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My Bike. 14/ La Gravel di Fabio
Bike Channel vuole raccontare la passione per il ciclismo attraverso le vostre bici e i vostri racconti. Ogni settimana pubblichiamo una bici diversa, per scrivere tutti insieme quel grande romanzo che è la nostra passione per la bicicletta. Oggi tocca alla storia di una bici nuova, ma antica come il ciclismo.
La bici di questa settimana ci arriva da Fabio Siess (Tortona, AL).
La mia nuova bici è diversa. In realtà non è neppure una bici nuova, è anzi antica come il ciclismo, ricorda la polvere, il bianco e nero, i cinegiornali, i pantaloni fermati con le mollette. È ben più pesante del mio purosangue da strada, ma più leggera del mio gioiello da montagna (per non parlare della mia Fat!). È inspiegabilmente comoda senza essere ammortizzata, non ha freni a disco ne' reggisella telescopico però può montare un portapacchi.
L'ho voluta umile e poco appariscente, come una compagna che non attirerà gli sguardi altrui ma ti rimarrà sempre fedele. Le sono affezionato perché porta in sé i geni delle sue antenate, i componenti delle mie bici precedenti ormai defunte, e che ho amato. In un impeto di frugalità e minimalismo ho dato fondo a tutti i componenti funzionanti che ancora avevo in cantina: delle vecchie Mavic Axiom che avevano conosciuto solo l'asfalto, un cambio Ultegra che aveva servito due generazioni di stradiste. Ho ri-arruolato leve freno, manubrio, pipa, sella, pedaliera e catena ormai a riposo forzato da anni.
Ho poi dovuto studiare, perché la mia bici non è nuova ma è diversa, e richiede una sua scienza. Non puoi riutilizzare un telaio stradistico. Non puoi usare i copertoncini slick da 23 o 25. Se non vuoi montare i dischi ti servono freni non veramente speciali, ma d'altri tempi. E una corona maggiore più piccola: io ho scelto una 46, ma ci sono scuole diverse. Come per il pacco pignoni. Io mi accontento di un 29, non prevedo di dover salire molto: se il percorso arrampica tanto poi scenderà anche tanto, e allora rimpiangerò la mia MTB. Ho poi passato ore sul web a cercare pezzi ed attrezzi mancanti; alla mia nuova bici ho dedicato la risorsa più preziosa che abbiamo: il tempo. Ho speso ore al cavalletto e al banco di lavoro, io che non ero mai andato oltre la meccanica ordinaria. Mi sono arreso soltanto di fronte alla chirurgia degli organi interni: per cavi e serie sterzo ho fatto ricorso ad un luminare, che con la sua parcella ha voluto punirmi per la lesa maestà.
Gravel. Avrete capito di che sto parlando. Ha visto la luce ormai un anno fa e insieme abbiamo percorso 1200 km, un quinto del mio totale (ho controllato su Strava). È solo un quinto, ma l'ho gustato tutto, mai noioso. Ho esplorato decine di strade bianche, ormai scomparse dalle mappe. Ho pedalato su argini fluviali, resistendo alla tentazione di seguirli fino al mare. Ho solcato la nebbia padana quando l'asfalto sarebbe stato un suicidio. Come abbiamo potuto fare a meno della gravel in tutti questi anni? Non si chiamava così, ma è stata la bici dei nostri nonni, rimasta ad attenderci in cantina mentre noi ci dedicavamo a super specialissime e full suspended in carbonio. Ma ora è tornata.
Volete condividere con noi la vostra bici e i vostri racconti? Mandateci una mail a info@bikechannel.it con una foto della vostra bici e raccontanteci la sua storia, come l'avete incontrata, come è cambiata nel tempo, quali avventure avete vissuto insieme e quali saranno le prossime.
1/ La Giant di Massimiliano
2/ La Roubaix di Marco
3/ Heidi e la sua "Rosy"
4/ Il messaggio di Stefano
5/ La BMC di Claudio
6/ La Gravity Bike di Juri
7/ La Piton di Marco
8/ Il Tandem di Pierluigi
9/ La Argon 18 di Andrea
10/ La Rockhopper di Lido
11/ La e-bike di Alberto
12/ La Bianchi di Andrea
13/ La Pinarello di Renato
La bici di questa settimana ci arriva da Fabio Siess (Tortona, AL).
