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Cosa ci ha detto la prima parte della Vuelta
Con la vittoria in maglia rossa di Chris Froome alla Cumbre del Sol si è conclusa la prima settimana della Vuelta a España, che vive oggi il suo primo giorno di riposo ad Alicante. Una settimana dal disegno interlocutorio, che pure ha già emesso alcune piccole sentenze, per quanto la strada conceda ancora parecchi chilometri per ribaltarle. Facciamo un riassunto dei punti salienti emersi dalle prime nove tappe della corsa spagnola.
Froome contro tutti
Chris Froome lo va dicendo da mesi: quest'anno ha cambiato la preparazione con l'obiettivo della doppietta Tour-Vuelta. E se a dire una cosa del genere è l'uomo-emblema della Sky, la squadra che delle preparazioni mirate ha fatto una scienza, tutti i suoi avversari dovrebbero preoccuparsi. Messosi in tasca il Tour senza troppi fastidi, Froome ha aggredito la Vuelta a modo suo, conquistando la maglia di leader già sulle prime salite e dispendando con parsimonia le sue proverbiali frullate, fino a ieri, alla Cumbre del Sol, dove si è preso quella vittoria che due anni fa gli fu soffiata da uno straordinario Tom Dumoulin. L'impressione è che questo Froome non sia battibile, troppa è la superiorità del kenyano sul resto dei rivali, anche senza la squadra mostruosa che lo supportava al Tour. Questa Sky può sì contare su un Mikel Nieve resuscitato e su un Gianni Moscon gregario di lusso, in attesa che Wout Poels ritrovi la gamba che pare migliorare giorno dopo giorno, ma non ha la necessità di imporre il controllo asfissiante sulla corsa cui ci ha abituato al Tour. A completare il lavoro ci pensa Chris Froome.
Tutti contro Froome?
Il principale motivo per cui Froome può sorridere, però, è il fatto che sin qui nessuno ha voluto mettere in discussione la sua superiorità. Uno schema già visto sulle strade di Francia, dove Rigoberto Urán e Romain Bardet hanno preferito restare sempre a ruota in difesa del podio anzichè inseguire il sogno della maglia gialla, che qui si ripete con l'aiuto di un percorso iniziale poco adatto all'inventiva. I primi dieci giorni di Vuelta infatti hanno proposto due tappe dal disegno aperto (la terza ad Andorra e la sesta a Sagunt) e un corollario di classiche frazioni in stile Vuelta, con le difficoltà sempre concentrate in pochi chilometri a doppia cifra nel finale. Che Froome fosse battibile in un contesto simile era impensabile, forse nemmeno che fosse attaccabile, e infatti gli avversari hanno scelto (se non sono stati obbligati) di lasciare al capitano Sky il pallino del gioco. Dietro a Froome però qualcosa si intuisce già. Innanzitutto Alberto Contador, alla sua ultima corsa, che ha cominciato la Vuelta con una sonora scoppola ad Andorra, ma si è dimostrato poi il più attivo tra i big. Ad Alcossebre, Sagunt e Xorret de Catí è stato sempre il madrileño ad accendere la miccia, e Froome a rispondere. Se il distacco non fosse già di ben 3'32" si potrebbe ipotizzare quasi una corsa a parti inverse rispetto al 2014, quando fu sempre il kenyano ad attaccare e Contador a raccogliere. La classifica vede invece Esteban Chaves come rivale più vicino (a 36"), seguito da un sorprendente Nicolas Roche (a 1'05") e da Vincenzo Nibali a 1'17". Proprio Nibali, che non disdegna l'attacco quando la gamba lo supporta ma che allo stesso tempo sa di essere decisamente inferiore a Froome nello scontro diretto, potrebbe essere una carta su cui puntare nella settimana a venire, quando la Vuelta abbandonerà le rampe per affrontare le montagne vere. Il prossimo weekend tra Sierra de la Pandera e Sierra Nevada, ma forse anche l'ascesa di mercoledì a Calar Alto, potremmo assistere ad uno sport differente. E mentre nomi come Romain Bardet, Steven Kruijswijk, Louis Meintjes, Simon Yates e RafaÅ Majka sono ormai fuori dai giochi, alle spalle di Froome restano 10 uomini racchiusi in 2'31", si rassegneranno tutti alla lotta per un piazzamento?
