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Quante facce può avere la felicità?
L'emozionante racconto di quattro amici bresciani alle prese con la GranFondo più dura d'Europa, l'austriaca Oetzaler Radmarathon: 238 km e 5500 metri di dislivello. Un'avventura piena di fatica e di soddisfazione.
Rivivete tutte le emozioni della Oetzaler 2015 questa sera alle 22 su Bike Channel!
Quante facce può avere la felicità? Innumerevoli. Una delle più autentiche si è vista a Soelden (Austria) lo scorso 30 agosto. Erano da poco passate le sette di sera quanto tre amici bresciani Daniele Imbelloni “il Capitano”, Simone Mainardi “il Maratoneta” e Michele Nassini “il Motivatore” tagliano il traguardo della Oetztaler Radmarathon. La Regina delle gran fondo ciclistiche: 238 km e 5500 metri di dislivello!
Rivivete tutte le emozioni della Oetzaler 2015 questa sera alle 22 su Bike Channel!
Quante facce può avere la felicità? Innumerevoli. Una delle più autentiche si è vista a Soelden (Austria) lo scorso 30 agosto. Erano da poco passate le sette di sera quanto tre amici bresciani Daniele Imbelloni “il Capitano”, Simone Mainardi “il Maratoneta” e Michele Nassini “il Motivatore” tagliano il traguardo della Oetztaler Radmarathon. La Regina delle gran fondo ciclistiche: 238 km e 5500 metri di dislivello!
Oltre la linea d’arrivo si scatena l’entusiasmo: grida, abbracci, pacche sulle spalle e sorrisi a trentadue denti. Un entusiasmo contagioso che colpisce anche un giornalista il quale intervisterà i tre amici e pubblicherà un dettagliato reportage su un mensile specializzato a tiratura nazionale.
Passano una quindicina di minuti e al traguardo arriva anche il quarto del gruppo: Fabio Baresi “il DS”, le scene d’euforia collettiva si ripetono anche perché i tre avevano perso le tracce di Fabio alle prime rampe del passo del Brennero e ritrovarlo all’arrivo - completando il successo “di squadra” - è un’ulteriore grandissima gioia. Lo testimoniano gli sguardi immortalati dalle istantanee scattate all’arrivo, oltre alla soddisfazione si nota chiaramente l’emozione!
Quella della Oetztaler Radmarathon è stata per i quattro amici una fantastica avventura iniziata al momento dell’iscrizione al sorteggio, proseguita con l’incessante scambio di messaggi demenziali per esorcizzare il timore che la prova austriaca incuteva loro, passata attraverso l’insperata ma tanto auspicata estrazione e terminata con il “Trionfo” vero e proprio di Soelden. Quattro ciclisti della domenica (per la verità nemmeno tutte) con la folle passione per le imprese impossibili (tra le massime di Michele il Motivatore spiccano: “Quando c’è da fare una c…ta io ci sono!” e “Se si è troppo allenati l’impresa non è più epica!”) che rubano il poco tempo libero alle proprie famiglie per avere nelle gambe quel minimo d’allenamento, ma veramente il minimo, che permetta di potersi regalare soddisfazioni come questa. Si sono auto definiti Lömagù (in dialetto bresciano Lumaconi) proprio per la caratteristica di voler arrivare alla fine senza velleità cronometriche.
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La Oetztaler è stata dura, anzi durissima! Dopo un avvio velocissimo in discesa (i primi 32 km sono volati alla media dei 50 km/h), si affronta con la dovuta cautela il primo passo di giornata, il Kuthai, 18 km di salita al 6,4% di pendenza media e 1.200 metri di dislivello, che precedono una discesa mozzafiato dove si sfiorano i 100 km/h! E’ l’habitat naturale del Capitano, Daniele (190 cm per 94 kg), che semina i compagni e, in piena trance agonistica, salta il punto di ricompattamento concordato la sera prima. Dopo diversi minuti di incertezza per stabilire chi fosse davanti e chi fosse dietro i quattro si ritrovano ad Innsbruck ai piedi della salita verso il passo del Brennero. Inevitabile arriva la “tirata d’orecchio” al Capitano che - per farsi perdonare - inizia subito il forcing per recuperare il tempo perduto a causa del mancato rendez-vous. Fabio saggiamente decide di proseguire con il proprio passo: “chi va piano va sano e….”.