La mia nuova bici è diversa. In realtà non è neppure una bici nuova, è anzi antica come il ciclismo, ricorda la polvere, il bianco e nero, i cinegiornali, i pantaloni fermati con le mollette. È ben più pesante del mio purosangue da strada, ma più leggera del mio gioiello da montagna (per non parlare della mia Fat!). È inspiegabilmente comoda senza essere ammortizzata, non ha freni a disco ne' reggisella telescopico però può montare un portapacchi.
L'ho voluta umile e poco appariscente, come una compagna che non attirerà gli sguardi altrui ma ti rimarrà sempre fedele. Le sono affezionato perché porta in sé i geni delle sue antenate, i componenti delle mie bici precedenti ormai defunte, e che ho amato. In un impeto di frugalità e minimalismo ho dato fondo a tutti i componenti funzionanti che ancora avevo in cantina: delle vecchie Mavic Axiom che avevano conosciuto solo l'asfalto, un cambio Ultegra che aveva servito due generazioni di stradiste. Ho ri-arruolato leve freno, manubrio, pipa, sella, pedaliera e catena ormai a riposo forzato da anni.
Ho poi dovuto studiare, perché la mia bici non è nuova ma è diversa, e richiede una sua scienza. Non puoi riutilizzare un telaio stradistico. Non puoi usare i copertoncini slick da 23 o 25. Se non vuoi montare i dischi ti servono freni non veramente speciali, ma d'altri tempi. E una corona maggiore più piccola: io ho scelto una 46, ma ci sono scuole diverse. Come per il pacco pignoni. Io mi accontento di un 29, non prevedo di dover salire molto: se il percorso arrampica tanto poi scenderà anche tanto, e allora rimpiangerò la mia MTB. Ho poi passato ore sul web a cercare pezzi ed attrezzi mancanti; alla mia nuova bici ho dedicato la risorsa più preziosa che abbiamo: il tempo. Ho speso ore al cavalletto e al banco di lavoro, io che non ero mai andato oltre la meccanica ordinaria. Mi sono arreso soltanto di fronte alla chirurgia degli organi interni: per cavi e serie sterzo ho fatto ricorso ad un luminare, che con la sua parcella ha voluto punirmi per la lesa maestà.
Gravel. Avrete capito di che sto parlando. Ha visto la luce ormai un anno fa e insieme abbiamo percorso 1200 km, un quinto del mio totale (ho controllato su Strava). È solo un quinto, ma l'ho gustato tutto, mai noioso. Ho esplorato decine di strade bianche, ormai scomparse dalle mappe. Ho pedalato su argini fluviali, resistendo alla tentazione di seguirli fino al mare. Ho solcato la nebbia padana quando l'asfalto sarebbe stato un suicidio. Come abbiamo potuto fare a meno della gravel in tutti questi anni? Non si chiamava così, ma è stata la bici dei nostri nonni, rimasta ad attenderci in cantina mentre noi ci dedicavamo a super specialissime e full suspended in carbonio. Ma ora è tornata.
Volete condividere con noi la vostra bici e i vostri racconti? Mandateci una mail a info@bikechannel.it con una foto della vostra bici e raccontanteci la sua storia, come l'avete incontrata, come è cambiata nel tempo, quali avventure avete vissuto insieme e quali saranno le prossime.
1/ La Giant di Massimiliano
2/ La Roubaix di Marco
3/ Heidi e la sua "Rosy"
4/ Il messaggio di Stefano
5/ La BMC di Claudio
6/ La Gravity Bike di Juri
7/ La Piton di Marco
8/ Il Tandem di Pierluigi
9/ La Argon 18 di Andrea
10/ La Rockhopper di Lido
11/ La e-bike di Alberto
12/ La Bianchi di Andrea
13/ La Pinarello di Renato