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Redazione

Stelvio day, che giornata!

Sabato mattina, 27 agosto; sui tornanti dello Stelvio, mitica "cima Coppi" del Giro d'Italia, con la strada libera dal traffico sui tre versanti dalle 8 alle 16, ci siamo ritrovati in molti. Precisamente in 11'401 (undicimilaquattrocentouno) cicloturisti; una festosa invasione di bici di ogni tipo: da corsa, da passeggio, tandem, mountain bike, a pedalata assistita e recumbent bike...

Partenza libera e nessuna iscrizione; solo il gusto ed il piacere di pedalare in posti che hanno visto le imprese più grandi dei campioni, Coppi in testa, quelli che hanno scritto a lettere maiuscole la storia del ciclismo. Per noi, semplici appassionati della bicicletta, una festa popolare organizzata dal Parco Nazionale dello Stelvio fin dal lontano 2000. Una lunga, interminabile fiumana multicolore e sgargiante che risaliva  gli spettacolari pendii gustandosi, ognuno al proprio ritmo, momenti assolutamente fantastici, indimenticabili.

8'415 ciclisti saliti dal versante sudtirolese, 2'984 più 2 (io e Dino) da quello valtellinese. E hanno raggiunto la tanto agognata vetta, a 2'760 metri sul livello del mare. Pedalando tra fantastici scenari ambientali, che hanno scolpito l'immaginario collettivo, scaldati da un sole caldo, siamo stati gli assoluti protagonisti di un bellissimo lungometraggio della storia, della bici, della bellezza di queste montagne e di queste magnifiche valli.

Partiti da casa a notte fonda, per partecipare, per poterci esserci, abbiamo guidato quasi quattro ore per arrivare fino a Cepina, in piena Valtellina. Scaldando la gamba per qualche chilometro sul bellissimo "Sentiero Valtellina" che costeggia l'Adda, siamo sbucati finalmente a Bormio, a quota 1'220, ai piedi del grande gigante. La scalata di questo versante è lunga 21 chilometri con pendenza media del 7.1%, punte al 13% e dislivello di 1'550 metri; lunga ed impegnativa su tornanti che sono già un piccolo capolavoro, tra scenari di alta montagna, cascate, vallate grandiose, mandrie al pascolo su verdi prati, case cantoniere e, per l'occasione, due  gustosissimi ristori che l'ente Parco aveva allestito.

Osservare ed ascoltare la gente che saliva con noi, attorno a noi, sentirne i dialetti, le lingue (al passo era una vera e propria festosissima babele), i progetti, il respiro, gli sguardi, i colori e la fatica, sono stati i momenti più belli ed intensi. Insomma, arrivato finalmente in vetta, dopo 135 lunghi minuti di grande sforzo, oltre alla soddisfazione, anche un piccolo groppo in gola. L'aria rarefatta di alta quota ha pure ostacolato il mio regolare respiro, ma solo per un attimo; lo spettacolo era incredibile, non riuscivo praticamente a camminare, tra una moltitudine di ciclisti sudati e stanchi, ma che sprizzavano felicità da ogni poro. Per me era un vero privilegio essere lì...
Aria fine, tanta gioia e allora via lungo la discesa, in totale sicurezza, per gustare ancora scampoli della grande festa ed imprimere nella mia mente tutti quei particolari che mi erano sfuggiti causa la durezza dell'ascesa. Durante la sosta sulla via del ritorno, al bivio con la Svizzera, a 2'500 metri di altezza, mentre acquistavo la maglia ricordo della manifestazione, mi è pure balenata sotto il casco una pazza idea, che mi metteva i brividi al solo pensiero. Magari l'anno prossimo scendo a Santa Maria, faccio il giro da Glorenza e risalgo da Trafoi: la doppia scalata... vedremo. Intanto un bel piatto di fumanti pizzoccheri conclude alla grande una giornata perfetta, da ricordare a lungo. La bici è un mezzo magico ed io mi sento veramente un privilegiato.[1;99]

Graziano Majavacchi