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Redazione

Tour: Barguil gigante sull'Izoard

A guardare la classifica si direbbe che sia passato soltanto un cronoprologo, invece il Tour de France è arrivato alla sua ultima tappa di montagna. Complice un percorso mai così poco selettivo, i distacchi non sono mai arrivati, ed era difficile pensare che potessero giungere in vista della Tour Eiffel. Partenza da Briançon, si arriva all'Izoard. Detta così potrebbe essere una cronoscalata, talmente sono vicine e gemelle le due località. Invece il percorso sono 180 chilometri: un anello che scende a sud sino all'insignificante Côte des Demoiselles Coiffées, per poi farsi seria nella risalita a nord, passando per il Vars e l'arrivo sul gigante lunare delle Alpi, per la prima volta arrivo di tappa in quasi un secolo di storia al Tour.

Il gruppo è bloccato, più bloccato che mai. Si scontrano la sicurezza della Sky e la paura degli sfidanti. Un gioco che dura da quasi tre settimane, e ha tenuto la corsa chiusa sin qui. Ma ha cambiato immagine il Tour de France rispetto a 12 mesi fa. O quantomeno ha cambiato colore. Era nero, oggi è bianco. Eppure, anche fattosi più candido, il trenino del Team Sky in testa al gruppo non è mai diventato inoffensivo, ed anzi è cresciuto giorno dopo giorno, sino ad addomesticare alla sua tinta anche questa Grande Boucle, dove il giallo si è fatto sempre più tenue. L'ultima tappa di montagna si prestava poco agli stravolgimenti, e inevitabilmente non ne ha proposti.

In fuga ci va un terzo del gruppo, 54 corridori, tutti con poche ambizioni. L'Astana sa che Aru non è quello della prima metà di corsa e mette mezza squadra all'attacco sperando in una vittoria di tappa. Ad accompagnarli ci sono i nomi che ci si aspetta: l'immarcescibile Thomas De Gendt, i galletti Sylvain Chavanel e Thomas Voeckler, tanti Lotto e UAE, Serge Pauwels, Simon Geschke, Pierre Rolland, quasi tutta la Fortuneo... ma 54 sono davvero troppi, e nonostante il vantaggio salga, la collaborazione dura poco. Sul Vars restano in 22, a inizio Izoard in otto, poco dopo sono due i fortunati superstiti: Alexey Lutsenko e Darwin Atapuma. Dietro, in gruppo, c'è un altro bianco a condurre tutti, sono gli Ag2r di Romain Bardet, incapaci di attaccare ma desiderosi di mostrarsi ugualmente tenaci.

L'Izoard è un gigante deserto, è la storia stessa di questo sport e del Tour de France. Qui il pubblico, impressionante, tanto da non lasciare un metro di strada libera per tutti i suoi 14 chilometri, sperava di vedere accendersi un Tour reso spettacolare dalle scaramucce, ma totalmente privo di imprese. Invece la notizia, per quanto concerne gli uomini di classifica, sono soltanto piccoli cedimenti, su tutti quello di Fabio Aru, che cede un altro minutino a Bardet, mentre Mikel Landa prova un attacco piccolino, ma finisce per vedersi passato ancora dal suo capitano Froome. L'impresa la regala invece Warren Barguil, che veste una maglia a pois mai così meritata, e celebra il primo arrivo di sempre quassù puntando le dita al cielo. L'Izoard fu descritto da Jacques Goddet come una salita che "definisce la differenza tra terribile e terrificante". E terrificante è la bellezza di cogliere l'emozione del ritrovato Barguil, lo scalatore più forte di questa Grande Boucle, nel mettere il proprio tassello nella storia della corsa. Il vero vincitore di giornata, il volto felice di questo Tour de France, è lui.


Ordine d'arrivo:
01. Warren Barguil 04h40'33"
02. Darwin Atapuma a 20"
03. Romain Bardet st
04. Christopher Froome
05. Rigoberto Uran a 22"
06. Mikel Landa a 32"
07. Louis Meintjes a 37"
08. Daniel Martin a 39"
09. Simon Yates a 59"
10. Alberto Contador a 01'09"

Classifica generale:
01. Christopher Froome 78h08'19"
02. Romain Bardet a 23"
03. Rigoberto Urán a 29"
04. Mikel Landa a 01'36"
05. Fabio Aru a 01'55"
06. Daniel Martin a 02'56"
07. Simon Yates a 04'46"
08. Louis Meintjes a 06'52"
09. Warren Barguil a 08'22"
10. Alberto Contador a 08'34"




Filippo Cauz
(foto e video via A.S.O.)