CULT, un'isola a pedali
Dopo aver pedalato a giugno sulle strade del bellissimo e molto impegnativo Tuscany Trail e aver fatto in agosto il Coast2Coast running da Riccione a Livorno (con gli amici di Correre Naturale), lo scorso mese di settembre sono riuscito a concretizzare un progetto che coltivavo da tempo. Avevo bisogno di fare un'esperienza diversa dalle pur belle gare di triathlon, nelle quali spesso si attraversano paesaggi favolosi senza poterne apprezzare pienamente la bellezza a causa della fretta imposta dalla competizione.
Pedalare, correre e nuotare per una settimana intera immerso nella natura. Vivere un'avventura di triathlon in completa autonomia senza gareggiare contro nessuno. Godersi tutti i paesaggi attraversati assaporandone gli odori, nuotare in un mare limpido. Fermarsi a riposare all'ombra – nelle ore più calde – con la sola compagnia del belato delle capre. Gustare i buonissimi cibi e vini, incontrare le persone del posto e fermarsi a parlare con loro per sentirsi ancora più parte del luogo. Tutto questo è stato per me il CULT 2016: Crete Unsupported Lonely Triathlon.
Quasi 800 chilometri in otto giorni: ogni giorno circa 80 chilometri in bici, 20 di corsa e un chilometro a nuoto nel bellissimo mare di Creta; senza alcun supporto, portando con me – nelle funzionali borse da bikepacking fissate al telaio della bicicletta – tutto il necessario per questa settimana di sport intenso.
Creta è un luogo che frequento da anni: mi piace tantissimo ma ogni volta mi stupisce. E' la terra del Labirinto di Dedalo e per anni ho cercato la mia strada su quell'isola, cercando di districarmi fra la matassa di stradine che la attraversano: ora penso di aver trovato il capo della mia matassa, un filo che va dall’estremo est all’estremo ovest dell'isola, passando per la selvaggia e poco turistica costa sud. Persone cordiali che ti aprono la casa e ti offrono i prodotti della loro terra, vento che è sempre in agguato, colori accesi, mare limpido con correnti fredde sotterranee che arrivano dalle gole.
E poi il cibo, che dopo una giornata di sport intenso è indispensabile per recuperare le energie: carne (la mprizola coirini è quella che preferisco), pesce (i kalamaria gemista sono assolutamente da provare), verdure (le melitzanes tiganites restituiscono tutti i sali minerali), formaggi (la mizithra è un formaggio di capra saporitissimo), olio, vino e poi ancora lo scordopsomo (pane con l'aglio che alla fine della mia giornata sportiva non può mancare) e la sfakianh pita (sottile strato di pasta con formaggio di capra di e miele che – devo confessare – come rinforzo durante una giornata sportiva non teme confronti con gel e barrette).
Sul percorso c'è poco da dire: va fatto perché è un susseguirsi di emozioni. Certo l'obiettvo di questa avventura di triathlon in autonomia non è competere sul dislivello con i tantissimi e bellissimi trail per bicicletta o per running che esistono da diverso tempo; però i quasi 800 chilometri con 13'500 metri di dislivello sono sufficienti per soddisfare le esigenze degli sportivi più esigenti.
Strade sterrate a picco sul Mar Libico, sulle quali pedalare con l'occhio vigile perché il vento che scende dallo Psiloritis è sempre dietro l'angolo; sentieri con pietre e spine che fanno quasi impazzire ma attraversano il paesaggio lunare della Leuka Ori dando l'impressione di essere su un altro pianeta; gole formate dai fiumi nelle rocce, in cui correre inebriati dai profumi della macchia mediterranea; mare limpido in cui si può nuotare guardando contemporaneamente il fondale profondo e le pareti delle montagne a strapiombo. Il CULT 2016 è stata un’esperienza che ho vissuto con un'intensità potente, anche perché in solitaria. La ripeterò sicuramente perché ci sono luoghi al mondo in cui si sta bene e la nostra psiche chiede di tornarci.
testo e foto di Paolo Fedeli