Il velocista perduto
E' ormai consuetudine che il tracciato della corsa iberica sia studiato per mettere in fuga le ruote veloci, ma quella di quest'anno rischia di diventare un'edizione da record. Dopo nove tappe si è vista una volata soltanto, e a scorrere l'ordine d'arrivo si fatica a trovare degli sprinter pure. A Tarragona infatti ha vinto Matteo Trentin, precedendo JuaJo Lobato, Tom Van Asbroeck, Edward Theuns e Jens Debusschere. Con John Degenkolb ritirato e Magnus Cort Nielsen e Sacha Modolo ben lontani da una forma accettabile, è difficile che il copione cambi nelle settimane a venire. Il risultato sono tappe di pianura in cui vanno a segno le fughe, squadre dei velocisti inesistenti o disinteressate a ricompattare il gruppo e la consapevolezza che in alcune giornate (già domani, ma soprattutto venerdì a Tomares) possa davvero vincere chiunque.
E' il mercato, bellezza
E' opinione comune che il ciclomercato di queste settimane sia uno dei più frizzanti degli ultimi anni, ricco di colpi inattesi e di cambi di maglia eccellenti, complici le difficoltà economiche di alcune squadre importanti (Quick-Step su tutte) e un cambio generazionale che si avverte nell'aria. La controindicazione di tutto questo è che il mercato finisce per diventare un attore delle corse, come ben testimonia questa Vuelta. Caso eclatante è quello di Warren Barguil, rispedito a casa dalla Sunweb dopo aver sorvolato sugli ordini di squadra che gli chiedevano di fermarsi per assistere il capitano Wilco Kelderman appiedato da una foratura. Barguil invece ha tirato dritto, ritenendosi libero di fare la propria corsa con un cambio di maglia già previsto a fine stagione. E' il caso curioso anche del rinnovato protagonismo della Cannondale nelle ultime ore, dopo che il team manager Jonathan Vaughters ha reso pubblico il concreto rischio di chiusura della squadra per mancanza di sponsor. Ecco che le maglie verdi si sono riviste in testa al gruppo, forse per attirare investitori curiosi, quantomeno per mettersi in mostra in cerca di un contratto futuro. E chissà che Domenico Pozzovivo nei prossimi giorni, saltato il suo capitano attuale Bardet, non si trovi ad aiutare quello di domani, Nibali.
I numeri della Vuelta sin qui
partiti: 198 - ritirati: 19
1ª tappa: Nîmes. Vincitore: Bmc - maglia rossa: Rohan Dennis.
2ª tappa: Nîmes > Gruissan. Vincitore: Yves Lampaert - maglia rossa: Yves Lampaert.
3ª tappa: Prades Conflent Canigó > Andorra la Vella. Vincitore: Vincenzo Nibali - maglia rossa: Chris Froome.
4ª tappa: Escaldes-Engordany > Tarragona. Vincitore: Matteo Trentin - maglia rossa: Chris Froome.
5ª tappa: Benicàssim > Ermita Santa Lucía Alcossebre. Vincitore: Aleksej Lutsenko - maglia rossa: Chris Froome.
6ª tappa: Vila-Real > Sagunt. Vincitore: Tomasz MarczyÅski - maglia rossa: Chris Froome.
7ª tappa: Llíria > Cuenca. Vincitore: Matej MohoriÄ - maglia rossa: Chris Froome.
8ª tappa: Hellín > Xorret de Catí. Vincitore: Julian Alaphilippe - maglia rossa: Chris Froome.
9ª tappa: Orihuela > Cumbre del Sol. Vincitore: Chris Froome - maglia rossa: Chris Froome.
