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Ossessione vs Possessione a due ruote
Parto con una rapida interpretazione dei due concetti (fonte Wikipedia). L'ossessione è uno stato psicologico, definito anche fissazione o preoccupazione persistente. Consiste in un'idea fissa o in una condotta angosciosa che il soggetto non può controllare pur avvendono coscienza. La possessione è una condizione piscofisica in cui una persona viene considerata abitata da un essere soprannaturale (spirito, dio, demone, ecc...). La persona in questione viene definita indiavolata o posseduta.
Quante volte noi sportivi della domenica, cioè amatori cerchiamo di ritagliare i secondi di quelle ore che viviamo di corsa dove gli obblighi non finiscono mai e trovare lo spazio/tempo per allenarsi diventa già un'obiettivo spesso irraggiungibile. Star bene con se stessi, pare essere l'unica direzione di questi sforzi, non solo fisici, ma sarà così?
Il colore dei nostri cappelli segna un tempo passato dove gli anta ne simboleggiano l'attuale orologio biologico che nessuno riesce a fermare. Ma noi siamo lì come dei bambini pronti a giocare ancora, il tempo è relativo disse ai suoi tempi un certo Einstein, ed ogni volta che saliamo in sella alla nostra leggera ne mettiamo alla prova l'immensità di questa teoria.
Quante volte ci sentiamo posseduti da un demone che ci picchia in testa e ci porta spesso a fare pazzie per tirare giù qualche secondo, su quella maledetta salita, che ogni giorno segna il nostro cammino ed il divario tra la nostra felicità interiore e la depressione da carenza di perfomance e di condizione e prestazione? Quante volte in preda all’ossessione per non perdere quanto acquisito in anni di privazioni e di scelte ben delineate e ferree, frutto di una pianificazione perfetta che di umano spesso ha ben poco... se non il nome che viene stampato, dove noi siamo attori e non spettatori di un futuro facile sulla carta, ma in realtà sarà cosi? La statistica segna il cambiamento nella programmazione che ogni anno ripetiamo, ma non è mai la stessa e se fosse la stessa, sarebbero ogni volta sempre sensazioni diverse abbinate a risultati diversi, spesso in conflitto con il passato.
Ora però mi guardo fisso negli occhi, davanti allo specchio, dopo essermi fatto la barba, rito di ogni mattino, ma questa volta porgo l'attenzione oltre ai peli che cambiano il loro colore e segnano un'età fisiologica che non posso fermare. Mi guardo nel profondo del mio io e non vedo altro che ossessione e possessione che si alternano continuamente, dove la carenza di uno di questi concetti, ne prende la forza nell'altro per compensare ed essere sempre al massimo.
Così ogni giorno, rallentare questa situazione mentale, diventa un traguardo difficile da accettare se non dopo tanti fallimenti e pianti interiori; quelli senza lacrime, i peggiori, visto che se uscissero quelle gocce di acqua salina dai nostri occhi, forse ritroveremo subito la ragione ed il controllo di una mente che vede solo numeri e date, percorsi e VAM da scalatori professionisti che mai saremo.
Troppo dipendenza è la droga (dopamina) che lo sport ci dà con il suo processo chimico ed ormonale, questo fino ad essere posseduti ed ossessionati. Un effetto indescrivibile che ci ricorda lo sfondo scuro intenso di quel cielo illuminato dai fuochi d'artificio, dove tutto è così bello e immenso. A bocca aperta rivolgiamo lo sguardo al cielo e sgraniamo gli occhi per non perdere ogni singolo effetto colorato, apriamo la mente a quel bambino che è ancora dentro di noi e sogniamo.
Così nella mente, come se fosse una serata stellata, mentre i fuochi d'artificio colorano i nostri sogni proibiti, spingiamo sui pedali a tutta e coloriamo il grigio intenso della sofferenza e dell'acido lattico, per vivere questo stato mentale di gioia e stupore che ci trasporta spesso in un'altra dimensione. Il premio dei nostri sacrifici e sforzi giornalieri, ci aspetta a casa, quando senza levarci gli abiti da ciclista stanco, scarichiamo frettolosamente i dati dal ciclomputer al nostro PC. In quel momento gli occhi s'illuminano di speranza e di sorpresa, ogni volta come se fosse la prima e attendiamo il verdetto di quel software che ci dirà chi siamo oggi. Quelle maledette coppette che ogni anno diventano sempre più rare, simbolo di record personali che rimangono troppo spesso il ricordo del passato, dove tutto girava cosi perfettamente, che l’ossessione e la possessione erano solo parole senza senso.
