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Redazione

Giro100: Polanc fugge sull'Etna

Si parte dopo il riposo, e già questo è un problema. Si parte da un'altra isola, e questo forse è un sollievo, almeno per chi nei primi tre giorni ha dovuto tirare il gruppo nel vento. Si parte per il primo arrivo in salita, e questa è una minaccia per tutti. Da Cefalù all'Etna, da trenta a duemila metri di quota, dal mare al vulcano più alto dell'Europa continentale. Sono 181 chilometri di fatica, ad eccezione dei primi 55, pianeggianti e con lo sguardo perso nell'azzurro del mare, poi è tutto un su e giù. Un'altalena che inizia dall'emozione, quella che travolge gruppo e pubblico nel minuto di silenzio dedicato a Wouter Weylandt, che proprio alla corsa rosa salutava la vita terrena, sei anni orsono, scendendo dal Passo del Bocco.

E' un'emozione da cui provano a sfuggire in quattro, numero costante delle fughe di questo avvio di Giro, così come costante è la presenza di Gazprom e Dimension Data, alla quarta fuga in quattro tappe. Con i loro rappresentanti Pavel Brutt e Jacques Janse Van Rensburg ci sono Jan Polanc ed Eugenio Alafaci, mandato in avanscoperta dalla Trek con la richiesta di non spendere troppo. Un quartetto tagliato su misura per gli attacchi da lontano, con la benedizione del gruppo di Fernando Gaviria, che sui Monti Nebrodi concede ai quattro sino a otto minuti di vantaggio, mentre in coda si registra il primo ritiro del Giro: è Rohan Dennis che saluta la comitiva, acciaccato dalla caduta di Cagliari.

I fuggitivi si dimezzano quando l'Etna comincia a impennarsi su pendenza sensibili e in coda si va formando il gruppetto di velocisti e passisti. A 25 chilometri dall'arrivo Janse van Rensburg e Polanc hanno ancora cinque minuti di speranza a cui appigliarsi. E un vulcano da scalare. Per lo sloveno, abituato a faticare in fuga come già fece per conquistare una tappa al Giro del 2015, è una sfida accettabile. Alle sue spalle intanto accade un po' di tutto: Javi Moreno aggredisce Diego Rosa in mezzo al gruppo, Fernando Gaviria sbaglia strada e spezza in due il plotone, Steven Kruijswijk e Ilnur Zakarin restano in mezzo tra le due metà, finendo per terra. Poi a 16 chilometri dal traguardo attacca Paolo Tiralongo.

L'aveva promesso nei giorni scorso il 39enne siciliano, in gara per il suo ultimo Giro. Voleva provarci sulle strade di casa, voleva farlo perchè qualche settimana fa aveva un appuntamento su queste strade per un ritiro di allenamento, e l'appuntamento era con Michele Scarponi. Tiralongo doveva questo attacco all'amico e compagno di pedalate, e poco importa che sia durato poco, soffocato dall'età, dalle gambe e forse anche dall'emozione: è il gesto che conta. Ci provano anche Pierre Rolland e Jesper Hansen, ma il protagonista è nuovamente il vento. Ai meno tre persino Vincenzo Nibali, scatto dovuto al suo pubblico, ma dura il tempo di una fiammata. Gli ultimi chilometri di salita sono percorsi da un gruppo di una ventina di uomini disposto lungo tutta la strada, l'unico a forzare il passo è Zakarin, che riesce a guadagnare una decina di secondi e portarseli al traguardo. Una progressione elegante che non basta per avvicinare Jan Polanc, che chiude dando di spalle per la fatica ma commosso con le braccia al cielo. La tappa è sua, la maglia rosa di Bob Jungels, il Giro ancora alla portata di tutti.


Ordine d'arrivo:
01. Jan Polanc 04h55'58"
02. Ilnur Zakarin a 19"
03. Geraint Thomas a 29"
04. Thibaut Pinot st
05. Dario Cataldo
06. Tom Dumoulin
07. Bob Jungels
08. Adam Yates
09. Bauke Mollema
10. Vincenzo Nibali

Classifica generale:
01. Bob Jungels 19h41'56
02. Geraint Thomas a 06"
03. Adam Yates a 10"
04. Vincenzo Nibali st
05. Domenico Pozzovivo
06. Nairo Quintana
07. Tom Dumoulin
08. Bauke Mollema
09. Mikel Landa Meana
10. Thibaut Pinot




Filippo Cauz
(foto via Giro d'Italia)