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Redazione

Tour: tra polemiche e salite

Con ancora negli occhi lo scatto vincente di Fabio Aru alla Planche des Belles Filles, il Tour de France si è rimesso in marcia oggi per la sesta tappa, da Vesoul a Troyes. Tappa abbastanza lunga, 216 chilometri, e sviluppata interamente nella celebre french flat, ovvero quella pianura che non è mai pianura, ma si fa sentire nelle gambe, specie per chi ha faticato di più il giorno precedente. Tappa lunga e calda, oltretutto, col sole che non dovrebbe lasciare grande sollievo ai corridori. E qui si esauriscono le possibili difficoltà, perchè di fatto si tratta della terza tappa per velocisti, e nonostante la fuga partirà di certo, ancora più sicuro è l'epilogo in volata, con un rettilineo finale interrotto da una rotonda che promette di scombinare le carte ai treni dei favoriti.

I nomi da segnarsi sono comunque sempre i soliti: Marcel Kittel, Arnaud Démare, Nacer Bouhanni, André Greipel, Alexander Kristoff, Dylan Groenewegen, Michael Matthews... e basta, perchè da questa volata mancheranno ovviamente i duellanti Mark Cavendish e Peter Sagan. Prima di tornare a quanto visto in corsa ieri, non si può che partire dalla mattinata tumultuosa, quella dei due grandi esclusi, uno per espulsione e l'altro per frattura. Sagan ha parlato fuori dal suo hotel prima di partire, e la delusione resta forte: "Non sono d'accordo con la decisione presa dalla Giuria. Non posso fare altro che la decisione della giuria, ma non sono d'accordo. Credo di non aver fatto nulla di male in volata. È stata una volata folle, certo, ma non la prima e nemmeno l'ultima. Mi dispiace molto per l'incidente occorso a Mark Cavendish e gli auguro un pronto recupero". Proprio il britannico ha ringraziato per l'augurio e ha confermato di essersi rappacificato con l'iridato, sottolineando come l'incidente fosse una normale dinamica sportiva e respingendo gli inaccettabili insulti ricevuti sui social network: "Sto pagando ora, a 32 anni, l'atteggiamento infantile che avevo da giovane. Sfortunatamente dovrò sempre fare i conti con quello e con l'impatto dei pareri altrui. Ma sappiate che questo è lo sport". Fuori dal coro, fuori dal gruppo, fuori dal Tour, l'ultima dichiarazione sul caso Sagan arriva però dalla mountain bike, per bocca di Nino Schurter. Il fenomeno ha lasciato intendere che questo ciclismo non si merita Sagan, e lo ha invitato a tornare fuoristrada con un sitetico: "Peter, vieni a correre con noi. Sarai il benvenuto...".

Chiusa la vicenda Sagan, i riflettori sono tutti puntati sulle smorfie di Fabio Aru, splendido vincitore del primo arrivo in salita. Aru, che dopo l'arrivo ha mantenuto la sua promessa ballando la "Macarena" sul bus dell'Astana insieme a Michael Valgren, ha confessato tutta la sua felicità alla Gazzetta dello Sport: "Le vittorie sono tutte belle ma un successo di tappa al Tour... mi mancava. Sono incredulo, sento la gioia dentro di me. Perchè ho vinto e per come l'ho fatto, e per il tricolore. E' un Tour duro - ha aggiunto - con tappe difficili già questo weekend. Voglio viverlo giorno per giorno. Senza stress. Ma certamente con un sorriso in più".

Ad Aru fa eco l'altro vincitore di ieri, la nuova maglia gialla Chris Froome, ecco le sue parole al traguardo: "Credo che si sia vista una piccola anticipazione della condizione di ciascuno. Questo finale si adattava di più ad alcuni corridori, come Dan Martin, ma abbiamo ancora molta strada da fare. Credo che Fabio abbia corso una grande tappa. Ha attaccato al momento giusto, prima che spianasse, prima dell'ultimo sforzo. Ritengo che gli abbiamo concesso subito troppo spazio, poi io ho fatto la mia mossa ma tre o quattro avversari mi hanno seguito senza collaborare". Froome ha risposto anche alle critiche ricevute dalla Sky: "Abbiamo confermato il nostro valore portando sei uomini nel finale. Non vedo altre squadre con questi numeri".

Della squadra ha parlato anche Richie Porte: "Non potrei ringraziarli abbastanza, hanno fatto un lavoro incredibile. Il finale ci è sfuggito di mano, ma sono comunque felice di come sono andato. Mi aspettavo qualcosa di più, ma la strada è ancora lunga. Aru è stato incredibile, devo applaudirlo, ma ora avvertirà più pressione anche lui, così come la Sky perchè portare la maglia gialla sin dal primo giorno consuma molte energie".

Il più contrariato dal lavoro dei BMC deve essere stato inevitabilmente Philippe Gilbert, la cui fuga è stata neutralizzata dallo squadrone rossonero: "Volevo andare in fuga perchè sapevo che oggi c'erano possibilità di arrivare, e con me c'erano corridori forti ed esperti, forse per questo non ci hanno lasciati andare. Ma mi sono divertito comunque, benchè la salita fosse davvero dura, in TV sembrava più facile. Sono felice di essere salito sul podio: il premio di supercombattivo è un buon modo per festeggiare il mio compleanno. Sono convito ci saranno altre opportunità nelle prossime tappe, ci proverò di nuovo".