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Tour: prima fuga, poi volata
Ci hanno sperato sino all'ultimo momento, sino all'ultimo chilometro, i fuggitivi. E avevano ragione, nonchè pieno merito, per sperarci, ma il luogo comune dice che il Tour è il Tour, e il Tour quest'anno vuol dire volata. Gli ultimi ad arrendersi sono stati Taylor Phinney e Yoann Offredo, due titani della resistenza e dell'attacco. Gli ultimi prima di una volata tanto certa quanto bagnata, il cui vincitore non poteva che essere quello designato in partenza.
E' la prima tappa in linea del Tour, dopo la mini-crono di apertura che ha lasciato più segni di quanti ce ne si poteva aspettare, e il primo attacco inevitabilmente arriva subito. Poche centinaia di metri dalla bandierina, e il primo a partire è Laurent Pichon. Francese, di una professional transalpina senza velocisti, non fosse che siamo ancora in Germania sarebbe tutto perfetto. Tanto che nessuno degli squadroni osa rovinare una tale armonia. I primi a rientrare sono Thomas Boudat e Taylor Phinney, poco dopo arriva Yoann Offredo. Tre professional e una World Tour, due grandi pistard, un attaccante straordinario e chi ci mette la miccia. Tutto torna, via libera.
I quattro se ne vanno e la Germania saluta il Tour come lo ha accolto: sotto la pioggia. Mentre in gruppo si stringono mantelline e scompaiono i colori distintivi, mentre si cerca di controllare coi freni bici per loro natura ingovernabili sull'asfalto bagnato, tra fuggitivi e inseguitori va in scena il più classico degli inseguimenti sbilanciati. Davanti prendono tre minuti, poi due, poi uno e mezzo, poi due e mezzo, poi due... dietro il gruppo ha due facce, quella di Tiago Machado (compagno di Alexander Kristoff) e quella di Julien Vermote, per Marcel Kittel. Le variazioni sul tema sono poche, dove con poche si intende pressochè nulle. Talvolta si affaccia in testa al gruppo un compagno di Mark Cavendish o di Arnaud Démare, ma sono presenze effimere, più che altro di controllo, così come la guardia bianca degli Sky poche posizioni più indietro.
E' un equilibrio dinamico destinato a durare sino al finale di tappa, se non fosse che nel ciclismo esiste pure l'imprevisto, e di questi tempi si chiama caduta. A trenta chilometri da Liegi la testa del gruppo si infila in una rotonda-aquapark che le bici di oggi non sanno più governare e la caduta è un domino. Sull'asfalto si trovano, tra gli altri, anche Chris Froome e Romain Bardet. Le loro squadre si schierano, quelle dei velocisti attendono, i fuggitivi sperano. E' speranza vana, purtroppo, anche dopo l'ultimo GPM, dove Phinney va a conquistare la maglia a pois e Offredo il numero rosso del combattivo di giornata. Dietro si smette di fare calcoli e si cominicia a tirare, davanti Offredo, che i calcoli non sa proprio cosa siano, prova a spremere le ultime gocce di acido lattico dalle ginocchia. La volata però incombe, e il ricongiugimento, più crudele che mai, arriva giusto negli ultimi mille metri. Sonny Colbrelli ci prova, Marcel Kittel fa tutto da sè, Arnaud Démare prova a sfruttarne la scia, Andrè Greipel osserva invidioso: la storia è già scritta, ed è quella che ha scritto Vermote in quei chilometri a tirare da solo con l'intero gruppo sulle spalle, fino alla vittoria di Kittel.
A Liegi il Tour ci arriva senza il padrone di casa, che non è belga ma si chiama Alejandro Valverde (frattura di rotula e astragalo per il murciano) ma quantomeno premia la formazione-faro delle classiche, a coronare un lavoro di squadra da applausi. E domani, con partenza a pochi chilometri di distanza, a Vervier, è proprio ai classicomani che è destinata una delle poche chances di questo Tour. Philippe Gilbert, Greg van Avermaet, Peter Sagan e compagni hanno già il naso puntato; le squadre dei velocisti anche, però.
