Immagine
Miglior attore protagonista: Peter Sagan
Tra Gent e Kuurne, o meglio tra Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne, si è aperta in Belgio la stagione delle classiche. Semiclassiche, sarebbe meglio dire, perchè le corse che contano sono ancora lontane qualche settimana, ma a guardare i protagonisti ci si accorge che i nomi sono già gli stessi. Fenomeni assoluti del ciclismo, campioni mondiali e olimpici, giovani talenti e assi del pavè, nessuno ha voluto mancare a questa ouverture del ciclismo più bello del mondo, e in un consesso del genere chi poteva essere il grande protagonista se non Peter Sagan?
Il fenomeno di Žilina ha dominato le scene come solo lui sa fare, in corsa e fuori, finendo quasi per mettere in ombra gli avversari. Prima in corsa, ovviamente, con un secondo e un primo posto in due giorni. All'Het Nieuwsblad lo slovacco è stato il più lesto a capire l'importanza dell'attacco di Jasper Stuyven sul Taaienberg, a 60 chilometri dall'arrivo. Rientrato sui primi è stato lui a sobbarcarsi buona parte del lavoro nella fuga decisiva, un terzetto di prestigio comprendente Sep Vanmarcke, sempre protagonista a queste latitudini, e soprattutto Greg van Avermaet. Il campione olimpico ha badato bene a salvare la gamba, dietro ad un Sagan così spumeggiante, tanto da approfittarne all'ultima curva per replicare quasi in fotocopia il podio di un anno fa, quando l'unica differenza fu Benoot al posto di Vanmarcke dietro ai due campioni. Un secondo posto che brucia per Sagan, che non ha nascosto la sua amarezza al traguardo, dopo una corsa così dispendiosa. Ma stiamo parlando di Peter Sagan, non di un atleta qualunque, e all'iridato sono bastate 24 ore per voltare pagina e conquistare il successo sfiorato. Con un copione diverso ma una battaglia ugualmente accesa, lo slovacco si è ritagliato il suo posto tra gli attaccanti anche il giorno dopo, alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne: una corsa accesasi nuovamente da lontano, quando a 80 chilometri dall'arrivo si è isolato davanti un gruppo contenente una ventina di nomi importanti, spaccato nuovamente da Jasper Stuyven, nei 23 chilometri conclusivi. Il primo a rispondergli? Naturalmente Sagan. Lo slovacco contrattacca e si porta via il gruppetto di cinque che regolerà agevolmente in volata. Alle sue spallo lo stesso Stuyven, e poi Luke Rowe, Tiesj Benoot e Matteo Trentin. Prima foto esultante in maglia iridata griffata Bora per Sagan, e tutto potrebbe chiudersi qui.
Il fenomeno di Žilina ha dominato le scene come solo lui sa fare, in corsa e fuori, finendo quasi per mettere in ombra gli avversari. Prima in corsa, ovviamente, con un secondo e un primo posto in due giorni. All'Het Nieuwsblad lo slovacco è stato il più lesto a capire l'importanza dell'attacco di Jasper Stuyven sul Taaienberg, a 60 chilometri dall'arrivo. Rientrato sui primi è stato lui a sobbarcarsi buona parte del lavoro nella fuga decisiva, un terzetto di prestigio comprendente Sep Vanmarcke, sempre protagonista a queste latitudini, e soprattutto Greg van Avermaet. Il campione olimpico ha badato bene a salvare la gamba, dietro ad un Sagan così spumeggiante, tanto da approfittarne all'ultima curva per replicare quasi in fotocopia il podio di un anno fa, quando l'unica differenza fu Benoot al posto di Vanmarcke dietro ai due campioni. Un secondo posto che brucia per Sagan, che non ha nascosto la sua amarezza al traguardo, dopo una corsa così dispendiosa. Ma stiamo parlando di Peter Sagan, non di un atleta qualunque, e all'iridato sono bastate 24 ore per voltare pagina e conquistare il successo sfiorato. Con un copione diverso ma una battaglia ugualmente accesa, lo slovacco si è ritagliato il suo posto tra gli attaccanti anche il giorno dopo, alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne: una corsa accesasi nuovamente da lontano, quando a 80 chilometri dall'arrivo si è isolato davanti un gruppo contenente una ventina di nomi importanti, spaccato nuovamente da Jasper Stuyven, nei 23 chilometri conclusivi. Il primo a rispondergli? Naturalmente Sagan. Lo slovacco contrattacca e si porta via il gruppetto di cinque che regolerà agevolmente in volata. Alle sue spallo lo stesso Stuyven, e poi Luke Rowe, Tiesj Benoot e Matteo Trentin. Prima foto esultante in maglia iridata griffata Bora per Sagan, e tutto potrebbe chiudersi qui.
Le performance in corsa, lo sappiamo bene, non bastano però a descrivere le qualità di Peter Sagan. Fenomeno in sella, certamente, ma altrettanto sorprendente quando si trova giù dalla bici, specie se davanti alle telecamere. Così il weekend dello slovacco verrà ricordato negli albi d'oro per i suoi risultati, ma oggi rimbalza nei social network per la sua innata, genuina, contagiosa simpatia. Sagan ha festeggiato con una scorpacciata a due mani di caramelle gommose quando 24 ore prima rispondeva con sinceri monosillabi alle interviste televisive. Ha smaltito la tristezza della sconfitta di Gent giocando come un bambino con lo sgabello del dopo-tappa. Ha fatto due volate per vincere a Kuurne, rilanciando dopo essersi accorto di aver rallentato troppo presto per esultare, poi sul podio ha fatto il cavalluccio con il peluche dell'asinello, mascotte della corsa. E' mancata la solita impennata, solo quella, per il resto in un solo weekend c'è già dentro tutto Peter Sagan, tutto il bello di un campione che sembra correre quasi solo per divertirsi, e mentre lo fa diverte anche tutti noi che lo guardiano, e alla fine vince. Nel weekend della notte degli Oscar, il ciclismo può contare sul miglior attore protagonista al mondo.