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Tour: è già il giorno di Sagan
Terzo giorno di Tour de France... e finalmente France. Dopo la partenza dalla Germania, con una risposta di pubblico impressionante, l'arrivo in Belgio (dove il pubblico è talmente caldo e innamorato che non fa nemmeno più notizia) e un fugace passaggio dal Lussemburgo, oggi la corsa francese è entrata in patria, e qui resterà sino alla fine, sino a Parigi. Duecentododici chilometri in programma e un arrivo che è un atto di fede. Il traguardo infatti è in cima alla breve Côte de Religieuses: arrivo in salita, insomma, in salitella, preceduto da una strettoia micidiale che obbliga ad una volata lunghissima, lunga tanto la tensione dell'intera giornata.
212 chilometri in programma, 207 all'arrivo e già parte la fuga, sono stati necessari ben cinquemila metri per il via libera, concesso quando in azione si è mosso Adam Hansen. E' uno di quei casi in cui nessuno può avere da obiettare. Come dire di no all'australiano, corridore amato da tutti, compagni di squadra in primis, e giunto al diciottesimo grande giro consecutivo? I primi a prendere la ruota di Hansen sono Romain Hardy e Nils Politt; dietro di loro il gruppo si sgrana in avanti, spacchettato da individui e gruppetti che sperano di agganciarsi alla fuga in formazione, quella che ha avuto la benedizione popolare. Al chilometro 13 rientrano Romain Sicard, Nathan Brown e Frederik Backaert. Sei è un buon numero: liberi di andare ma non troppo, un paio di minuti e poco più. Tanto basta per assegnare ai fuggitivi i punti dei GPM, ma per mantenere altresì in cassaforte per i capitani la vittoria di tappa.
Quando tutto sembra procedere in quiete, in serena attesa di fuochi d'artificio finale, qualcuno però si sente chiamato in causa. Sessanta chilometri al traguardo e suona la sveglia per tre furie dell'attacco: Thomas De Gendt, Lilian Calmejane e Pierre-Luc Perichon. Corridori molto diversi ma uniti dalla passione per il vento in faccia. I tre vanno al contrattacco, rientrano sui primi sei, e cominciano a portarli a spasso, De Gendt su tutti. Tanto che da solo l'uomo di Sint-Niklaas ricostruisce un margine di sicurezza per i primi, che parevano ormai pronti ad estrarre la bandiera bianca, e poi si porta via i suoi due compagni di contrattacco, insieme all'altro Fortuneo Hardy. Uno sfoggio di potenza sufficiente per svuotargli il serbatoio. Ai meno 20 si spegne De Gendt e con lui la fuga; resta la solita sfida, tra chi fa calcoli precisi e chi non li fa nemmeno. Davanti Calmejane da solo, dando tutto ciò che gli resta, dietro il gruppo che pazienta, sbuffa, calcola, accelera.
L'arrivo è in salita chiama gli uomini delle classiche, Philippe Gilbert, Peter Sagan, Greg van Avermaet... ed è proprio in appoggio al campione olimpico che la BMC aggredisce l'ultima côte a ritmo indiavolato, tanto che in testa da solo si ritrova addirittura capitan Richie Porte, marcato a uomo da Alberto Contador. Uomini di classifica, che qui c'entrano poco: il madrileño si rialza, fa quasi il buco al tasmaniano che si interroga a breve sul da farsi, giusto il tempo di ammirare l'irruzione dell'arcobaleno di Peter Sagan. L'iridato è già al comando a traguardo lontano, ma è una di quelle giornate in cui nulla può sconfiggerlo, tanto che continua a girarsi per rispondere alla sfida degli avversari... che non arriva. A mettere in discussione le sue certezze ci pensa un pedale che si sgancia nel momento sbagliato, ma stiamo sempre parlando di Peter Sagan. Lo slovacco si riaggancia quasi senza esitare e torna a sprintare, lasciando solo un piccolo, ingiustificato brivido nell'assistere alla rimonta di Micheal Matthews. "Ho fatto la volata con una gamba sola", dirà al traguardo. Evidentemente era sufficiente.
Ordine d'arrivo:
01. Peter Sagan 05h07'19"
02. Michael Matthews st
03. Daniel Martin
04. Greg Van Avermaet
05. Alberto Bettiol a 02"
06. Arnaud Démare st
07. Jakob Fuglsang
08. Geraint Thomas
09. Christopher Froome
10. RafaÅ Majka
Classifica generale:
01. Geraint Thomas 10h00'31"
02. Christopher Froome a 12"
03. Michael Matthews st
04. Peter Sagan a 13"
05. Edvald Boasson Hagen a 16"
06. Pierre Roger Latour a 25"
07. Philippe Gilbert a 30"
08. MichaÅ Kwiatkowski a 32"
09. Tim Wellens st
10. Nikias Arndt a 34"
Filippo Cauz
(foto via A.S.O.)