Classifica generale:
01. Chris Froome 36h33'16"
02. Johan Esteban Chaves a 36"
03. Nicolas Roche a 01'05"
04. Vincenzo Nibali a 01'17"
05. Tejay van Garderen a 01'27"
06. David de la Cruz a 01'30"
07. Fabio Aru a 01'33"
08. Michael Woods a 01'52"
09. Adam Yates a 01'55"
10. Il'nur Zakarin a 02'15".
Filippo Cauz
(foto via lavuelta.com)
Froome contro tutti
Chris Froome lo va dicendo da mesi: quest'anno ha cambiato la preparazione con l'obiettivo della doppietta Tour-Vuelta. E se a dire una cosa del genere è l'uomo-emblema della Sky, la squadra che delle preparazioni mirate ha fatto una scienza, tutti i suoi avversari dovrebbero preoccuparsi. Messosi in tasca il Tour senza troppi fastidi, Froome ha aggredito la Vuelta a modo suo, conquistando la maglia di leader già sulle prime salite e dispendando con parsimonia le sue proverbiali frullate, fino a ieri, alla Cumbre del Sol, dove si è preso quella vittoria che due anni fa gli fu soffiata da uno straordinario Tom Dumoulin. L'impressione è che questo Froome non sia battibile, troppa è la superiorità del kenyano sul resto dei rivali, anche senza la squadra mostruosa che lo supportava al Tour. Questa Sky può sì contare su un Mikel Nieve resuscitato e su un Gianni Moscon gregario di lusso, in attesa che Wout Poels ritrovi la gamba che pare migliorare giorno dopo giorno, ma non ha la necessità di imporre il controllo asfissiante sulla corsa cui ci ha abituato al Tour. A completare il lavoro ci pensa Chris Froome.
Tutti contro Froome?
Il principale motivo per cui Froome può sorridere, però, è il fatto che sin qui nessuno ha voluto mettere in discussione la sua superiorità. Uno schema già visto sulle strade di Francia, dove Rigoberto Urán e Romain Bardet hanno preferito restare sempre a ruota in difesa del podio anzichè inseguire il sogno della maglia gialla, che qui si ripete con l'aiuto di un percorso iniziale poco adatto all'inventiva. I primi dieci giorni di Vuelta infatti hanno proposto due tappe dal disegno aperto (la terza ad Andorra e la sesta a Sagunt) e un corollario di classiche frazioni in stile Vuelta, con le difficoltà sempre concentrate in pochi chilometri a doppia cifra nel finale. Che Froome fosse battibile in un contesto simile era impensabile, forse nemmeno che fosse attaccabile, e infatti gli avversari hanno scelto (se non sono stati obbligati) di lasciare al capitano Sky il pallino del gioco. Dietro a Froome però qualcosa si intuisce già. Innanzitutto Alberto Contador, alla sua ultima corsa, che ha cominciato la Vuelta con una sonora scoppola ad Andorra, ma si è dimostrato poi il più attivo tra i big. Ad Alcossebre, Sagunt e Xorret de Catí è stato sempre il madrileño ad accendere la miccia, e Froome a rispondere. Se il distacco non fosse già di ben 3'32" si potrebbe ipotizzare quasi una corsa a parti inverse rispetto al 2014, quando fu sempre il kenyano ad attaccare e Contador a raccogliere. La classifica vede invece Esteban Chaves come rivale più vicino (a 36"), seguito da un sorprendente Nicolas Roche (a 1'05") e da Vincenzo Nibali a 1'17". Proprio Nibali, che non disdegna l'attacco quando la gamba lo supporta ma che allo stesso tempo sa di essere decisamente inferiore a Froome nello scontro diretto, potrebbe essere una carta su cui puntare nella settimana a venire, quando la Vuelta abbandonerà le rampe per affrontare le montagne vere. Il prossimo weekend tra Sierra de la Pandera e Sierra Nevada, ma forse anche l'ascesa di mercoledì a Calar Alto, potremmo assistere ad uno sport differente. E mentre nomi come Romain Bardet, Steven Kruijswijk, Louis Meintjes, Simon Yates e RafaÅ Majka sono ormai fuori dai giochi, alle spalle di Froome restano 10 uomini racchiusi in 2'31", si rassegneranno tutti alla lotta per un piazzamento?
