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Il ciclismo tra individuo e squadra
Il ciclismo è uno sport di squadra?
Nì (ne' No ne' Sì).
Spesso riecheggia nella mia mente il Nì, anche se come tecnico non ho dubbi che il ciclismo sia uno sport individuale. Sappiamo quanto sia utile uscire in gruppo quando ci sentiamo demotivati o senza obiettivi, anche quando abbiamo obiettivi ben precisi e cerchiamo le ruote più veloci per capire come siamo messi a livello di condizione del momento.
Tutte le discipline sportive si possono suddividere in individuali o di squadra/gruppo. Una distinzione netta fra sport individuali e di squadra/gruppo va operata soprattutto nella dimensione agonistica: negli sport individuali il soggetto compete da solo, in quelli di squadra/gruppo il soggetto fa parte di un team e la responsabilità della prestazione è condivisa. Ovviamente si tratta di una distinzione che viene fatta solo a livello agonistico, perché anche negli sport individuali, gli allenamenti sono spesso svolti in gruppo o con altri compagni di programmazione / squadra.
Non bisogna inoltre dimenticare che le discipline individuali prevedono comunque delle competizioni a squadre, basti pensare alla staffetta a squadre nell’atletica leggera, o nel nuoto, o al doppio tennis e nel ciclismo ovviamente. Le azioni degli atleti della stessa squadra sono indipendenti e ognuno gareggia singolarmente, ma i risultati individuali convergono in una valutazione collettiva della squadra. Aderire ad uno sport individuale significa assumersi la piena responsabilità del proprio risultato, anche se questo farà parte di una valutazione collettiva.
Da queste semplici deduzioni, possiamo capire come non esista mai una netta divisione tra i concetti di individuo e squadra, ma questa variabile nell'organizzare allenamenti e gare è da considerarsi un fattore fondamentale, come lo è la singola prestazione atletica (classe dell'atleta). Ma la mente che ruolo gioca in questo Nì? Ovviamente è un ruolo fondamentale: allenarsi da soli vuol dire affrontare di faccia ogni problematica, spesso mentale e sopratutto la dura verità tecnica/atletica, che spesso nascondiamo succhiando le ruote altrui anche senza senso tecnico.
L'atleta vincente sa sempre gestire bene l'uscita in gruppo, non perde mai la sua vera identità e ad ogni momento tecnico sa dare il giusto valore mentale. Quando la motivazione è scarsa, l'uscita in gruppo aiuta a combattere la nostra scarsa autostima, siamo umani e come tali in balia di forti emozioni, sia riguardanti il nostro sport che la vita sociale. La vita sociale entra sempre anche nella nostra prestazione sportiva: non si può mai chiudere totalmente la mente ai pensieri negativi che, anche se non vorremmo, frenano la nostra prestazione, visto che la sofferenza mentale ci logora sempre e non è facile da contrastare, perchè fa parte della nostra psiche ed intelligenza.
Quando invece il programma di allenamento segna come obiettivo la sofferenza in solitaria, si deve entrare in quella introspezione che spesso in gruppo si perde e non ci sono scuse: siamo noi. A questo punto, chi siamo noi? Cosa vogliamo dal ciclismo? Cosa possiamo permetterci in quel futuro dove lo sport e’ la somma di tanti fattori, la cui somma dovrebbe essere sempre la felicità?
Condiviere è partecipare al gruppo attivamente per crescere molto dentro e di conseguenza fuori, ma mentre il fuori è limitato, il dentro è infinito. Solo saltando davanti al gruppo, vestendoci da leader del momento coltiveremo una forte autostima e voglia di vincere con noi stessi. Allora il Nì esiste, ma sta a noi usarlo con cautela e logica in quella che è la vita, non solo nello sport.
di Alessandro Schiasselloni - The Sport Mentalist
Mental Coach - Posturologo - Riflessologo - Preparatore Atletico
Telefono: 333 4014119 - aschiasselloni@gmail.com
www.posturale.info - www.sportmentalist.it - facebook.com/alessandro.schiasselloni
Nì (ne' No ne' Sì).