212 chilometri in programma, 207 all'arrivo e già parte la fuga, sono stati necessari ben cinquemila metri per il via libera, concesso quando in azione si è mosso Adam Hansen. E' uno di quei casi in cui nessuno può avere da obiettare. Come dire di no all'australiano, corridore amato da tutti, compagni di squadra in primis, e giunto al diciottesimo grande giro consecutivo? I primi a prendere la ruota di Hansen sono Romain Hardy e Nils Politt; dietro di loro il gruppo si sgrana in avanti, spacchettato da individui e gruppetti che sperano di agganciarsi alla fuga in formazione, quella che ha avuto la benedizione popolare. Al chilometro 13 rientrano Romain Sicard, Nathan Brown e Frederik Backaert. Sei è un buon numero: liberi di andare ma non troppo, un paio di minuti e poco più. Tanto basta per assegnare ai fuggitivi i punti dei GPM, ma per mantenere altresì in cassaforte per i capitani la vittoria di tappa.
Quando tutto sembra procedere in quiete, in serena attesa di fuochi d'artificio finale, qualcuno però si sente chiamato in causa. Sessanta chilometri al traguardo e suona la sveglia per tre furie dell'attacco: Thomas De Gendt, Lilian Calmejane e Pierre-Luc Perichon. Corridori molto diversi ma uniti dalla passione per il vento in faccia. I tre vanno al contrattacco, rientrano sui primi sei, e cominciano a portarli a spasso, De Gendt su tutti. Tanto che da solo l'uomo di Sint-Niklaas ricostruisce un margine di sicurezza per i primi, che parevano ormai pronti ad estrarre la bandiera bianca, e poi si porta via i suoi due compagni di contrattacco, insieme all'altro Fortuneo Hardy. Uno sfoggio di potenza sufficiente per svuotargli il serbatoio. Ai meno 20 si spegne De Gendt e con lui la fuga; resta la solita sfida, tra chi fa calcoli precisi e chi non li fa nemmeno. Davanti Calmejane da solo, dando tutto ciò che gli resta, dietro il gruppo che pazienta, sbuffa, calcola, accelera.
L'arrivo è in salita chiama gli uomini delle classiche, Philippe Gilbert, Peter Sagan, Greg van Avermaet... ed è proprio in appoggio al campione olimpico che la BMC aggredisce l'ultima côte a ritmo indiavolato, tanto che in testa da solo si ritrova addirittura capitan Richie Porte, marcato a uomo da Alberto Contador. Uomini di classifica, che qui c'entrano poco: il madrileño si rialza, fa quasi il buco al tasmaniano che si interroga a breve sul da farsi, giusto il tempo di ammirare l'irruzione dell'arcobaleno di Peter Sagan. L'iridato è già al comando a traguardo lontano, ma è una di quelle giornate in cui nulla può sconfiggerlo, tanto che continua a girarsi per rispondere alla sfida degli avversari... che non arriva. A mettere in discussione le sue certezze ci pensa un pedale che si sgancia nel momento sbagliato, ma stiamo sempre parlando di Peter Sagan. Lo slovacco si riaggancia quasi senza esitare e torna a sprintare, lasciando solo un piccolo, ingiustificato brivido nell'assistere alla rimonta di Micheal Matthews. "Ho fatto la volata con una gamba sola", dirà al traguardo. Evidentemente era sufficiente.
Ordine d'arrivo:
01. Peter Sagan 05h07'19"
02. Michael Matthews st
03. Daniel Martin
04. Greg Van Avermaet
05. Alberto Bettiol a 02"
06. Arnaud Démare st
07. Jakob Fuglsang
08. Geraint Thomas
09. Christopher Froome
10. RafaÅ Majka
Classifica generale:
01. Geraint Thomas 10h00'31"
02. Christopher Froome a 12"
03. Michael Matthews st
04. Peter Sagan a 13"
05. Edvald Boasson Hagen a 16"
06. Pierre Roger Latour a 25"
07. Philippe Gilbert a 30"
08. MichaÅ Kwiatkowski a 32"
09. Tim Wellens st
10. Nikias Arndt a 34"
Filippo Cauz
(foto via A.S.O.)