Il velocista perduto
E' ormai consuetudine che il tracciato della corsa iberica sia studiato per mettere in fuga le ruote veloci, ma quella di quest'anno rischia di diventare un'edizione da record. Dopo nove tappe si è vista una volata soltanto, e a scorrere l'ordine d'arrivo si fatica a trovare degli sprinter pure. A Tarragona infatti ha vinto Matteo Trentin, precedendo JuaJo Lobato, Tom Van Asbroeck, Edward Theuns e Jens Debusschere. Con John Degenkolb ritirato e Magnus Cort Nielsen e Sacha Modolo ben lontani da una forma accettabile, è difficile che il copione cambi nelle settimane a venire. Il risultato sono tappe di pianura in cui vanno a segno le fughe, squadre dei velocisti inesistenti o disinteressate a ricompattare il gruppo e la consapevolezza che in alcune giornate (già domani, ma soprattutto venerdì a Tomares) possa davvero vincere chiunque.
E' il mercato, bellezza
E' opinione comune che il ciclomercato di queste settimane sia uno dei più frizzanti degli ultimi anni, ricco di colpi inattesi e di cambi di maglia eccellenti, complici le difficoltà economiche di alcune squadre importanti (Quick-Step su tutte) e un cambio generazionale che si avverte nell'aria. La controindicazione di tutto questo è che il mercato finisce per diventare un attore delle corse, come ben testimonia questa Vuelta. Caso eclatante è quello di Warren Barguil, rispedito a casa dalla Sunweb dopo aver sorvolato sugli ordini di squadra che gli chiedevano di fermarsi per assistere il capitano Wilco Kelderman appiedato da una foratura. Barguil invece ha tirato dritto, ritenendosi libero di fare la propria corsa con un cambio di maglia già previsto a fine stagione. E' il caso curioso anche del rinnovato protagonismo della Cannondale nelle ultime ore, dopo che il team manager Jonathan Vaughters ha reso pubblico il concreto rischio di chiusura della squadra per mancanza di sponsor. Ecco che le maglie verdi si sono riviste in testa al gruppo, forse per attirare investitori curiosi, quantomeno per mettersi in mostra in cerca di un contratto futuro. E chissà che Domenico Pozzovivo nei prossimi giorni, saltato il suo capitano attuale Bardet, non si trovi ad aiutare quello di domani, Nibali.
I numeri della Vuelta sin qui
partiti: 198 - ritirati: 19
1ª tappa: Nîmes. Vincitore: Bmc - maglia rossa: Rohan Dennis.
2ª tappa: Nîmes > Gruissan. Vincitore: Yves Lampaert - maglia rossa: Yves Lampaert.
3ª tappa: Prades Conflent Canigó > Andorra la Vella. Vincitore: Vincenzo Nibali - maglia rossa: Chris Froome.
4ª tappa: Escaldes-Engordany > Tarragona. Vincitore: Matteo Trentin - maglia rossa: Chris Froome.
5ª tappa: Benicàssim > Ermita Santa Lucía Alcossebre. Vincitore: Aleksej Lutsenko - maglia rossa: Chris Froome.
6ª tappa: Vila-Real > Sagunt. Vincitore: Tomasz MarczyÅski - maglia rossa: Chris Froome.
7ª tappa: Llíria > Cuenca. Vincitore: Matej MohoriÄ - maglia rossa: Chris Froome.
8ª tappa: Hellín > Xorret de Catí. Vincitore: Julian Alaphilippe - maglia rossa: Chris Froome.
9ª tappa: Orihuela > Cumbre del Sol. Vincitore: Chris Froome - maglia rossa: Chris Froome.
Classifica generale:
01. Chris Froome 36h33'16"
02. Johan Esteban Chaves a 36"
03. Nicolas Roche a 01'05"
04. Vincenzo Nibali a 01'17"
05. Tejay van Garderen a 01'27"
06. David de la Cruz a 01'30"
07. Fabio Aru a 01'33"
08. Michael Woods a 01'52"
09. Adam Yates a 01'55"
10. Il'nur Zakarin a 02'15".
Filippo Cauz
(foto via lavuelta.com)