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Giro100: amore infinito
C'è un lungo filo rosa che tiene unito il Giro all'Italia. Ci sono alle spalle 99 edizioni. Ognuna con le sue storie e le sue curiosità. Ognuna coi suoi campioni e i suoi personaggi. Ognuna coi suoi luoghi e le sue salite. La lunga vita della corsa cominciò un'alba di primavera del 1909 a Milano. La città che quest'anno accoglierà l'epilogo del Giro 100. Su questo filo rosa scorre un amore infinito, che è anche lo slogan scelto per imprimere nella memoria di tutti questa edizione particolare, unica e suggestiva. "La corsa a tappe più dura al mondo nel paese più bello del mondo"... ce lo diciamo noi, ma lo riconoscono in molti anche dall'esterno. Perchè il Tour è il Tour non ci piove e vincerlo probabilmente regala una gloria (anche mediatica) senza eguali, ma il fascino della nostra corsa e della nostra terra ha un che di unico.
E allora godiamocelo questo Giro 100. Che toccherà Sardegna e Sicilia (passando dall'Etna), farà sentire la passione delle regioni del Sud e poi risalirà la china fino alle montagne. Già, quelle salite che anche quest'anno saranno la giuria suprema per decretare chi si impossesserà del trofeo senza fine. Un Giro che ricorderà Coppi e Bartali coi passaggi da Castellania e Ponte a Ema, che ci farà tornare in mente i brividi regalatici da Marco Pantani nel 1999 a Oropa e tornerà ad arrampicarsi sui tornanti dello Stelvio.
Ma percorso, campioni in gara, vincitori e vinti ci interessano fino a un certo punto. Perchè la vera essenza del Giro è quello che aleggia intorno alla corsa rosa. Dalle migliaia e migliaia di persone che scendono in strada aspettando di vedere passare la carovana anche solo per pochi secondi ai paesaggi che cambiano ogni giorno. Il Giro è lo stupore negli occhi dei bambini, è l'euforia nel villaggio di partenza, è l'applauso incessante che accompagna il plotone dal chilometro zero di ogni tappa fino allo striscione dell'arrivo. Il Giro sono le urla di incitamento e le grigliate di carne, con boccali di birra annessa, dei tifosi che aspettano sui grandi passi alpini o dolomitici. Il Giro è il senso di far parte di una grande festa e di un grande evento collettivo. Del quale ci si sente parte anche solo stando davanti alla tv a guardare le tappe. Perchè il Giro ci appartiene, ci emoziona e ci contagia. Applaudiremo e ameremo vincitori e sconfitti, corridori italiani e stranieri. E a Milano, quando tutto finirà, forse ci verrà qualche lacrima di nostalgia, consapevoli del fatto che dovremo attendere un altro anno prima di rivivere questo spettacolo.
Il Giro d'Italia è il nostro evento, è il nostro vanto, è il nostro orgoglio. Forse è proprio per questo che ci fa sentire questo amore infinito...
Luca Gregorio
(foto via Lifegate)
E allora godiamocelo questo Giro 100. Che toccherà Sardegna e Sicilia (passando dall'Etna), farà sentire la passione delle regioni del Sud e poi risalirà la china fino alle montagne. Già, quelle salite che anche quest'anno saranno la giuria suprema per decretare chi si impossesserà del trofeo senza fine. Un Giro che ricorderà Coppi e Bartali coi passaggi da Castellania e Ponte a Ema, che ci farà tornare in mente i brividi regalatici da Marco Pantani nel 1999 a Oropa e tornerà ad arrampicarsi sui tornanti dello Stelvio.
Ma percorso, campioni in gara, vincitori e vinti ci interessano fino a un certo punto. Perchè la vera essenza del Giro è quello che aleggia intorno alla corsa rosa. Dalle migliaia e migliaia di persone che scendono in strada aspettando di vedere passare la carovana anche solo per pochi secondi ai paesaggi che cambiano ogni giorno. Il Giro è lo stupore negli occhi dei bambini, è l'euforia nel villaggio di partenza, è l'applauso incessante che accompagna il plotone dal chilometro zero di ogni tappa fino allo striscione dell'arrivo. Il Giro sono le urla di incitamento e le grigliate di carne, con boccali di birra annessa, dei tifosi che aspettano sui grandi passi alpini o dolomitici. Il Giro è il senso di far parte di una grande festa e di un grande evento collettivo. Del quale ci si sente parte anche solo stando davanti alla tv a guardare le tappe. Perchè il Giro ci appartiene, ci emoziona e ci contagia. Applaudiremo e ameremo vincitori e sconfitti, corridori italiani e stranieri. E a Milano, quando tutto finirà, forse ci verrà qualche lacrima di nostalgia, consapevoli del fatto che dovremo attendere un altro anno prima di rivivere questo spettacolo.
Il Giro d'Italia è il nostro evento, è il nostro vanto, è il nostro orgoglio. Forse è proprio per questo che ci fa sentire questo amore infinito...
Luca Gregorio
(foto via Lifegate)