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My Bike. 5/ La BMC di Claudio
Bike Channel vuole raccontare la passione per il ciclismo attraverso le vostre bici e i vostri racconti. Ogni settimana pubblichiamo una bici diversa, per scrivere tutti insieme quel grande romanzo che è la nostra passione per la bicicletta. Questa settimana vi presentiamo la bici di Claudio e un lungo racconto di amore per il ciclismo.
La bici di questa settimana ci arriva da Claudio Maria Fusto (Motta Sant'Anastasia, Catania).
Cos'è il ciclismo per me? Bisogna partire dal lontano 1987 quando un ragazzino di nome Claudio, aveva un sogno: diventare un calciatore. Iniziai a giocare all'età di 6 anni nei pulcini del mio paese. Ogni notte mentre dormivo parlavo di calci, di punizioni, di goal... Il tutto fino a 17 anni, quando il sogno non divenne realtà. Le mie capacità calcistiche si ridussero notevolemente. Finirono gli stimoli, anche se quel calcio mi rimarrà nel cuore. E scoprii il ciclismo.
Capii da subito che soffrire in questo sport è fondamentale. Che amare quelle due ruote che girano per molte ore, diventa un qualcosa di unico. Come diceva un noto professionista del ciclismo: "La bicicletta insegna cos'è la fatica, cosa significa salire e scendere – non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri – insegna a vivere. Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi". E una volta trovato il punto dove iniziare... ecco la sfida. Una sfida che non ha un nome e neanche un scopo prefissato. E' una sfida e basta. All'interno di essa ci si può trovare diversi significati: libertà, svago, agonismo, esplorazione... Qualsiasi significato si trae, la bici, il ciclismo è passione. E per me è stato anche una risoluzione, qualcosa che ha modificato il mio modo di essere.
Il ciclismo è una strada infinita dove trovare il punto d'arrivo diventa un'impresa. Dove ogni salita è una sfida... e come diceva un ragazzo dal sorriso bellissimo: "Il ciclismo a me piace perché non è uno sport qualunque. Nel ciclismo non perde mai nessuno, tutti vincono nel loro piccolo. Tutti siamo una famiglia, nessuno verrà mai dimenticato. Chi, scalando una vetta, ti saluta, anche se ti ha visto per la prima volta, ti incita, ti dice che 'è finita!', di non mollare. Questo è il ciclismo, per me" (Marco Pantani).
La mia bici è una BMC SLR01, montata Dura-Ace, che ho avuto da Speed Wheel Savona per affrontare l'Oetztaler, una delle granfondo più dure del mondo. Ricordo che in quei primi 140 km di pioggia incessante, la forza mi è stata data da tutta quella gente che gridavano un semplice "Up! Up!". In quel grido ho pensato a quanta sofferenza ho subito nel mio io... e che in quel momento stavo per compiere un qualcosa che in quegli anni '80 mai avrei pensato... ma soprattutto sognato!
Un altro Claudio... un signor Nessuno. Tale mi definisco. Non cerco niente... e non voglio niente.
Dal 2015 una nuova malattia chiamata H63D (emacromatosi ereditaria) si è impadronita di me. La chiamano rara! Ma io? Niente... Mi serve solo un po' di strada davanti... con il mio vulcano Etna vicino... e qualche amico che possa capire quello che ho dentro il cuore, con la gioia di girare quel pedale, ma dietro ad una rabbia che forse non finirà mai...
Volete condividere con noi la vostra bici e i vostri racconti? Mandateci una mail a info@bikechannel.it con una foto della vostra bici e raccontanteci la sua storia, come l'avete incontrata, come è cambiata nel tempo, quali avventure avete vissuto insieme e quali saranno le prossime.
1/ La Giant di Massimiliano
2/ La Roubaix di Marco
3/ Heidi e la sua "Rosy"
4/ Il messaggio di Stefano
La bici di questa settimana ci arriva da Claudio Maria Fusto (Motta Sant'Anastasia, Catania).
Cos'è il ciclismo per me? Bisogna partire dal lontano 1987 quando un ragazzino di nome Claudio, aveva un sogno: diventare un calciatore. Iniziai a giocare all'età di 6 anni nei pulcini del mio paese. Ogni notte mentre dormivo parlavo di calci, di punizioni, di goal... Il tutto fino a 17 anni, quando il sogno non divenne realtà. Le mie capacità calcistiche si ridussero notevolemente. Finirono gli stimoli, anche se quel calcio mi rimarrà nel cuore. E scoprii il ciclismo.
Capii da subito che soffrire in questo sport è fondamentale. Che amare quelle due ruote che girano per molte ore, diventa un qualcosa di unico. Come diceva un noto professionista del ciclismo: "La bicicletta insegna cos'è la fatica, cosa significa salire e scendere – non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri – insegna a vivere. Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi". E una volta trovato il punto dove iniziare... ecco la sfida. Una sfida che non ha un nome e neanche un scopo prefissato. E' una sfida e basta. All'interno di essa ci si può trovare diversi significati: libertà, svago, agonismo, esplorazione... Qualsiasi significato si trae, la bici, il ciclismo è passione. E per me è stato anche una risoluzione, qualcosa che ha modificato il mio modo di essere.
Il ciclismo è una strada infinita dove trovare il punto d'arrivo diventa un'impresa. Dove ogni salita è una sfida... e come diceva un ragazzo dal sorriso bellissimo: "Il ciclismo a me piace perché non è uno sport qualunque. Nel ciclismo non perde mai nessuno, tutti vincono nel loro piccolo. Tutti siamo una famiglia, nessuno verrà mai dimenticato. Chi, scalando una vetta, ti saluta, anche se ti ha visto per la prima volta, ti incita, ti dice che 'è finita!', di non mollare. Questo è il ciclismo, per me" (Marco Pantani).
La mia bici è una BMC SLR01, montata Dura-Ace, che ho avuto da Speed Wheel Savona per affrontare l'Oetztaler, una delle granfondo più dure del mondo. Ricordo che in quei primi 140 km di pioggia incessante, la forza mi è stata data da tutta quella gente che gridavano un semplice "Up! Up!". In quel grido ho pensato a quanta sofferenza ho subito nel mio io... e che in quel momento stavo per compiere un qualcosa che in quegli anni '80 mai avrei pensato... ma soprattutto sognato!
Un altro Claudio... un signor Nessuno. Tale mi definisco. Non cerco niente... e non voglio niente.
Dal 2015 una nuova malattia chiamata H63D (emacromatosi ereditaria) si è impadronita di me. La chiamano rara! Ma io? Niente... Mi serve solo un po' di strada davanti... con il mio vulcano Etna vicino... e qualche amico che possa capire quello che ho dentro il cuore, con la gioia di girare quel pedale, ma dietro ad una rabbia che forse non finirà mai...
Volete condividere con noi la vostra bici e i vostri racconti? Mandateci una mail a info@bikechannel.it con una foto della vostra bici e raccontanteci la sua storia, come l'avete incontrata, come è cambiata nel tempo, quali avventure avete vissuto insieme e quali saranno le prossime.
1/ La Giant di Massimiliano
2/ La Roubaix di Marco
3/ Heidi e la sua "Rosy"
4/ Il messaggio di Stefano