L’ascesa al passo del Brennero è una salita anomala, più che altro si tratta di un lunghissimo falsopiano di 39 km con pendenza media del 3% e un breve tratto finale di salita vera e propria per complessivi 777 metri di dislivello. Scesi dal Brennero è la volta di affrontare il Passo del Giovo, salita regolare di 15 km al 7% medio e 1.130 metri di dislivello, seguita da una lunga discesa molto tecnica che porta direttamente ai piedi del Mostro Sacro: il Passo Rombo! Stiamo parlando di km 28,7 di salita con pendenza media all’8% (non tragga in inganno questo dato, estremamente ridotto a causa del falsopiano a metà ascesa), un dislivello di 1.759 metri e GPM posto a quota 2.500. A peggiorare la situazione il fatto che questo mostro lo si deve affrontare quando si hanno nelle gambe ben 183 km e dopo aver già scalato tre passi alpini.
Il gran caldo (anomalo per questo evento), la fatica accumulata ed il poco allenamento (Michele nel mese precedente alla Oetztaler ha percorso appena 60 - sessanta - km in bicicletta) si fanno sentire ma i nostri eroi, essendo in linea con i tempi dei precedenti “cancelli” (meticolosamente studiati a tavolino nei giorni di avvicinamento), sanno che in cima al Rombo in un modo o nell’altro ci arriveranno, anche a costo di percorrere gli ultimi km in ginocchio. Fortunatamente non sarà necessario! Daniele, Michele (stoico fino quasi allo stremo) e Simone iniziano a soffrire dopo il ristoro posto a metà salita, tuttavia i tre riusciranno a scalare il Rombo senza dover scendere dalla bici come purtroppo accaduto a decine e decine di cicloamatori. Simone scollina per primo (è uno scalatore nato e nonostante il poco allenamento è sempre un passo avanti agli altri) e qualche minuto dopo accoglierà i compagni sotto l’arco gonfiabile “Red Bull” che indica il GPM nonchè l’ultimo cancello: è fatta! Si inizia quindi ad assaporare il gusto dell’impresa avendo perfino anticipato il cancello di un’ora e trenta minuti. Fabio (il più saggio dei quattro, capace di centellinare le energie come pochi) soffre invece nella prima metà dell’ascesa, il punto di ristoro è per lui come un’oasi nel deserto: pausa, barretta, gel, sali e via! La vista della galleria che segna la fine della salita “vera” (seguono due km più facili prima del passo) è una liberazione e la gioia inizia lentamente a diluire le tossine della grande fatica.
“Bentornati a Soelden!” grida lo speaker ai ciclisti che giungono al traguardo. E’ la “frase cavatappi” che stappa una bottiglia colma di gioia, emozione e soddisfazione. Le telefonate a casa fan gioire anche i familiari: questa “impresa” è anche loro, cui i quattro hanno spesso sottratto tempo e attenzioni col solo intento di riuscire a tornare dall’Austria con un bagaglio di soddisfazione, appagamento, serenità e con la tanto agognata maglia di “Finisher” che i figli più piccoli erano arrivati quasi a pretendere.
A cena l’euforia e la birra portano immediatamente i discorsi dei quattro a fantasticare su imprese future ma prima bisogna godersi l’epilogo di quest’avventura: rimarranno indelebili i ricordi, le immagini e gli interminabili racconti ad amici e familiari. A suggellare il tutto il reportage sul mensile nazionale che ha reso “celebri” i Lömagù ed il loro modo di concepire il ciclismo amatoriale. Soprattutto resterà dentro ognuno dei Finisher un sentimento unico: tutti avranno la propria Oetztaler dentro di sé e sarà impossibile descrivere a parole quanto hanno provato alla fine di questa fantastica avventura che ha scolpito sul loro volto una delle più belle e autentiche facce della felicità!
Fabio Baresi e Daniele Imbelloni