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A spasso nel tempo. Le gare a cronometro.
Quando si corre soli contro se stessi per superare i propri limiti mentali.
Chi non ha mai fatto un test a crono (Strava PR test) per capire la condizione, oppure per confrontarsi con chi ha lasciato il segno delle sue gomme su quell’asfalto che come un libro segna la storia della prestazione fisica?
Siamo rimasti scioccati nel vedere Froome "correre a piedi" verso il traguardo: e, sì... lo sport è questo, lavori un anno, una vita, per poi aprire la porta all'impossibile, cioè a quello che nessuno può prevenire e calcolare: o si accetta questa dura regola oppure si smette di fare sport, dopo tanti anni che pratico sport non ho più dubbi in merito.
Oggi, venerdì 15 luglio, saremo aggrappati alla Tv, sempre carichi di adrenalina, come se fossimo noi in gara, alla fine il bello della diretta, no? Oggi in 37,5 km si vedrà chi pedala da solo, cioè il gioco di squadra si ferma alla partenza e non arriva, oggi sei solo tu contro ogni centimetro di asfalto. Ogni volta che mi diletto nelle gare contro "me stesso vs crono", mi rendo conto di quanto sia difficile credere in se stessi. L'adrenalina ti spinge i primi minuti, vedi il misuratore di potenza scandire dei watts che tu stessi ammiri, ma hai paura che siano troppi, eppure sembra essere tutto come sempre: ma non è così. Mi riecheggiano nella mente le parole di Paolo Salvodelli: i primi due minuti sono fondamentali, se sbagli questi è già finita.
Eh sì, proprio così, sembra incredibile ma se sfori e non controlli il "cavallo pazzo" che hai dentro, tutto diventa un calvario, non conta poi quanto sarà la gara, ma se sbagli l'approccio dei primi minuti sarà ancora più dura credere in te stesso, le sensazioni diventeranno parole di un linguaggio del corpo che non riesci più a decifrare, il cuore segnerà il fuori soglia come limite tra fisiologia e rabbia per non capire come mai? Come amatore appassionato di cronometro, so benissimo che è per tutti confrontarsi direttamente (il gruppo rafforza l'autostima), più il gruppo aumenta più parametri hai per capire chi sei quel giorno, ma quando sei solo con l’asfalto a pochi centimetri dalla faccia: pochi osano guardarsi solo dentro, nelle crono è cosi.
Pochi semplici consigli, quelli utili per chi si diverte a superare se stesso, le gare a crono si possono fare ogni giorno, si devono fare negli allenamenti, si cresce affrontando la verità da soli! E poi in gruppo.
* Visualizzare bene il percorso: la mente non ha difetti, vede tutto perfetto, per cui ripetere dentro il percorso aiuta poi gli automatismi del corpo quando tutto è concentrato sul dolore muscolare e sulla carenza di aria e ossigeno;
* Mentre si ci riscalda, ricordarsi che è importante scaldare il motore ma anche la testa: cioè entri dentro te stesso e colleghi ogni particolare del tuo corpo al cervello.
* Quando parti, corri veloce ma prendi i primi minuti non al massimo, non importa quanto sarà poi la strada da fare, i primi minuti sono fondamentali per il giusto ritmo fisico e mentale, l'adrenalina fa già il resto e spesso fa troppo;
* Pedala sempre nei tuoi parametri, se hai un misuratore di potenza li sai, se usi il cardio ti metti nella soglia stabilita e lì stai, ma il cuore non corre insieme alla potenza, per cui occhio!, poche pedalate di rabbia sono un limite che paghi sempre;
* Vivi l'asfalto come un progetto dove cerchi il particolare, dove trovi la miglior traiettoria per fare meno attrito e per essere più veloce, non è detto che sia la strada più corta, le forze si sommano e si sottraggono, sei tu che capisci come essere al top della tua performance, e non le righe bianche che ne delimitano la strada corretta della mezzeria;
* Cerca di vivere tutt'uno: bici e corpo sono una macchina sola, se non entri in simbiosi con il mezzo spingi solo dei pedali al massimo, i calci danno calci di ritorno, e a calci si diventa asini veloci e non cavalli da corsa belli da vedersi correre verso il traguardo;
* Cerca di respirare (consapevolezza del respiro): le emozioni bloccano il respiro;
* Ripetiti dentro: "faccio quello che so fare, non devo inventarmi niente di nuovo. So chi sono, sono io!";
* Mai perdere la propria identità, troppo facile in una gara a crono, si diventa fantasmi su due ruote e si ci risveglia al traguardo quando il cuore torna nei valori umani, allora si ci chiede: cosa ho fatto? Ma la risposta non è spesso alla porta della mente, se hai perso il controllo della situazione tutto diventa solo confusione;
* L’ultimo chilometro non finisce mai, sembra incredibile, conti i centimetri e ti ripeti "dai, è finita", ma questi metri non scorrono sotto le tue ruote ad alto profilo;
* Vedi il giudice, la fotocellula, allora tiri le ultime pedalate, come un tuffatore ti butti fino all'ultimo centimetro: è finita!
* Mai mollare neanche l'ultimo millimetro, spesso si vince lì la gara! Così è per tutti.
Così poi raccogli il frutto dei tuoi sacrifici, in gara spesso diventa meglio di quando ti alleni, ma troppo spesso ti inventi cose assurde che mai faresti in allenamento: come mai? Si chiama "perdita dell'io": in gara si perde l'identità. Freud diceva: "Abbiamo appreso come reagire emotivamente da bambini e questo ce lo portiamo dietro in età adulta. Quando siamo bambini, non abbiamo le facoltà di giudizio che abbiamo da adulti. Non sappiamo cosa dovremo affrontare quando saremo adulti. Pertanto, da adulti (spesso) reagiamo come bambini".
Le gare a crono sono note per il male che fanno, il corpo urla "basta!", ma tu non molli, sai che è sempre così, sai che è così per tutti.
Sono un buon test per rafforzare il carattere, per credere in se stessi.
Per gli amanti dei valori, ecco i miei da amatore (età quasi 54 anni... purtroppo), non serve aggiungere altro: non importa quanto è il valore, ma quanto sopporti questo dolore e credi in te stesso, sempre!
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Alessandro Schiasselloni
Mental Coach - Posturologo - Riflessologo - Preparatore Atletico
Telefono: 333 4014119 - aschiasselloni@gmail.com