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In Polonia la prima pista ciclabile fosforescente
L'invenzione ha già stregato mezzo mondo online, dai ciclisti incalliti agli appassionati di nuove tecnologie, e a giudicare dalle anteprime di come diventerà, lo stupore è più che giustificato. La nuova pista ciclabile di Lidzbark WarmiÅski, cittadina del nord della Polonia a pochi chilometri dall'exclave russa di Kalinigrad, è in grado infatti di raccogliere l'irraggiamento solare durante il giorno e restituirlo di notte illuminandosi di una magica luce blu. I cristalli fosforescenti inglobati nell'asfalto della ciclabile restano luminosi fino a dieci ore consecutive, andando a soddisfare il fabbisogno di luce necessario ai ciclisti locali per tutta la durata della notte o quasi.
La forza di questo progetto è proprio l'innovazione tecnologica, perchè a differenze di struttura più note e meglio illuminate già esistenti al mondo qui non c'è alcuna necessità di illuminazione artificiale, e il costo di produzione può essere quindi velocemente riassorbito dal risparmio elettrico. Il progetto è però ancora in fase di sperimentazione, e andrà valutata la sua reazione al consumo e all'alterazione superficiale.
Creata dalla compagnia TPA Instytut BadaÅ Technicznych di Pruszków, questa ciclabile in realtà per ora è soltanto una piccola opera dimostrativa, lunga poco più di cento metri. Non è certo un piccolo gesto in grado di risolvere i problemi della mobilità ciclistica, ma il segnale quello sì che è importante. La fluo-ciclabile dimostra infatti come sulle infrastrutture ci siano ancora ampissimi margini di crescita, e dagli investimenti strutturali possono nascere grandi idee e iniziative in grado di stuzzicare l'immaginario di ciclisti, politici e progettisti.
Oggi ammiriamo a bocca aperta questo progetto innovativo, ma allo stesso tempo piangiamo l'ennesimo morto vicino a noi, il ciclista romano che domenica è stato investito e ucciso proprio su una pista ciclabile della Capitale, resa pericolosa dalla scarsa manutenzione del tracciato stesso tanto che dopo l'incidente è stata addirittura chiusa. Da domani, però, alla semplice ammirazione dobbiamo far sì che segua l'azione concreta, proprio seguendo strade tracciate da esperienze virtuose come quella polacca. Una strada luminosa da seguire, per rendere le città ancora più a misura di bici e di persona, e quindi ancora più sicure. La stessa direzione che auspichiamo da tempo anche attraverso la campagna #iovogliopedalaresicuro.
La forza di questo progetto è proprio l'innovazione tecnologica, perchè a differenze di struttura più note e meglio illuminate già esistenti al mondo qui non c'è alcuna necessità di illuminazione artificiale, e il costo di produzione può essere quindi velocemente riassorbito dal risparmio elettrico. Il progetto è però ancora in fase di sperimentazione, e andrà valutata la sua reazione al consumo e all'alterazione superficiale.
Creata dalla compagnia TPA Instytut BadaÅ Technicznych di Pruszków, questa ciclabile in realtà per ora è soltanto una piccola opera dimostrativa, lunga poco più di cento metri. Non è certo un piccolo gesto in grado di risolvere i problemi della mobilità ciclistica, ma il segnale quello sì che è importante. La fluo-ciclabile dimostra infatti come sulle infrastrutture ci siano ancora ampissimi margini di crescita, e dagli investimenti strutturali possono nascere grandi idee e iniziative in grado di stuzzicare l'immaginario di ciclisti, politici e progettisti.
Oggi ammiriamo a bocca aperta questo progetto innovativo, ma allo stesso tempo piangiamo l'ennesimo morto vicino a noi, il ciclista romano che domenica è stato investito e ucciso proprio su una pista ciclabile della Capitale, resa pericolosa dalla scarsa manutenzione del tracciato stesso tanto che dopo l'incidente è stata addirittura chiusa. Da domani, però, alla semplice ammirazione dobbiamo far sì che segua l'azione concreta, proprio seguendo strade tracciate da esperienze virtuose come quella polacca. Una strada luminosa da seguire, per rendere le città ancora più a misura di bici e di persona, e quindi ancora più sicure. La stessa direzione che auspichiamo da tempo anche attraverso la campagna #iovogliopedalaresicuro.