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Tour de chaos. Vince De Gendt, dietro il delirio
Thomas De Gendt è uno di quei corridori che quando montano su una bicicletta iniziano a fremere. Fa parte di una sorta di "popolo eletto" del ciclismo, di coloro che ad aspettare in gruppo proprio non ne sono capaci, perchè ogni corsa è una sfida. In genere sono quelli che vincono di rado e di cui si dimentica in fretta.
In questo Tour, invece, Thomas De Gendt sarà ricordato a lungo, forse anche per sempre. Il motivo non è quella maglia a pois che ha ritrovato al traguardo, il cui inseguimento lo aveva spinto a dare ancora di più nella fuga di giornata, e forse non è nemmeno la vittoria di tappa. Il belga è infatti il decimo di sempre a vincere qui al Tour, anche se il "qui" stavolta è un "lì", ovvero sei chilometri più in basso rispetto alla vetta. Vince davanti a Serge Pauwels e Dani Navarro dopo una fuga di tredici elementi partita al quarto chilometro di corsa. Una fuga cui il gruppo ha concesso subito il suo benestare, impegnato a dimenarsi tra vento e imprevisti che sarebbero risultati ridicoli in confronto al finale di tappa.
Già, è questo convulso finale di tappa infatti a rendere a suo modo "storica" la vittoria di De Gendt. Detto dei sei chilometri di Ventoux tagliati, restano sei chilometri di folla, straripante ed entusiasta come si conviene a questi luoghi e alla festa del 14 luglio, da ricollocare nella parte bassa dell'ascesa. Un problema non certo minimo, ma tutto sommato risolvibile davanti allo spiegamento di mezzi della corsa più grande del mondo. Tra qui mezzi, però, vanno considerati anche quelli a motore che occupano ormai buona parte della carreggiata nel bel mezzo della corsa, trovandosi sempre più di frequente a intralciare, se non falsare, il risultato delle gare... e talvolta anche a provocare danni ben più tragici.
L'irruzione delle moto oggi riguarda i primissimi della generale, i tre migliori lungo la salita del Ventoux, che in pochissimi scatti erano riusciti a liberarsi di tutta la concorrenza: Richie Porte, Chris Froome e Bauke Mollema. Pedalava verso un traguardo glorioso questo terzetto, quando ormai in dirittura d'arrivo la moto-ripresa, una delle otto che circondavano il gruppetto tra la folla del Ventoux, ha frenato bruscamente, provocando il classico tamponamento a catena dei tre. Da lì all'arrivo regnava il caos: Mollema era l'unico bravo a ripartire subito, mentre la maglia gialla Froome si trovava addirittura a correre a piedi, lasciandosi dietro una bici distrutta e senza la più pallida idea di come agire. Verso il traguardo lo passavano, uno dopo l'altro, Aru, Yates, Meintjes, Bardet e via andare... persino Quintana che lungo la salita non era stato in grado di tenere il passo della maglia gialla.
Un'immagine tragicomica quella della maglia gialla a piedi e dispersa, che fa da buon corredo a una gestione imperdonabile di un finale di tappa che finirà per condizionare l'intero Tour de France. Ma anche un'immagine forte che sottolinea un problema sempre più grave di questo ciclismo, che negli ultimi due anni ha visto corse falsate e corridori finiti all'ospedale dopo essere stati investiti dai mezzi al seguito. Solo negli ultimi mesi abbiamo pianto la scomparsa di Antoine Demoitié alla Gent-Wevelgem e l'assurdo incidente di Stig Broeckx al Giro del Belgio: un dramma che vede un ragazzo ancora in coma ad oltre un mese di distanza. Davanti a vicende come queste, servono a poco le discussioni sulla classifica di tappa, su un regolamento forzato ben oltre i limiti dalla giuria per lasciare a Froome la maglia gialla e far uscire il Tour in maniera meno disastrosa.
Dalla tappa del Ventoux resta l'immagine di Froome che corre, ma resta soprattutto quella di De Gendt che festeggia sul traguardo, e dedica la sua vittoria proprio a Broeckx, a chi sta pagando con le sue sofferenze le scelte di un ciclismo che in nome dello spettacolo sembra poter ignorare qualsiasi cosa, il corretto svolgimento di corsa e talvolta persino la sicurezza dei suoi stessi protagonisti.
