Immagine
title

Redazione

Giro. Dopo la pioggia, la grande festa per Nibali e Arndt

Finisce sotto il temporale il novantanovesimo Giro d'Italia, con la frazione più bagnata di tutte nel giorno che consegna finalmente ai corridori l'agognato riposo. Da domani niente più pranzi mentre su pedala, niente più trasferimenti in bus, niente più fatica in sella tutto il giorno. Da domani, per pochissimi giorni, ci si riposa, poi si torna a pedalare perchè la stagione è soltanto a metà e per molti, per quasi tutti, il meglio deve ancora venire. Un pensiero liberatorio, quello di fine corsa, che avrà permesso a tutti di pedalare più rilassati anche in questo clima respingente. Tranquillizzati anche da una scelta prematura della direzione di corsa che ha deciso con largo anticipo di neutralizzare i tempi su tutto il circuito finale, così quella che avrebbe dovuto essere la passerella conclusiva del Giro è risultata invece un'alternarsi di gruppetti sparpagliati, con primi e ultimi in classifica, capitani e gregari, che si trovavano a pedalare in compagnie diverse dal solito, e le inevitabili cadute che una giornata del genere porta sempre con se'.

A complicare le cose, per quella che doveva essere una tappa tranquilla, non ci si mettono solo il circuito difficile e la pioggia ma soprattutto due passistoni olandesi che hanno deciso che anche quest'ultima è una giornata di caccia al Giro. L'attacco in coppia di Jos van Emden e Maarten Tjallingii (in fuga nella prima come nell'ultima frazione) è infatti una splendida lezione di dignità a concludere un Giro che negli ultimi due giorni ha fatto un bagno di emozioni. I due corridori della LottoNL - Jumbo se ne vanno a quasi 70 km dal traguardo, a inseguire una vittoria impossibile che avrebbe potuto riscattare la squadra che tra tutte esce più delusa dalla corsa rosa, incapace di difendere il suo capitano Kruijswijk, l'uomo più forte in corsa sbattuto giù dal podio da un singolo errore.

Ma non è giornata neanche oggi in casa olandese: la pioggia smette di flagellare Torino e a giocarsi l'ultima tappa ci arriva un insolito gruppo di una ventina di corridori, gli unici sopravvissuti al lungo inseguimento ai fuggitivi, alle cadute, alla neutralizzazione. Sean de Bie prova ad anticipare tutti, Eduard Grosu ne sfrutta l'abbrivio, ma a 200 metri dal traguardo è Giacomo Nizzolo che si lancia verso un successo di tappa atteso da troppo tempo. L'uomo in maglia rossa è il più veloce di tutti, ma questa volta il meno scaltro: spaventato dalla possibile rimonta di Sacha Modolo compie un'ampia deviazione sulla sinistra per chiudere il rivale alle transenne. Una mossa pericolosa che non sfugge agli occhi della giuria: Modolo è tagliato fuori comunque, Nizzolo declassato, finisce che l'ultima tappa va a Nikias Arndt, velocista del Team Giant che emerge prepotentemente a centro strada e va a prendersi un secondo posto che diventa un primo. Per i velocisti tedeschi è la settima vittoria su sette volate.

Un paio di minuti "neutrali" più tardi taglia il traguardo a braccia alzate Vincenzo Nibali: maglia rosa, casco rosa, calzini rosa, bici rosa ma calzoncini azzurri, come le maglie dei compagni in Astana che lo affiancano. Nibali vince il suo secondo Giro coronando un inseguimento inatteso, che raccoglie in se' tutti gli elementi di questo splendido sport. C'è la tenacia che lo ha portato a resistere alle giornate no, la pretattica con cui ha messo in giro la falsa voce di una possibile malattia ("domani faremo degli esami", dichiarò Martinelli dopo Andalo), la fortuna di scampare i problemi che hanno affossato gli avversari, da Landa a Kruijswijk. Una miscela perfetta riassunta da quella macchina da guerra che è stata l'Astana: mai come quest'anno si può dire che il Giro sia stato vinto da una squadra, compatta intorno al proprio capitano e felice di spingerlo, come dimostra il sorriso di Michele Scarponi, eroe di fatica in un Giro trionfale. E' al marchigiano che lo stesso Nibali tributa l'ultimo omaggio, tagliando il traguardo al suo fianco e dandogli una generosa pacca sul casco, prima di esibirsi in un sorriso sfolgorante, che raccoglie la soddisfazione di chi è andato fino in fondo, probabilmente oltre i suoi stessi limiti.


Ordine d'arrivo:
1 Nikias Arndt (*Giacomo Nizzolo declassato) 03h48'18"
2 Matteo Trentin ST
3 Sacha Modolo
4 Alexander Porsev
5 Sean De Bie
6 Ivan Savitskiy
7 Rick Zabel
8 Eduard Michael Grosu
9 Jay McCarthy  
10 Alberto Bettiol

Classifica finale:
1 Vincenzo Nibali 86h32'49"
2 Esteban Chaves a 52"
3 Alejandro Valverde a 01'17"
4 Steven Kruijswijk a 01'50"
5 Rafal Majka a 04'37"
6 Bob Jungels a 08'31"
7 Rigoberto Uran a 11'47"
8 Andrey Amador a 13'21"
9 Darwin Atapuma a 14'09"
10 Kanstantsin Siutsou a 16'20"


Filippo Cauz