Imparara dagli errori in bici
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Citando Wikipedia, la locuzione latina tradotta letteralmente significa "commettere errori è umano, ma perseverare (nell'errore) è diabolico". Quante volte nella nostra vita ci siamo messi a maledire le nostre mani che arrivano prima del cervello, quante volte abbiamo mosso il nostro corpo, la nostra lingua, prima di pensare? Forse troppe volte giusto? E forse lo rifaremo ancora, visto che viviamo spesso senza pensare prima di agire (automatismi) ma sopratutto senza renderci conto di cosa stiamo facendo o abbiamo fatto: siamo troppo spesso sotto ipnosi motoria.
La Natura ci vuole tanto bene, ci protegge ogni giorno facendoci muovere e scegliere tutto nella migliore maniera, tutto in funzione del nostro passato, della nostra cultura, della nostra crescita. Siamo fatti così, che fortuna! Ma questo lo paghiamo, perché la dote genetica diventa la nostra condanna, così ci ritroviamo negli stessi errori, visto che gli errori sono spesso i nostri difetti, carenze mentali e fisiche. Come possiamo fare per non commettere gli stessi errori ancora?
Bella domanda, ma come posso darvi un'unica risposta quando l’arte dello sbagliare è frutto di un complesso albero che è la vita di tutti i giorni, fatta di automatismi mentali e fisici, che si miscelano con la vita degli altri e dove spesso perdiamo una nostra identità trascinati dai costumi altrui come simboli e come concetti ideali. Per questo le tecniche mentali trovano la forza per rafforzare i fatti compiuti, scindere l’errore dal giusto, raggiungere un obiettivo mentale privo di errore, che poi nella realtà dovrà trovare il compromesso con gli altri e le variabili che si presentano e che cambiano spesso nello stesso gioco.
Ma se non si impara a meditare, se non si impara a sognare e visualizzare, diventa difficile capire il giusto e l’immediato, spesso fatto di millesimi di secondo, quegli attimi che vengono definiti il colpo magico, l’attimo fuggente, eureka!, il tocco del campione, la scelta giusta, ecc... Un amico medico una volta mi disse: "Sai, Alessandro, se non mi ritenessi una persona intelligente, non ripercorrerei lo stesso errore due volte, se possibile evitarlo lo faccio, gli errori insegnano sempre e spesso quello che per noi è errore, per un’altro non lo è". Da allora nella mia vita ho creato una rappresentazione dell’errore come un cartellino rosso che segna un fallo e punisce un’azione mentale e fisica con l’espulsione e l’amarezza di dover star a guardare la partita da spettatore.
Da allora, prima di agire in certe situazioni che richiedono forte attenzione o non sono usuali, mi fermo un attimo, cerco di rallentare la mia tachicardia involontaria, calcolo sempre che ad ogni azione spesso risponde una reazione uguale e contraria (resilienza umana, nel mantenere lo stato delle cose inalterato). Prendo contatto con il diaframma, mio amico del benessere mentale, inspiro lentamente una o due volte, cerco di andare velocemente nell’inconscio dove ho tutto il mio passato e cultura, errori compresi, cerco di non commettere gli stessi errori o almeno di provo con la stessa forza che avrei messo per dire un sì senza senso o un no per far rabbia a chi? A me stesso, spesso, visto che umano è offendere e dire no, ma il sì preclude spesso amore e rispetto.
Ma la cosa più saggia che cerco di raggiungere spesso è il compromesso. Per uno che vince c'è sempre uno che perde. Il compromesso non dà un vincitore assoluto, ma dà spesso la strada migliore per arrivare alla vittoria senza uno scontro diretto, questo spesso troppo pericoloso, alla fine se siamo sapiens sfruttiamo la mente per scegliere e non solo per agire d’impulso. Lo scontro diretto spesso è la porta per ripercorrere gli stessi errori: ricordiamo che l’adrenalina e la paura fanno sempre brutti scherzi, offuscano la mente e la ragione della scelta. Impariamo dal passato e facciamo dai nostri e degli errori altrui i segreti per vivere meglio ed arrivare a realizzare i nostri sogni, qualsiasi essi siano, non importa cosa, ma il concetto mentale è lo stesso sempre: mente e corpo, corpo e mente.
Sigmund Freud diceva: "Abbiamo appreso come reagire emotivamente da bambini e questo ce lo portiamo dietro in età adulta. Quando siamo bambini, non abbiamo le facoltà di giudizio che abbiamo da adulti. Non sappiamo cosa dovremo affrontare quando saremo adulti. Pertanto, da adulti (spesso) reagiamo come bambini".
di Alessandro Schiasselloni - The Sport Mentalist
Mental Coach - Posturologo - Riflessologo - Preparatore Atletico
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