Ordine d'arrivo:
1 Thomas De Gendt 04h31'51"
2 Serge Pauwels a 02"
3 Daniel Navarro a 14"
4 Stef Clement a 40"
5 Sylvain Chavanel ST
6 Bert Lindeman a 02'52"
7 Daniel Teklehaimanot a 03'13"
8 Sep Vanmarcke a 03'26"
9 Chris Anker Sorensen a 04'23"
10 Bauke Mollema a 05'05"
Classifica generale:
1 Christopher Froome 57h11'33"
2 Adam Yates a 47"
3 Bauke Mollema a 56"
4 Nairo Quintana a 01'01"
5 Romain Bardet 01'15"
6 Alejandro Valverde a 01'39"
7 Tejay Van Garderen a 01'44"
8 Fabio Aru a 01'54"
9 Daniel Martin a 01'56"
10 Joaquin Rodriguez a 02'11"
Filippo Cauz
In questo Tour, invece, Thomas De Gendt sarà ricordato a lungo, forse anche per sempre. Il motivo non è quella maglia a pois che ha ritrovato al traguardo, il cui inseguimento lo aveva spinto a dare ancora di più nella fuga di giornata, e forse non è nemmeno la vittoria di tappa. Il belga è infatti il decimo di sempre a vincere qui al Tour, anche se il "qui" stavolta è un "lì", ovvero sei chilometri più in basso rispetto alla vetta. Vince davanti a Serge Pauwels e Dani Navarro dopo una fuga di tredici elementi partita al quarto chilometro di corsa. Una fuga cui il gruppo ha concesso subito il suo benestare, impegnato a dimenarsi tra vento e imprevisti che sarebbero risultati ridicoli in confronto al finale di tappa.
Già, è questo convulso finale di tappa infatti a rendere a suo modo "storica" la vittoria di De Gendt. Detto dei sei chilometri di Ventoux tagliati, restano sei chilometri di folla, straripante ed entusiasta come si conviene a questi luoghi e alla festa del 14 luglio, da ricollocare nella parte bassa dell'ascesa. Un problema non certo minimo, ma tutto sommato risolvibile davanti allo spiegamento di mezzi della corsa più grande del mondo. Tra qui mezzi, però, vanno considerati anche quelli a motore che occupano ormai buona parte della carreggiata nel bel mezzo della corsa, trovandosi sempre più di frequente a intralciare, se non falsare, il risultato delle gare... e talvolta anche a provocare danni ben più tragici.
L'irruzione delle moto oggi riguarda i primissimi della generale, i tre migliori lungo la salita del Ventoux, che in pochissimi scatti erano riusciti a liberarsi di tutta la concorrenza: Richie Porte, Chris Froome e Bauke Mollema. Pedalava verso un traguardo glorioso questo terzetto, quando ormai in dirittura d'arrivo la moto-ripresa, una delle otto che circondavano il gruppetto tra la folla del Ventoux, ha frenato bruscamente, provocando il classico tamponamento a catena dei tre. Da lì all'arrivo regnava il caos: Mollema era l'unico bravo a ripartire subito, mentre la maglia gialla Froome si trovava addirittura a correre a piedi, lasciandosi dietro una bici distrutta e senza la più pallida idea di come agire. Verso il traguardo lo passavano, uno dopo l'altro, Aru, Yates, Meintjes, Bardet e via andare... persino Quintana che lungo la salita non era stato in grado di tenere il passo della maglia gialla.
Un'immagine tragicomica quella della maglia gialla a piedi e dispersa, che fa da buon corredo a una gestione imperdonabile di un finale di tappa che finirà per condizionare l'intero Tour de France. Ma anche un'immagine forte che sottolinea un problema sempre più grave di questo ciclismo, che negli ultimi due anni ha visto corse falsate e corridori finiti all'ospedale dopo essere stati investiti dai mezzi al seguito. Solo negli ultimi mesi abbiamo pianto la scomparsa di Antoine Demoitié alla Gent-Wevelgem e l'assurdo incidente di Stig Broeckx al Giro del Belgio: un dramma che vede un ragazzo ancora in coma ad oltre un mese di distanza. Davanti a vicende come queste, servono a poco le discussioni sulla classifica di tappa, su un regolamento forzato ben oltre i limiti dalla giuria per lasciare a Froome la maglia gialla e far uscire il Tour in maniera meno disastrosa.
Dalla tappa del Ventoux resta l'immagine di Froome che corre, ma resta soprattutto quella di De Gendt che festeggia sul traguardo, e dedica la sua vittoria proprio a Broeckx, a chi sta pagando con le sue sofferenze le scelte di un ciclismo che in nome dello spettacolo sembra poter ignorare qualsiasi cosa, il corretto svolgimento di corsa e talvolta persino la sicurezza dei suoi stessi protagonisti.
Ordine d'arrivo:
1 Thomas De Gendt 04h31'51"
2 Serge Pauwels a 02"
3 Daniel Navarro a 14"
4 Stef Clement a 40"
5 Sylvain Chavanel ST
6 Bert Lindeman a 02'52"
7 Daniel Teklehaimanot a 03'13"
8 Sep Vanmarcke a 03'26"
9 Chris Anker Sorensen a 04'23"
10 Bauke Mollema a 05'05"
Classifica generale:
1 Christopher Froome 57h11'33"
2 Adam Yates a 47"
3 Bauke Mollema a 56"
4 Nairo Quintana a 01'01"
5 Romain Bardet 01'15"
6 Alejandro Valverde a 01'39"
7 Tejay Van Garderen a 01'44"
8 Fabio Aru a 01'54"
9 Daniel Martin a 01'56"
10 Joaquin Rodriguez a 02'11"
Filippo Cauz