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Cookson: l'epoca degli oligarchi dello sport è finita
Con un lungo articolo scritto per il sito britannico Cycling Weekly, l'ex presidente dell'Unione Ciclistica Internazionale Brian Cookson ha stilato un bilancio senza rimorsi della sua esperienza al comando del ciclismo mondiale. Cookson è stato eletto presidente dopo una convulsa votazione a Firenze 2013, quando riuscì a interrompere il governo Verbruggen-McQuaid che aveva retto l'UCI per 22 anni consecutivi. A sorpresa il suo governo è durato soltanto un mandato, fatto mai avvenuto nella pluricentenaria storia dell'ente di Aigle. A Bergen 2017 infatti i delegati hanno votato in massa per il francese David Lappartient, riservando al presidente uscente soltanto un timido applauso di circostanza.
Riportiamo alcuni passaggi-chiave del lungo report scritto da Cookson, che non può che cominciare con un bilancio della sua attività da presidente, attraverso tutti i settori di interesse.
Forse è un po' presto per un bilancio storico, ma ora che le acque si sono calmate vorrei chiedere ai lettori di ripensare al 2013 e chiedersi: "Oggi l'UCI si trova in una posizione migliore di allora?". Io sono convinto che lo sia, e di gran lunga.
Innanzitutto, l'UCI non è più in guerra con la WADA ne' con altre agenzie anti-doping, che avrebbero dovuto essere, ed oggi sono, tra i più stretti alleati della federazione internazionale. Inoltre, quattro anni fa alcuni senatori del CIO chiedevano che il ciclismo venisse escluso dai giochi olimpici; oggi il nostro sport ha quattro nuove discipline da medaglia, ed è diventato il terzo sport più reppresentato alle olimpiadi. Il World Tour è ormai un riferimento mondiale, capace di rispettare la tradizione del nostro sport e dei suoi luoghi storici ma anche di aprirsi a nuovi territori dove cresce l'interesse per il ciclismo. Inoltre il Women's World Tour si è rivelato assai più di successo rispetto alla precedente Coppa del Mondo. Come in ogni sport ci vorrà ancora del tempo per raggiungere una reale equità per le donne, ma sono state gettate le fondamenta per un futuro forte e sostenibile. Allarganto la prospettiva, i governi di tutto il mondo stanno cominciando a comprendere i benefici fisici ed ambientali del ciclismo, e l'UCI ha contribuito a questo movimento passando dalle corse dei professionisti allo stimolo per tutti a salire in bici per allenamento, salute e divertimento.
Cookson prosegue ribadendo la convinzione di aver svolto un buon lavoro, e togliendosi quindi alcuni sassolini dalle scarpe nei confronti di alcuni colleghi e delegati, che a suo dire hanno preferito perseguire altri interessi anzichè collaborare.
Si sarebbe potuto fare di più? Certamente sì. Ma nonostante ci sia qualcuno che continua a sostenerlo, gestire una federazione globale e complessa non è un lavoro che può ricadere su un uomo solo. L'epoca degli oligarchi dello sport è finita. Ho sempre cercato di raggiungere i progressi attraverso il consenso, e non è mai facile. I miei colleghi ed io abbiamo sempre preso le migliori decisioni possibili in base alle informazioni disponibili, e abbiamo cercato di farlo con integrità e trasparenza, nei limiti delle restrizioni legali. Ho sempre garantito ampie opportunità di partecipazione ai vice-presidenti e al comitato gestionale, con l'obbiettivo di una responsabilità collettiva. La differenza di voti alle elezioni mi ha sorpreso, perchè non riflette quanto emerso dalle discussioni con i delegati e le federazioni nazionali nei giorni precedenti al congresso. Indubbiamente diversi delegati hanno cambiato idea all'ultimo minuto, ma resto convinto che il mio team abbia fatto una buona campagna e che il mio discorso al congresso, che conteneva diversi nuovi impegni, fosse onesto e giusto. Ero convinto di essere ampiamente favorito, evidentemente i delegati la vedevano in maniera diversa. Ma nonostante l'ampia copertura che c'è stata, non ho letto una singola analisi accurata. Il risultato elettorale non ha nulla a che vedere con British Cycling, con le controversie sul Team Sky, con il mio stile di governo, con le accuse di frode tecnologica, e nulla a che vedere con la forza o la debolezza della mia personalità. Il risultato è frutto di puro politicismo.
In conclusione, il presidente uscente lascia spazio ad alcune riflessioni personali, a partire dal suo futuro immediato. Ma anche i suoi auspici per il domani non nascondono critiche e preoccupazioni.