Ordine d'arrivo:
01. Marcel Kittel 04h37'06"
02. Arnaud Démare st
03. André Greipel
04. Mark Cavendish
05. Dylan Groenewegen
06. Sonny Colbrelli
07. Ben Swift
08. Nacer Bouhanni
09. Michael Matthews
10. Peter Sagan
Classifica generale:
01. Geraint Thomas 16'04"
02. Stefan Küng a 05"
03. Marcel Kittel a 06"
04. Vasil Kiryienka a 07"
05. Matteo Trentin a 10"
06. Christopher Froome a 12"
07. Jos van Emden a 15"
08. Michal Kwiatkowski st
09. Edvald Boasson Hagen a 16"
10. Nikias Arndt st
Filippo Cauz
(foto via Tour de France)
E' la prima tappa in linea del Tour, dopo la mini-crono di apertura che ha lasciato più segni di quanti ce ne si poteva aspettare, e il primo attacco inevitabilmente arriva subito. Poche centinaia di metri dalla bandierina, e il primo a partire è Laurent Pichon. Francese, di una professional transalpina senza velocisti, non fosse che siamo ancora in Germania sarebbe tutto perfetto. Tanto che nessuno degli squadroni osa rovinare una tale armonia. I primi a rientrare sono Thomas Boudat e Taylor Phinney, poco dopo arriva Yoann Offredo. Tre professional e una World Tour, due grandi pistard, un attaccante straordinario e chi ci mette la miccia. Tutto torna, via libera.
I quattro se ne vanno e la Germania saluta il Tour come lo ha accolto: sotto la pioggia. Mentre in gruppo si stringono mantelline e scompaiono i colori distintivi, mentre si cerca di controllare coi freni bici per loro natura ingovernabili sull'asfalto bagnato, tra fuggitivi e inseguitori va in scena il più classico degli inseguimenti sbilanciati. Davanti prendono tre minuti, poi due, poi uno e mezzo, poi due e mezzo, poi due... dietro il gruppo ha due facce, quella di Tiago Machado (compagno di Alexander Kristoff) e quella di Julien Vermote, per Marcel Kittel. Le variazioni sul tema sono poche, dove con poche si intende pressochè nulle. Talvolta si affaccia in testa al gruppo un compagno di Mark Cavendish o di Arnaud Démare, ma sono presenze effimere, più che altro di controllo, così come la guardia bianca degli Sky poche posizioni più indietro.
E' un equilibrio dinamico destinato a durare sino al finale di tappa, se non fosse che nel ciclismo esiste pure l'imprevisto, e di questi tempi si chiama caduta. A trenta chilometri da Liegi la testa del gruppo si infila in una rotonda-aquapark che le bici di oggi non sanno più governare e la caduta è un domino. Sull'asfalto si trovano, tra gli altri, anche Chris Froome e Romain Bardet. Le loro squadre si schierano, quelle dei velocisti attendono, i fuggitivi sperano. E' speranza vana, purtroppo, anche dopo l'ultimo GPM, dove Phinney va a conquistare la maglia a pois e Offredo il numero rosso del combattivo di giornata. Dietro si smette di fare calcoli e si cominicia a tirare, davanti Offredo, che i calcoli non sa proprio cosa siano, prova a spremere le ultime gocce di acido lattico dalle ginocchia. La volata però incombe, e il ricongiugimento, più crudele che mai, arriva giusto negli ultimi mille metri. Sonny Colbrelli ci prova, Marcel Kittel fa tutto da sè, Arnaud Démare prova a sfruttarne la scia, Andrè Greipel osserva invidioso: la storia è già scritta, ed è quella che ha scritto Vermote in quei chilometri a tirare da solo con l'intero gruppo sulle spalle, fino alla vittoria di Kittel.
A Liegi il Tour ci arriva senza il padrone di casa, che non è belga ma si chiama Alejandro Valverde (frattura di rotula e astragalo per il murciano) ma quantomeno premia la formazione-faro delle classiche, a coronare un lavoro di squadra da applausi. E domani, con partenza a pochi chilometri di distanza, a Vervier, è proprio ai classicomani che è destinata una delle poche chances di questo Tour. Philippe Gilbert, Greg van Avermaet, Peter Sagan e compagni hanno già il naso puntato; le squadre dei velocisti anche, però.
Ordine d'arrivo:
01. Marcel Kittel 04h37'06"
02. Arnaud Démare st
03. André Greipel
04. Mark Cavendish
05. Dylan Groenewegen
06. Sonny Colbrelli
07. Ben Swift
08. Nacer Bouhanni
09. Michael Matthews
10. Peter Sagan
Classifica generale:
01. Geraint Thomas 16'04"
02. Stefan Küng a 05"
03. Marcel Kittel a 06"
04. Vasil Kiryienka a 07"
05. Matteo Trentin a 10"
06. Christopher Froome a 12"
07. Jos van Emden a 15"
08. Michal Kwiatkowski st
09. Edvald Boasson Hagen a 16"
10. Nikias Arndt st
Filippo Cauz
(foto via Tour de France)