Allora io, come tanti di voi, mi costringo allo stop per avere il tempo e poter meditare, per capire quanto ci sta lo sport nella mia vita e quanto tutto sia pesante sommandolo con quello che è la famiglia e le necessità lavorative, dove la salute corporea sta al primo posto. Salute fisica e mentale, visto che se mens sana in corpore sano esiste da qualche anno come concetto e spesso anch'io lo vendo per quel maledetto record che è frutto solo della mia arroganza e presunzione, non certo della saggezza ed onesta con me stesso.
Allora dopo un periodo di stop forzato, mi riguardo allo specchio e vedo un'altra persona, gli occhi sono diversi, la pelle è meno tirata e sofferente di quelle fatiche non non avevano senso per chi non fa dello sport la sua professione. Per chi ne fa la sua professione, invece non c'è questo rischio, siccome sa benissimo che dopo ogni Tour c'è la fase di scarico, che il Tour dura giorni e non un anno o anni, che la condizione dura poche settimane, che dimagrire non vuol dire deperire, che spendere 11'000 € per una bici sotto i sei chili non fa la differenza se ho la pancia o porto poi nella maglietta, la scorta di cibo, per paura di rimanere senza forza e resistenza, spesso solo carenza d'allenamento e non d'energia.
Allora cari amici a due ruote, ma anche chi fa ogni tipo di sport, dove vestire l'abito da atleta dà un piacere assoluto alla pari di quello del gladiatore forte e saggio. Allora per essere meno ossessivi e non essere posseduti dal nostro diavolo custode, cerchiamo di goderci lo sport a tutti i livelli, ma non rischiamo la vita per esso, non vendiamoci la famiglia e le amicizie per un podio dove i salami e le bottiglie di vino sono il premio. Cerchiamo di usare la forza interiore che mettiamo sempre a ogni nostro allenamento, per farne anche il freno di quella mente che non distinguendo più la realtà dai sogni e dalla fantasia trasportandoci in pianeti distanti dal nostro per cui lontani dalla nostra casa e sopratutto dal nostro cuore.
Buoni allenamenti, spero che questo mio pensiero, possa far si che molti di voi abbia il coraggio di andare davanti allo specchio per guardarsi dentro, attraverso gli occhi fino al cuore e sopratutto all’anima, che governa sempre sulla ragione.
di Alessandro Schiasselloni - The Sport Mentalist
Mental Coach - Posturologo - Riflessologo - Preparatore Atletico
Telefono: 333 4014119 - aschiasselloni@gmail.com
www.posturale.info - www.sportmentalist.it - facebook.com/alessandro.schiasselloni
[foto via dalzero]
Quante volte noi sportivi della domenica, cioè amatori cerchiamo di ritagliare i secondi di quelle ore che viviamo di corsa dove gli obblighi non finiscono mai e trovare lo spazio/tempo per allenarsi diventa già un'obiettivo spesso irraggiungibile. Star bene con se stessi, pare essere l'unica direzione di questi sforzi, non solo fisici, ma sarà così?
Il colore dei nostri cappelli segna un tempo passato dove gli anta ne simboleggiano l'attuale orologio biologico che nessuno riesce a fermare. Ma noi siamo lì come dei bambini pronti a giocare ancora, il tempo è relativo disse ai suoi tempi un certo Einstein, ed ogni volta che saliamo in sella alla nostra leggera ne mettiamo alla prova l'immensità di questa teoria.
Quante volte ci sentiamo posseduti da un demone che ci picchia in testa e ci porta spesso a fare pazzie per tirare giù qualche secondo, su quella maledetta salita, che ogni giorno segna il nostro cammino ed il divario tra la nostra felicità interiore e la depressione da carenza di perfomance e di condizione e prestazione? Quante volte in preda all’ossessione per non perdere quanto acquisito in anni di privazioni e di scelte ben delineate e ferree, frutto di una pianificazione perfetta che di umano spesso ha ben poco... se non il nome che viene stampato, dove noi siamo attori e non spettatori di un futuro facile sulla carta, ma in realtà sarà cosi? La statistica segna il cambiamento nella programmazione che ogni anno ripetiamo, ma non è mai la stessa e se fosse la stessa, sarebbero ogni volta sempre sensazioni diverse abbinate a risultati diversi, spesso in conflitto con il passato.
Ora però mi guardo fisso negli occhi, davanti allo specchio, dopo essermi fatto la barba, rito di ogni mattino, ma questa volta porgo l'attenzione oltre ai peli che cambiano il loro colore e segnano un'età fisiologica che non posso fermare. Mi guardo nel profondo del mio io e non vedo altro che ossessione e possessione che si alternano continuamente, dove la carenza di uno di questi concetti, ne prende la forza nell'altro per compensare ed essere sempre al massimo.
