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Giro: festa Ciccone, dramma Landa
A Sestola magnifica vittoria del neoprofessionista della Bardiani. Brambilla passa la maglia rosa al compagno Jungels, mentre il capitano Sky è costretto al ritiro già al primo rifornimento.
Quando si corre tutti i giorni, idealmente per tre settimane, può bastare un piccolo imprevisto, una giornata storta, per cambiare drasticamente i propri piani. Questo Giro era partito con tre favoriti assoluti e una manciata di sfidanti, che avrebbero dovuto giocarsi la maglia rosa lungo oltre 3'000 chilometri, invece si arriva neanche a metà corsa e quei nomi sono già diminuiti a vista, senza quasi passare dalle montagne. Se il sabato aretino aveva visto il tracollo di Tom Dumoulin, confermato da una cronometro sottotono e dalla definitiva uscita di scena odierna sugli Appenini, la vittima di giornata è addirittura Mikel Landa. Lo spagnolo della Sky si aggiunge alla lista di illustri vittime delle giornate di riposo, un paradosso cui il ciclismo ci ha abituato negli anni: una volta abituato il proprio fisico allo sforzo quotidiano, un giorno di pausa rischia di fare più danni che altro, non a caso ogni corridore trascorre in sella anche questa piccola "vacanza". Il caso di Landa è però più grave che mai, con una brutta gastroenterite che gli ha permesso sì di prendere il via, ma lo ha obbligato a salire in ammiraglia al primo rifornimento, quando il ritardo dal gruppo aveva già superato i sette minuti. Con il suo ritiro il Giro perde uno dei favoriti e soprattutto uno di quei pochi campionissimi che avrebbero potuto far esplodere la corsa sulle montagne. Ci perdono lui e la sua squadra, insomma, ma a perderci è tutto il Giro.
Quando si corre tutti i giorni, idealmente per tre settimane, può bastare un piccolo imprevisto, una giornata storta, per cambiare drasticamente i propri piani. Questo Giro era partito con tre favoriti assoluti e una manciata di sfidanti, che avrebbero dovuto giocarsi la maglia rosa lungo oltre 3'000 chilometri, invece si arriva neanche a metà corsa e quei nomi sono già diminuiti a vista, senza quasi passare dalle montagne. Se il sabato aretino aveva visto il tracollo di Tom Dumoulin, confermato da una cronometro sottotono e dalla definitiva uscita di scena odierna sugli Appenini, la vittima di giornata è addirittura Mikel Landa. Lo spagnolo della Sky si aggiunge alla lista di illustri vittime delle giornate di riposo, un paradosso cui il ciclismo ci ha abituato negli anni: una volta abituato il proprio fisico allo sforzo quotidiano, un giorno di pausa rischia di fare più danni che altro, non a caso ogni corridore trascorre in sella anche questa piccola "vacanza". Il caso di Landa è però più grave che mai, con una brutta gastroenterite che gli ha permesso sì di prendere il via, ma lo ha obbligato a salire in ammiraglia al primo rifornimento, quando il ritardo dal gruppo aveva già superato i sette minuti. Con il suo ritiro il Giro perde uno dei favoriti e soprattutto uno di quei pochi campionissimi che avrebbero potuto far esplodere la corsa sulle montagne. Ci perdono lui e la sua squadra, insomma, ma a perderci è tutto il Giro.
Il ritiro di Landa ha finito inevitabilmente per condizionare l'intera tappa, con le squadre dei favoriti (Astana, Movistar e LottoNL in primis) parzialmente soddisfatte dall'arrivare al traguardo già con un pericoloso rivale in meno. Spazio dunque a una fuga corposa, che con una serie di tira e molla ha messo insieme un gruppo di 10 corridori (Guillaume Bonnafond, Stefano Pirazzi, Giulio Ciccone, Darwin Atapuma, Nate Brown, Damiano Cunego, Georg Preidler, Egor Sillin, Ivan Rovny e Riccardo Zoidl), disgregatosi verso Pian del Falco, sulla cui discesa si è involato tutto solo Giulio Ciccone. Il neoprofessionista abruzzese è stato bravissimo a difendere il vantaggio acquisito dal rientro di Ivan Rovny, tanto da arrivare a Sestola con 42" di vantaggio: il tempo sufficiente per festeggiare insieme all'ammiraglia Bardiani una vittoria inattesa ma non troppo sorprendente, considerate le qualità mostrate nelle categorie giovanili. A soli ventun anni conquista già una vittoria di peso: "E' il giorno più felice della mia vita, mi sembra di essere in una bolla, di stare sognando", dirà Ciccone al traguardo, travolto dalla gioia.
Quella di Ciccone non è l'unica festa tra i giovani corridori del gruppo. A brindare sul podio di Sestola c'è anche Bob Jungels, che riporta la maglia rosa in Lussemburgo ben 57 anni dopo il leggendario Charly Gaul. Il ventiquattrenne della Etixx - Quick Step raccoglie il testimone della leadership in classifica dal compagno di squadra Gianluca Brambilla, il cui ruolo in giornata è stato tutt'altro che passivo: Brambilla ha sacrificato le proprie ambizioni lavorando a fondo per Jungels, la cui costante crescita convince sempre di più team manager e appassionati.
Una maglia che difficilmente cambierà padrone nella tappa di domani: 212 chilometri sino ad Asolo, perlopiù pianeggianti ma con un "dentello" nel finale che potrà rovinare i piani dei velocisti. Gli uomini di classifica rientreranno in gioco da venerdì, prima c'è solo da evitare gli imprevisti.
Ordine d'arrivo:
1 Giulio Ciccone 05h44'32"
2 Ivan Rovny a 42"
3 Darwin Atapuma a 01'20"
4 Nathan Brown a 01'53"
5 Damiano Cunego a 02'04"
6 Andrey Amador a 02'10"
7 Giovanni Visconti a 02'11"
8 Alejandro Valverde ST
9 Esteban Chaves
10 Jakob Fuglsang
Classifica generale:
1 Bob Jungels 40h19'52"
2 Andrey Amador a 26"
3 Alejandro Valverde a 50"
4 Steven Kruijswijk ST
5 Vincenzo Nibali a 52"
6 Gianluca Brambilla a 01'11"
7 Rafal Majka a 01'44"
8 Jakob Fuglsang a 01'46"
9 Ilnur Zakarin a 02'08"
10 Esteban Chaves a 02'26"
Filippo Cauz