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Redazione

Giro100: Jungels fa festa a Bergamo

Ognuno dei tornanti in discesa da Selvino ha un nome. L'idea è dei ciclisti del Veloclub Selvino, che così hanno voluto omaggiare la centesima edizione del Giro sulla loro salita. Il primo, all'uscita del paese, una volta superati alberghi, ristoranti e persino una seggiovia, si chiama Felice Gimondi. Inevitabile. Seguono Ivan Gotti e Paolo Savoldelli, e poi i Pesenti, gli Algeri e i Baronchelli, e poi giù fino a valle, passando per Beppe Turbo Guerini, Giupponi e Pinotti, fino a Diego Magoni, diciannovesimo e ultimo. C'è una caratteristica unica che li tiene insieme, semplicemente sono tutti bergamaschi.

Bergamo, la sua provincia di mille fabbriche e diecimila paesi, le sue montagne e le sue valli, sono un'arteria principale del ciclismo in Italia, e nel mondo intero. Lo si respira a pieni polmoni, osservando ciclisti di tutte le età che affollano le strade in ogni fine settimana (e non solo), lo si inala ancora di più al passaggio del Giro, misto ai fumi delle grigliate. Il ciclismo chiama, e Bergamo risponde. Una folla ininterrotta da Zogno su per tutti i nove chilometri del Miragolo San Salvatore, una partecipata festa a Selvino, una vera e propria bolgia all'ingresso di Bergamo, sulle rampe della Boccola dove le urla della folla, dice il vincitore di tappa Bob Jungels, riuscivano persino a sovrastare quelle di Davide Bramati alla radiolina.

E' una continua pedalata nella storia quella del Giro100, che oggi tocca la città orobica a 50 anni dal primo trionfo di Gimondi, invitato sul palco a premiare il giovane talento della Quick-Step, che ha saputo regolare i dodici compagni d'attacco con uno sprint potete, cristallino e bello come il sole che bacia la città e le sue guance arrossate. E' un corridore di razza, Bob Jungels, il cui talento è tornato a emergere con prepotenza dopo un ambientamento tra i professionisti più lungo del previsto. Al Giro è arrivato da capitano, si è prestato come gregario fondamentale all'irruenza di Fernando Gaviria, e ora si riprende baci, fiori e scene. Ha una maglia gialla da difendere e un'ultima settimana da assaltare, da quanto mostrato oggi è più che pronto.

Alle spalle di Jungels ha sprintato addirittura Nairo Quintana, a conclusione di una giornata tutt'altro che facile per il capitano della Movistar, caduto nella discesa del Miragolo mentre il gruppo cercava di ricucire sui fuggitivi Janse van Rensburg, Molard, Deignan, Amezqueta, Barbin, tallonati dai due attaccanti utopisti, Pierre Rolland e Luis Leon Sanchez. Quella di Quintana non è stata l'unica caduta a caratterizzare la giornata, purtroppo. Dopo il colombiano è toccato a Kenny Ellissonde e Davide Formolo, a contatto con l'asfalto dei tornanti dedicati ai campioni orobici. Chi ha avuto la peggio però è stato Tanel Kangert, estromesso di corsa da un paletto non segnalato, a dieci chilometri dal traguardo, che l'ha fatto decollare e ruzzolare al suolo con un gomito fratturato. L'estone è costretto a salutare il Giro dalla settima posizione, alla vigilia delle montagne che cambieranno tutto o non cambieranno niente. Domani si riposa, poi sarà il turno di Mortirolo e Stelvio; sarà un riposo preoccupato per molti.


Ordine d'arrivo:
01. Bob Jungels 04h16'51"
02. Nairo Quintana st
03. Thibaut Pinot
04. Adam Yates
05. Domenico Pozzovivo
06. Patrick Konrad
07. Vincenzo Nibali
08. Tom Dumoulin
09. Ilnur Zakarin
10. Bauke Mollema

Classifica generale:
01. Tom Dumoulin 63h48'08"
02. Nairo Quintana 02'41"
03. Thibaut Pinot 03'21"
04. Vincenzo Nibali 03'40"
05. Ilnur Zakarin 04'24"
06. Bauke Mollema 04'32"
07. Domenico Pozzovivo 04'59"
08. Bob Jungels 05'18"
09. Andrey Amador 06'01"
10. Steven Kruijswijk 07'03"


Filippo Cauz, Bergamo
(foto via Giro d'Italia)