Così ogni giorno, rallentare questa situazione mentale, diventa un traguardo difficile da accettare se non dopo tanti fallimenti e pianti interiori; quelli senza lacrime, i peggiori, visto che se uscissero quelle gocce di acqua salina dai nostri occhi, forse ritroveremo subito la ragione ed il controllo di una mente che vede solo numeri e date, percorsi e VAM da scalatori professionisti che mai saremo.
Troppo dipendenza è la droga (dopamina) che lo sport ci dà con il suo processo chimico ed ormonale, questo fino ad essere posseduti ed ossessionati. Un effetto indescrivibile che ci ricorda lo sfondo scuro intenso di quel cielo illuminato dai fuochi d'artificio, dove tutto è così bello e immenso. A bocca aperta rivolgiamo lo sguardo al cielo e sgraniamo gli occhi per non perdere ogni singolo effetto colorato, apriamo la mente a quel bambino che è ancora dentro di noi e sogniamo.
Così nella mente, come se fosse una serata stellata, mentre i fuochi d'artificio colorano i nostri sogni proibiti, spingiamo sui pedali a tutta e coloriamo il grigio intenso della sofferenza e dell'acido lattico, per vivere questo stato mentale di gioia e stupore che ci trasporta spesso in un'altra dimensione. Il premio dei nostri sacrifici e sforzi giornalieri, ci aspetta a casa, quando senza levarci gli abiti da ciclista stanco, scarichiamo frettolosamente i dati dal ciclomputer al nostro PC. In quel momento gli occhi s'illuminano di speranza e di sorpresa, ogni volta come se fosse la prima e attendiamo il verdetto di quel software che ci dirà chi siamo oggi. Quelle maledette coppette che ogni anno diventano sempre più rare, simbolo di record personali che rimangono troppo spesso il ricordo del passato, dove tutto girava cosi perfettamente, che l’ossessione e la possessione erano solo parole senza senso.
Allora io, come tanti di voi, mi costringo allo stop per avere il tempo e poter meditare, per capire quanto ci sta lo sport nella mia vita e quanto tutto sia pesante sommandolo con quello che è la famiglia e le necessità lavorative, dove la salute corporea sta al primo posto. Salute fisica e mentale, visto che se mens sana in corpore sano esiste da qualche anno come concetto e spesso anch'io lo vendo per quel maledetto record che è frutto solo della mia arroganza e presunzione, non certo della saggezza ed onesta con me stesso.
Allora dopo un periodo di stop forzato, mi riguardo allo specchio e vedo un'altra persona, gli occhi sono diversi, la pelle è meno tirata e sofferente di quelle fatiche non non avevano senso per chi non fa dello sport la sua professione. Per chi ne fa la sua professione, invece non c'è questo rischio, siccome sa benissimo che dopo ogni Tour c'è la fase di scarico, che il Tour dura giorni e non un anno o anni, che la condizione dura poche settimane, che dimagrire non vuol dire deperire, che spendere 11'000 € per una bici sotto i sei chili non fa la differenza se ho la pancia o porto poi nella maglietta, la scorta di cibo, per paura di rimanere senza forza e resistenza, spesso solo carenza d'allenamento e non d'energia.
Allora cari amici a due ruote, ma anche chi fa ogni tipo di sport, dove vestire l'abito da atleta dà un piacere assoluto alla pari di quello del gladiatore forte e saggio. Allora per essere meno ossessivi e non essere posseduti dal nostro diavolo custode, cerchiamo di goderci lo sport a tutti i livelli, ma non rischiamo la vita per esso, non vendiamoci la famiglia e le amicizie per un podio dove i salami e le bottiglie di vino sono il premio. Cerchiamo di usare la forza interiore che mettiamo sempre a ogni nostro allenamento, per farne anche il freno di quella mente che non distinguendo più la realtà dai sogni e dalla fantasia trasportandoci in pianeti distanti dal nostro per cui lontani dalla nostra casa e sopratutto dal nostro cuore.
Buoni allenamenti, spero che questo mio pensiero, possa far si che molti di voi abbia il coraggio di andare davanti allo specchio per guardarsi dentro, attraverso gli occhi fino al cuore e sopratutto all’anima, che governa sempre sulla ragione.
di Alessandro Schiasselloni - The Sport Mentalist
Mental Coach - Posturologo - Riflessologo - Preparatore Atletico
Telefono: 333 4014119 - aschiasselloni@gmail.com
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[foto via dalzero]