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Redazione

Tour: Bodnar incorona Froome

Attesa, evocata, desiderata, infine pressochè inutile, ecco finalmente una cronometro al Tour de France. Dopo troppe giornate, su ogni terreno, in cui nessuno dei protagonisti ha voluto andare ad esplorare la differenza dei valori in campo, arriva alla penultima tappa la prova dove non ci si può nascondere, forse l'unica rimasta in grado di cambiare il destino di una grande corsa a tappe. Strano destino quello delle cronometro: protagoniste bistrattate dei grandi giri negli anni '90, quando le imprese in montagna erano una consuetudine non troppo rara; fantasmi rimpianti di questo nuovo millennio, fatto di equilibrio esasperato e lunghe attese.

L'unica crono di questo Tour non è nemmeno una crono, ma poco più di un lungo prologo. 22 chilometri disegnati tutti sulle strade di Marsiglia, in un paesaggio urbano spettacolare come pochi, inframezzata da uno strappo di un chilometro e poco più, capace di restare indigesto ai passistoni da ritmo costante. Una cronometro caratterizzata inoltre da partenza e arrivo nella spaventosa cornice dello stadio Vélodrome: una bolgia quando si parla di calcio, una risposta sotto le aspettative in questo pomeriggio strano, in cui è il ciclismo ad impadronirsi dello stadio, e i tifosi delle due ruote a recitare il ruolo degli ultras, senza temere il confronto con gli omologhi più abituati a queste gradinate. Il pubblico sarà ben lontano dal tutto esaurito, ma il calore con cui è accompagnato Fabio Aru e il boato che accoglie Romain Bardet sono da Coppa dei Campioni.

Parte nel silenzio, forse anche nel disinteresse, Maciej Bodnar, eppure alla fine sarà lui il più veloce, vincitore a sorpresa di una crono che batte bandiera polacca, con Michał Kwiatkowski secondo classificato. Per il passista della Bora è la più dolce delle consolazioni, dopo la beffa dell'arrivo di Pau, quando fu ripreso a 300 metri dal traguardo dopo una giornata in fuga. Più pubblico e più applausi accolgono Alberto Contador, sorprendente sesto al traguardo, dove arriva mentre gli uomini di classifica sono già di strada. Il madrileño, benchè in evidente declino, è stato uno dei corridori più combattivi del Tour, per quanto il numero rosso di Parigi premierà Warren Barguil, con qualche ovvia perplessità riguardo al super-fuggitivo Thomas de Gendt.

Sono fragorosi invece gli applausi che raccoglie Chris Froome, ma non sono per lui: Romain Bardet arriva pochi secondi prima, il kenyano gli ha rosicchiato quasi due minuti. I rivali anche, tanto basta a Rigoberto Urán per salire al secondo posto e ad un commovente Mikel Landa a sfiorare il podio. Solo un secondo li separa, dodici metri circa, ma è difficile che a Parigi si possa sovvertire un risultato tanto serrato, un po' come tutto questo Tour de France, fatto di lunghe attese e di zero sorprese.


Ordine d'arrivo:
01. Maciej Bodnar 28'15"
02. Michał Kwiatkowski a 1"
03. Christopher Froome a 6"
04. Tony Martin a 14"
05. Daryl Impey a 20"
06. Alberto Contador a 21"
07. Nikias Arndt a 28"
08. Rigoberto Uran a 31"
09. Stefan Küng a 34"
10. Sylvain Chavanel a 37"

Classifica generale:
01. Christopher Froome 83h55'16"
02. Rigoberto Urán a 54"
03. Romain Bardet a 02'20"
04. Mikel Landa a 02'21"
05. Fabio Aru a 03'05"
06. Daniel Martin a 04'42"
07. Simon Yates a 06'14"
08. Louis Meintjes a 08'20"
09. Alberto Contador a 08'49"
10. Warren Barguil a 09'25"


Filippo Cauz
(foto via A.S.O.)