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Redazione

Tour: il giorno di Fabio Aru

Quale modo migliore per seppellire un pomeriggio, una sera e una mattinata di polemiche che finalmente un arrivo in salita? Il Tour riparte senza l'espulso Peter Sagan e il fratturato Mark Cavendish, ma pieno di speranze per una giornata che giustifica le aspettative, quelle dei fuggitivi, di chi spera di sfilare la maglia gialla a Geraint Thomas e di chi quella maglia vorrà indossarla a Parigi. Tra questi, al traguardo irrompe il nome che non ti aspetti, quello di Fabio Aru, a coronare 2000 metri di resistenza dopo una giornata di inseguimento a tutta velocità.

La tappa comincia a Vittel quando il gruppo è avvisato dal segnale ormai internazionalmente accettato. No, non una bandiera che si abbassa ma uno scatto di Thomas de Gendt. A rimorchio del belga si forma subito un gruppetto di qualità eccelsa: Philippe Gilbert, Thomas Voeckler, Edvald Boasson Hagen, Dylan Van Baarle, Pierre-Luc Périchon, Jan Bakelants e Mickaël Delage. Fuga troppo bella per essere vera, e infatti a sottoporla ad un bagno di realtà ci pensa la BMC, che da subito organizza un inseguimento indiavolato per lanciare Richie Porte sulla salita finale.

Per quanto nobili nemmeno questi fuggitivi godono di sufficiente libertà. Gli otto prendono tre minuti di vantaggio e se li tengono, poi scendono a due e si tengono i due, finchè alle loro spalle non comincia la lotta dei treni. Non è una tappa per velocisti, ma la tattica è simile: cambiano i colori dei treni, però sono sempre squadre compatte ed organizzate a litigarsi la testa per lanciare il proprio capitano sulle dure pendenze finali. A tredici chilometri dall'arrivo attacca Philippe Gilbert: oggi compie 35 anni e vorrebbe farsi un regalo. L'unico a sostenere il suo piano è Jan Bakelants, ma l'unica celebrazione sarà un abbraccio tra i due a quattro chilometri dal traguardo, quando il ritmo della Sky li raggiunge, fagocita e abbandona.

Il finale di tappa è un esercizio di pazienza. La velocità si alza e il traguardo si avvicina, ma nessuno sembra rompere l'equilibrio. Chris Froome e Richie Porte salgono quasi in scioltezza, ma il maggior impegno lo dedicano ad osservarsi. Potrebbe finire quasi allo sprint tra i sopravvissuti, quando a 2.5 chilometri dal traguardo arriva lo scatto di Fabio Aru. Il sardo parte in progressione, si gira presto e si accorge che lì dietro il gioco di sguardi prosegue, e non poteva chiedere di meglio. Aru si mette in tasca una quindicina di secondi in pochi metri, e non li cederà più, nemmeno quando Froome e Porte decidono di darci dentro sul serio: il distacco quasi non cambia mentre il gruppetto esplode. All'arrivo Aru conquista tappa e maglia a pois, entra nella cerchia dei corridori capaci di vincere almeno una tappa in tutti e tra i grandi giri e si candida prepotentemente per un posto sul podio a Parigi. I distacchi in cima sono molto risicati, come era inevitabile dopo una tappa del genere, ma a leggere l'ordine d'arrivo le indicazioni sono chiare. Il Tour può cominciare, il Tour può continuare, anche senza Peter Sagan.



Ordine d'arrivo:
01. Fabio Aru 03h44'06"
02. Daniel Martin a 16"
03. Christopher Froome a 20"
04. Richie Porte st
05. Romain Bardet a 24"
06. Simon Yates a26"
07. Rigoberto Urán st
08. Alberto Contador
09. Nairo Quintana a 34"
10. Geraint Thomas a 40"

Classifica generale:
01. Christopher Froome 18h38'59"
02. Geraint Thomas a 12"
03. Fabio Aru a 14"
04. Daniel Martin a 25"
05. Richie Porte a 39"
06. Simon Yates a 43"
07. Romain Bardet a 47"
08. Alberto Contador a 52"
09. Nairo Quintana a 54"
10. Rafał Majka a 01'01"



Filippo Cauz
(foto via A.S.O.)