubaix: mi piacerebbe molto ma non è un'opzione attuale e non ci sto neanche pensando.
Questa risposta mi fa molto piacere, è sicuramente quello che tutti gli appassionati di ciclocross sperano di sentire. Guardiamo allora alla prossima stagione, quando la Coppa del Mondo sarà più internazionale che mai e tornerà anche in Italia. Eppure i protagonisti principali continuano ad essere soltanto belgi e olandesi. Quali pensi possano essere le azioni giuste per proseguire l'internazionalizzazione del ciclocross? E cosa conosci di movimenti distanti da quello belga, come ad esempio il ciclocross italiano?
Spero vivamente che il ciclocross continui a crescere in tutto il mondo. Oggi belgi e olandesi sono ancora un po' più forti degli altri nelle competizioni principali, ma il fatto che altri paesi più lontani tornino ad ospitare grandi corse è un bel segnale di crescita internazionale. L'anno prossimo andremo per due tappe di Coppa del Mondo negli Stati Uniti e poi in Italia e in Germania: è molto importante per il nostro sport e credo e spero che nel futuro si possa correre in tutto il mondo, perchè il ciclocross è qualcosa che si può praticare ovunque, persino nei parchi delle grandi città; penso quindi che i margini di crescita siano ancora enormi. Anche in Italia, ho visto lo scorso anno tra gli Under23 Gioele Bertolini, un corridore di grande talento che credo possa essere colui che i tifosi italiani stanno aspettando. Quando raggiungerà un alto livello tra gli Elite sarà molto importante per la crescita del ciclocross in Italia.
Concludiamo parlando di un tuo avversario, benchè in futuro non lo sarà più. L'annata del tuo Grand Slam ha coinciso con l'ultima stagione agonistica di Sven Nys, il più grande di sempre del ciclocross e -immagino- il modello di corridore con cui sei cresciuto. Come hai vissuto questo passaggio storico e che ricordi conserverai dell'aver corso contro una leggenda del tuo sport?
E' davvero un grande onore per me essere il nuovo campione del ciclocross belga dopo un mito come Sven Nys. E' stato un corridore fortissimo che è rimasto al top per tantissimi anni sino ad oggi, un vero esempio per tutti noi crossisti. Il fatto di aver ottenuto tutte queste grandi vittorie proprio nella sua ultima stagione, spesso lottando proprio contro di lui, mi rende molto orgoglioso, e conserverò questa soddisfazione per sempre.
Filippo Cauz