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Una bella storia: dal Parkinson a una 24h di bici!
Ho una storia da raccontare. I punti cardine di questa storia sono lo sport e la determinazione. Ho 48 anni e ciò che voglio narrarvi ha inizio, per caso, quando di anni ne avevo 28. Lamento frequenti mal di testa e su consiglio di un medico inizio a pedalare, in mountain bike, e immediatamente mi appassiono, la prima gara, poi diverse stagioni di gare, allenamenti, insomma, non vado forte ma mi diverto, e i mal di testa si riducono di molto. Obbiettivo raggiunto, ma nonostante i km che percorro per allenarmi, faccio fatica a tenere il passo dei miei amici. Il perché lo scopro nel 2009: morbo di Parkinson. Il 2012 sarà la mia ultima stagione di granfondo, mi arrendo, non riesco più a tenere il ritmo degli altri. Vorrei e dovrei continuare a pedalare, l'attività fisica in questa patologia aiuta molto, ma non ho più lo stimolo agonistico, mi viene a mancare la motivazione che ti spinge ad allenarti.
Benissimo penso, torniamo a correre. Non una gara qualsiasi, ma una di quelle che con i miei ritmi mi posso permettere, ossia una 24h in solitaria. In una manifestazione di questo tipo la classifica viene stilata in base ai giri del percorso che si riescono a percorrere appunto dalle 12 del sabato fino alle 12 della domenica.
Ed ecco che dopo tre anni di stop, nel 2015 mi iscrivo alla 24h della Valrendena, evento agonistico dove ormai mi sento di casa, è la mia quarta edizione. Ho di nuovo un obbiettivo per trovare la costanza nei miei allenamenti. La gara poi va come va, ho poi pedalato 13 ore sulle 24, un po diverso dalla mia prima edizione disputata, dove ero sceso di sella solo per tre ore, ma la mia condizione fisica è cambiata.
Non faccio mistero di questo, anzi, sfrutto l'evento per far parlare di Parkinson, nel mio piccolo, e mi faccio stampare una maglia con scritto: Parkinson, chiedimi cos'è. Questo perché l'opinione pubblica visualizza il Parkinson in una tremante persona anziana, e invece non è sempre così, quello giovanile è in costante espansione.
Fra due mesi affronterò la mia quinta 24h solo e vorrei fare meglio dello scorso anno. Dal punto di vista della salute mi giudico stabile e non credo di essere più allenato, ma a differenza dello scorso anno mi sento piu’ determinato, più a mio agio in bici che a piedi. Quella che vado ad affrontare è si una prova fisica, ma il fattore determinazione è fondamentale. 24h da condividere con chi ti supporta, con gli altri atleti, che lo scorso anno avevano sempre una buona parola, con il pubblico, ma in definitiva solo con te stesso. Solo nelle prime ore aspettando la sera, solo nell’affrontare la notte con le sue luci, solo nel momento che giudico il piu’ emozionante, l’alba. Un momento magico, le luci che ti hanno illuminato il percorso durante la notte non servono più, la manifestazione riprende vita, e ti convinci che il più è fatto. I dodici rintocchi del campanile decreteranno la fine della tua piccola impresa.
Claudio Maura
(foto di 24hmtbchallenge.it)