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Redazione

Freni a disco, il no dei corridori

L'Unione Ciclistica Internazionale ha già riaperto la porta all'introduzione dei freni a disco in gara quasi due mesi fa. A margine dei mondiali di Doha, infatti, la riunione del Management Committee aveva stabilito la possibilità di una nuova sperimentazione a partire dalla stagione 2017, a patto che i dischi stessi siano modificati introducendo smussature che li rendano meno pericolosi.

Chi però continua ad affrontare il tema con cautele sempre maggiori sono i corridori, i diretti interessati di questa rivoluzione tecnologica che sin qui sembra aver portato più problemi che benefici. Il CPA (Cyclistes Professionnels Associés), l'associazione internazionale che raccoglie i ciclisti professionisti, ha infatti condotto un sondaggio interno sui propri affiliati e i risultati sono sorprendenti. Più di un terzo degli interpellati ha infatti bocciato senza mezzi termini l'utilizzo dei freni a disco in gara.

Lo stesso CPA nelle settimane passate aveva infatti messo sul tavolo dell'UCI richieste abbastanza nette sul tema, due in particolare: l'obbligo di protezione dei dischi per evitare ferite come quelle occorse a Francisco Ventoso durante l'ultima Parigi-Roubaix e la necessità di uniformare le tipologie di freno all'interno del gruppo, per evitare di avere freni a disco e freni tradizionali uno a fianco dell'altro. Quest'ultima è la proposta che sembra trovare maggior consenso tra tutti gli esperti, a partire addirittura da Eddy Merckx, che da tempo va denunciando la pericolosità di un gruppo in cui coesistono due tipologie di frenata differenti, per tempi e modi di arresto. Ma anche la prima richiesta, più facilmente attuabile, si è presto scontrata con le difficoltà di individuare una procedura di test delle protezioni che convinca tutti gli interessati.

La domanda che il CPA ha posto ai corridori era la seguente:
"L'UCI intende far ripartire la sperimentazione dei freni a disco con l'inizio del World Tour 2017. Il CPA ha chiesto queste tre condizioni per permettere che la sperimentazione riparta: 1) che i dischi siano arrotondati e privi di angoli così da non costituire un pericolo in caso di incidente; 2) che i dischi siano coperti da un'apposita protezione per evitare il contatto con il corpo; 3) che tutti i corridori partecipanti ad una gara usi lo stesso sistema frenante, per non creare iniquità di condizioni all'interno della stessa corsa. Siete d'accordo che la sperimentazione sia riavviata anche senza garanzie riguardo a queste richieste?".
Al questionario hanno risposto ben 546 corridori, e la tendenza del gruppo appare quantomai chiara. Solo il 15,71% si è infatti detto disposto alla re-introduzione da subito. Il 43,98% ha chiesto che vengano ottemperate le tre richieste del CPA prima di far ripartire qualsivoglia sperimentazione. Ma il dato più netto riguarda il restante 40,31%, che si è detto contrario senza se e senza ma alla re-introduzione dei freni a disco, anche nel caso venissero approvate tutte e tre le richieste.

Una bocciatura pesante che apre un nuovo fronte di discussione tra UCI e corridori e rischia di portare ad un altro braccio di ferro. E con l'avvio di stagione più vicino di quanto sembri (il World Tour 2017 comincerà con il Tour Down Under tra poco più di un mese, il 17 gennaio) il tempo per individuare una soluzione non sarà facile da trovare.