La qualità della mia vita sarà molto migliore nei prossimi anni, con meno stress, viaggi e conflitti da gestire. Avrò più tempo per andare in bici, per stare con la mia famiglia, per scrivere un libro sulle mie esperienze nel ciclismo e seguire nuovi progetti. Non scomparirò dal mondo del ciclismo. Spero che David Lappartient sappia resistere alle pressioni che dovrà affrontare da parte di figure del passato che hanno trascinato il ciclismo in un'epoca oscura. Sono certo che ce la farà, che sarà un buon presidente, e gli auguro ogni successo. Il ciclismo e l'UCI non possono tollerare un altro periodi di conflitti, e io cercherò di supportarlo in ogni maniera possibile.
Riportiamo alcuni passaggi-chiave del lungo report scritto da Cookson, che non può che cominciare con un bilancio della sua attività da presidente, attraverso tutti i settori di interesse.
Forse è un po' presto per un bilancio storico, ma ora che le acque si sono calmate vorrei chiedere ai lettori di ripensare al 2013 e chiedersi: "Oggi l'UCI si trova in una posizione migliore di allora?". Io sono convinto che lo sia, e di gran lunga.
Innanzitutto, l'UCI non è più in guerra con la WADA ne' con altre agenzie anti-doping, che avrebbero dovuto essere, ed oggi sono, tra i più stretti alleati della federazione internazionale. Inoltre, quattro anni fa alcuni senatori del CIO chiedevano che il ciclismo venisse escluso dai giochi olimpici; oggi il nostro sport ha quattro nuove discipline da medaglia, ed è diventato il terzo sport più reppresentato alle olimpiadi. Il World Tour è ormai un riferimento mondiale, capace di rispettare la tradizione del nostro sport e dei suoi luoghi storici ma anche di aprirsi a nuovi territori dove cresce l'interesse per il ciclismo. Inoltre il Women's World Tour si è rivelato assai più di successo rispetto alla precedente Coppa del Mondo. Come in ogni sport ci vorrà ancora del tempo per raggiungere una reale equità per le donne, ma sono state gettate le fondamenta per un futuro forte e sostenibile. Allarganto la prospettiva, i governi di tutto il mondo stanno cominciando a comprendere i benefici fisici ed ambientali del ciclismo, e l'UCI ha contribuito a questo movimento passando dalle corse dei professionisti allo stimolo per tutti a salire in bici per allenamento, salute e divertimento.
Cookson prosegue ribadendo la convinzione di aver svolto un buon lavoro, e togliendosi quindi alcuni sassolini dalle scarpe nei confronti di alcuni colleghi e delegati, che a suo dire hanno preferito perseguire altri interessi anzichè collaborare.
Si sarebbe potuto fare di più? Certamente sì. Ma nonostante ci sia qualcuno che continua a sostenerlo, gestire una federazione globale e complessa non è un lavoro che può ricadere su un uomo solo. L'epoca degli oligarchi dello sport è finita. Ho sempre cercato di raggiungere i progressi attraverso il consenso, e non è mai facile. I miei colleghi ed io abbiamo sempre preso le migliori decisioni possibili in base alle informazioni disponibili, e abbiamo cercato di farlo con integrità e trasparenza, nei limiti delle restrizioni legali. Ho sempre garantito ampie opportunità di partecipazione ai vice-presidenti e al comitato gestionale, con l'obbiettivo di una responsabilità collettiva. La differenza di voti alle elezioni mi ha sorpreso, perchè non riflette quanto emerso dalle discussioni con i delegati e le federazioni nazionali nei giorni precedenti al congresso. Indubbiamente diversi delegati hanno cambiato idea all'ultimo minuto, ma resto convinto che il mio team abbia fatto una buona campagna e che il mio discorso al congresso, che conteneva diversi nuovi impegni, fosse onesto e giusto. Ero convinto di essere ampiamente favorito, evidentemente i delegati la vedevano in maniera diversa. Ma nonostante l'ampia copertura che c'è stata, non ho letto una singola analisi accurata. Il risultato elettorale non ha nulla a che vedere con British Cycling, con le controversie sul Team Sky, con il mio stile di governo, con le accuse di frode tecnologica, e nulla a che vedere con la forza o la debolezza della mia personalità. Il risultato è frutto di puro politicismo.
In conclusione, il presidente uscente lascia spazio ad alcune riflessioni personali, a partire dal suo futuro immediato. Ma anche i suoi auspici per il domani non nascondono critiche e preoccupazioni.
La qualità della mia vita sarà molto migliore nei prossimi anni, con meno stress, viaggi e conflitti da gestire. Avrò più tempo per andare in bici, per stare con la mia famiglia, per scrivere un libro sulle mie esperienze nel ciclismo e seguire nuovi progetti. Non scomparirò dal mondo del ciclismo. Spero che David Lappartient sappia resistere alle pressioni che dovrà affrontare da parte di figure del passato che hanno trascinato il ciclismo in un'epoca oscura. Sono certo che ce la farà, che sarà un buon presidente, e gli auguro ogni successo. Il ciclismo e l'UCI non possono tollerare un altro periodi di conflitti, e io cercherò di supportarlo in ogni maniera possibile.