Immagine
Salvaiciclisti: modifiche al CdS subito
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Salvaiciclisti, associazione nata sull'onda della campagna "Città a misura di bicicletta" che nel 2012 coinvolse buona parte del movimento ciclistico italiano per chiedere maggiore sicurezza sulle strade per chi pedala.
"Dieci, cento, mille volte. Sempre le stesse parole. #bastamortinstrada. Portare avanti subito modifiche al Codice della Strada".
Noi eravamo quelli che gridavano "basta morti in strada".
Poi son passati gli anni. E mentre ci abituavamo al frastuono degli urti, le urla, il sangue e le bare, quella corsa folle e inarrestabile che qualcuno ostinatamente associa al "progresso" si è presa qualche altra decina di migliaia di vite umane. Come una guerra. Quante volte l’abbiamo scritto? Dieci, cento, mille volte.
E son trent’anni che ci sgoliamo. Qualcuno da venti, qualcun altro da dieci. Salvaiciclisti dal 2012 con 50.000 persone scese in strada. E mentre gridavamo "basta morti in strada" ci lasciava anche Michele Scarponi, il campione. E prima l'amico Luca che aveva disegnato il logo di Salvaiciclisti. E ora lotta con la morte Nicky Hayden che nella vita correva a 340 km/h. Beffardo incontrare la tragedia in bicicletta. Ma non sono loro ne' i loro incidenti il punto. E non lo è neanche la bicicletta. O i ciclisti. Non ci interessano in fondo neanche le singole dinamiche degli incidenti. Ognuna è differente e le colpe ben distribuite.
Il punto, anzi il grande dramma, sta lì riposto un po' in ombra, in mezzo, fra Scarponi e Hayden. Sono i diecimila, ventimila, centomila uomini, donne, bambini anonimi che attraversavano la strada, che pedalavano a bordo strada, che spingevano la propria moto verso mete che non conosceremo mai, che scherzavano e parlottovano in auto prima dello schianto. Sono i numeri della guerra (4200 morti l’anno in Italia la media del ventennio 1997-2017) a cui siamo abituati e assuefatti il grande Male contro cui lottiamo da anni.
Si può prevenire? Sì. Come? Lo abbiamo scritto, raccontato, urlato, dieci, cento, mille volte.
Ma c’è chi rema contro. C’è una parte sbagliata.
Chi non vuole abbassare la velocità nei centri urbani è la parte sbagliata.
Chi non vuole riequilibrare gli spazi nelle strade è la parte sbagliata.
Chi si scaglia contro autovelox, photored o altri sistemi preventivi è la parte sbagliata.
Chi rema contro l’approvazione delle modifiche al codice della strada a favore della mobilità nuova è la parte sbagliata.
Ecco. C'è una proposta di modifica del Codice della Strada da attuare, bloccata in Senato. Serve per salvare le vite umane. Forse non basterà. Anzi non basterà di certo. Ma se non la verrà approvata qualcuno non sarà solo più "la parte sbagliata". Sarà connivente.
Dieci, cento, mille volte. Sempre le stesse parole.
Paolo Bellino, delegato alla ciclabilità Comune di Roma
Sandro Calmanti, presidente Salvaiciclisti Roma
Simona Larghetti, presidente Salvaiciclisti Bologna
Paolo Pinzuti, giornalista, ideatore di Salvaiciclisti
Giuseppe Piras, Salvaiciclisti Torino
Fabio Zanchetta, presidente Bike Pride Fiab Torino
"Dieci, cento, mille volte. Sempre le stesse parole. #bastamortinstrada. Portare avanti subito modifiche al Codice della Strada".
Noi eravamo quelli che gridavano "basta morti in strada".
Poi son passati gli anni. E mentre ci abituavamo al frastuono degli urti, le urla, il sangue e le bare, quella corsa folle e inarrestabile che qualcuno ostinatamente associa al "progresso" si è presa qualche altra decina di migliaia di vite umane. Come una guerra. Quante volte l’abbiamo scritto? Dieci, cento, mille volte.
E son trent’anni che ci sgoliamo. Qualcuno da venti, qualcun altro da dieci. Salvaiciclisti dal 2012 con 50.000 persone scese in strada. E mentre gridavamo "basta morti in strada" ci lasciava anche Michele Scarponi, il campione. E prima l'amico Luca che aveva disegnato il logo di Salvaiciclisti. E ora lotta con la morte Nicky Hayden che nella vita correva a 340 km/h. Beffardo incontrare la tragedia in bicicletta. Ma non sono loro ne' i loro incidenti il punto. E non lo è neanche la bicicletta. O i ciclisti. Non ci interessano in fondo neanche le singole dinamiche degli incidenti. Ognuna è differente e le colpe ben distribuite.
Il punto, anzi il grande dramma, sta lì riposto un po' in ombra, in mezzo, fra Scarponi e Hayden. Sono i diecimila, ventimila, centomila uomini, donne, bambini anonimi che attraversavano la strada, che pedalavano a bordo strada, che spingevano la propria moto verso mete che non conosceremo mai, che scherzavano e parlottovano in auto prima dello schianto. Sono i numeri della guerra (4200 morti l’anno in Italia la media del ventennio 1997-2017) a cui siamo abituati e assuefatti il grande Male contro cui lottiamo da anni.
Si può prevenire? Sì. Come? Lo abbiamo scritto, raccontato, urlato, dieci, cento, mille volte.
Ma c’è chi rema contro. C’è una parte sbagliata.
Chi non vuole abbassare la velocità nei centri urbani è la parte sbagliata.
Chi non vuole riequilibrare gli spazi nelle strade è la parte sbagliata.
Chi si scaglia contro autovelox, photored o altri sistemi preventivi è la parte sbagliata.
Chi rema contro l’approvazione delle modifiche al codice della strada a favore della mobilità nuova è la parte sbagliata.
Ecco. C'è una proposta di modifica del Codice della Strada da attuare, bloccata in Senato. Serve per salvare le vite umane. Forse non basterà. Anzi non basterà di certo. Ma se non la verrà approvata qualcuno non sarà solo più "la parte sbagliata". Sarà connivente.
Dieci, cento, mille volte. Sempre le stesse parole.
Paolo Bellino, delegato alla ciclabilità Comune di Roma
Sandro Calmanti, presidente Salvaiciclisti Roma
Simona Larghetti, presidente Salvaiciclisti Bologna
Paolo Pinzuti, giornalista, ideatore di Salvaiciclisti
Giuseppe Piras, Salvaiciclisti Torino
Fabio Zanchetta, presidente Bike Pride Fiab Torino