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Redazione

Vanotti: Il Tour 2014 l'emozione più bella

Ha pedalato per oltre cinquecentomila chilometri, accompagnato capitani e campioni di spessore come Vincenzo Nibali, Fabio Aru, Danilo Di Luca e Ivan Basso traghettandoli a grandi successi sulle strade del Giro, del Tour e della Vuelta. A 36 anni Alessandro "Vano" Vanotti è stato costretto a un ritiro anticipato, essendo rimasto senza contratto. Colpa di qualche promessa non mantenuta, che ha portato il corridore bergamasco a un pre-pensionamento non programmato. Un gregario vero e fedele, rispettoso di tutto e tutti e già capace di rimettersi in pista. Questa volta non sui pedali, ma con il progetto Vanotti Cycle Camp, oltre al ruolo di ambassador per l'azienda Santini, una delle eccellenze italiane. Lo siamo andati a trovare per fare due chiacchiere.


Allora, Vano, come si è trasformata la tua vita senza il ciclismo vero, quello che ti obbligava ad allenamenti e gare per 11 mesi all'anno?


La mia vita è rimasta dinamica perchè mi sono subito rimesso in carreggiata con altre idee. Certo da un lato mi manca l'adrenalina delle gare, ma per contro sono meno teso e posso godermi alcune cose con maggior relax. La cosa più bella è aver ritrovato la libertà...e con questo intendo soprattutto il fatto di non dover più comunicare tutti i miei spostamenti quotidiani all'UCI. Dentro di me c'è un pizzico di rammarico però, perchè non ho smesso come avrei voluto io. Non è stata una mia scelta e sapevo di poter andare ancora forte. Ho smesso col motore che era ancora esplosivo. Di sicuro ho chiuso a testa alta e se devo guardare l'aspetto positivo è che non mi sono dovuto trascinare verso un fine carriera magari più triste. E poi così ho ancora energie per i miei nuovi progetti!

Ecco, di cosa si tratta...

Il Vanotti Cycle Camp avrebbe dovuto aprire nel 2018, ma sono stato costretto ad anticipare il tutto per la situazione che si è venuta a creare. In sostanza si tratta di un'iniziativa volta a creare dei camp, quindi dei ritiri per gli amatori, che grazie alla mia presenza potranno imparare molto non solo sull'allenamento, ma anche sul pre e sul post. Accanto a questo ci sarà l'impegno come ambassador Santini, che ti confesso è per me motivo di grande orgoglio perchè significa che ho lasciato un'immagine positiva dentro al mio mondo.

Hai creato col tuo socio una vera e propria società, che ha anche un logo curioso, un pesciolino. Spiegaci il significato...

Sì, è abbastanza curioso perchè molti ex-corridori scelgono sempre un logo che ricordi la bici o le ruote o qualcosa di simile. Il pesciolino è venuto fuori quasi per caso. Il mio indirizzo mail è avanotti@... e allora un mio amico mi ha detto: "Guarda che gli avanotti sono i pesciolini, che dici se lo usiamo come logo?". Mi è piaciuta subito come idea e inoltre, siccome ho creato anche una società ciclistica per i ragazzini dai 6 ai 15 anni, mi piace che loro siano i pesciolini e io in qualche modo il pesce-papà...

Mi hai confessato che se non fossi passato professionista probabilmente la tua strada sarebbe stata quella del giardinaggio...

Direi che sarebbe potuta essere una strada alternativa concreta. Nell'anno da obiettore di coscienza mi spedirono a fare il giardiniere. Ero portato e adoravo stare all'aria aperta e a contatto con le piante. Alla fine di quell'anno mi dissero che mi avrebbero assunto, ma nel giro di due anni passai fra i pro e quindi alla fine bene così. Ma se non avessi sfondato nel ciclismo, oggi forse sarei stato uno specialista del pollice verde...

Hai partecipato a 19 grandi giri e ne hai vinti 5 al fianco di 4 capitani diversi. Qual'è stato il più bello e coinvolgente?

La premessa è che tutti hanno avuto una storia particolare e bellissima, però se mi chiedi di scegliere ti devo dire il Tour de France del 2014 vinto da Vincenzo (Nibali). L'emozione e l'adrenalina che ti regalano i Campi Elisi non hanno eguali. Ti mettono i brividi, a maggior ragione se ci arrivi come la squadra che ha vinto il Tour. Insomma, Parigi è Parigi.

Che voto dai a Nibali al Giro e ad Aru al Tour?

A entrambi darei un 8,5. Vincenzo non era sui livelli del 2013, non è riuscito ad andare forte a cronometro come sa e si è trovato di fronte un Dumoulin oggettivamente stellare. Fabio ci ha regalato grandi emozioni ed è stato l'unico a incrinare le certezze del team Sky e vi assicuro che quello che ha fatto è davvero da catalogare come un'impresa. L'unico rammarico è stata la sua terza settimana condizionata dalla bronchite. Secondo me Fabio può e deve ancora migliorare nella gestione delle energie e delle giornate su queste corse che durano tre settimane. Ma gli manca poco per essere pronto e combattere nuovamente per il podio.

Un'ultima cosa: mi dici le cose principali che ti ha insegnato il ciclismo in questi 13 anni di professionismo?

Direi due cose su tutte: la prima lo spirito di sacrificio, utile per rimanere umili e per raggiungere gli obiettivi, anche adesso che sono diventato imprenditore. E poi il contatto umano con le persone, i rapporti che ho creato e anche il rispetto della natura e del prossimo.




Luca Gregorio