Spesso riecheggia nella mia mente il Nì, anche se come tecnico non ho dubbi che il ciclismo sia uno sport individuale. Sappiamo quanto sia utile uscire in gruppo quando ci sentiamo demotivati o senza obiettivi, anche quando abbiamo obiettivi ben precisi e cerchiamo le ruote più veloci per capire come siamo messi a livello di condizione del momento.
Tutte le discipline sportive si possono suddividere in individuali o di squadra/gruppo. Una distinzione netta fra sport individuali e di squadra/gruppo va operata soprattutto nella dimensione agonistica: negli sport individuali il soggetto compete da solo, in quelli di squadra/gruppo il soggetto fa parte di un team e la responsabilità della prestazione è condivisa. Ovviamente si tratta di una distinzione che viene fatta solo a livello agonistico, perché anche negli sport individuali, gli allenamenti sono spesso svolti in gruppo o con altri compagni di programmazione / squadra.
Non bisogna inoltre dimenticare che le discipline individuali prevedono comunque delle competizioni a squadre, basti pensare alla staffetta a squadre nell’atletica leggera, o nel nuoto, o al doppio tennis e nel ciclismo ovviamente. Le azioni degli atleti della stessa squadra sono indipendenti e ognuno gareggia singolarmente, ma i risultati individuali convergono in una valutazione collettiva della squadra. Aderire ad uno sport individuale significa assumersi la piena responsabilità del proprio risultato, anche se questo farà parte di una valutazione collettiva.
Da queste semplici deduzioni, possiamo capire come non esista mai una netta divisione tra i concetti di individuo e squadra, ma questa variabile nell'organizzare allenamenti e gare è da considerarsi un fattore fondamentale, come lo è la singola prestazione atletica (classe dell'atleta). Ma la mente che ruolo gioca in questo Nì? Ovviamente è un ruolo fondamentale: allenarsi da soli vuol dire affrontare di faccia ogni problematica, spesso mentale e sopratutto la dura verità tecnica/atletica, che spesso nascondiamo succhiando le ruote altrui anche senza senso tecnico.
L'atleta vincente sa sempre gestire bene l'uscita in gruppo, non perde mai la sua vera identità e ad ogni momento tecnico sa dare il giusto valore mentale. Quando la motivazione è scarsa, l'uscita in gruppo aiuta a combattere la nostra scarsa autostima, siamo umani e come tali in balia di forti emozioni, sia riguardanti il nostro sport che la vita sociale. La vita sociale entra sempre anche nella nostra prestazione sportiva: non si può mai chiudere totalmente la mente ai pensieri negativi che, anche se non vorremmo, frenano la nostra prestazione, visto che la sofferenza mentale ci logora sempre e non è facile da contrastare, perchè fa parte della nostra psiche ed intelligenza.
Quando invece il programma di allenamento segna come obiettivo la sofferenza in solitaria, si deve entrare in quella introspezione che spesso in gruppo si perde e non ci sono scuse: siamo noi. A questo punto, chi siamo noi? Cosa vogliamo dal ciclismo? Cosa possiamo permetterci in quel futuro dove lo sport e’ la somma di tanti fattori, la cui somma dovrebbe essere sempre la felicità?
- Capire chi siamo noi oggi e guardare con occhio saggio il noi del domani diventa fondamentale, rimanendo con i piedi per terra.
- Se sbagliamo gli obiettivi, lo sport non diventa più piacere e senza piacere non c'è la felicità.
- Affidarci ad un tecnico/preparatore atletico può essere un forte stimolo mentale e di sicurezza scientifica/tecnica.
- Per quanto possiamo nasconderci nel gruppo questo non ci porta ad una forte autostima, ma solo a vivere dell'autostima altrui e quando saremo soli, cosa faremo senza di essa?
- Allenare la mente ogni giorno diventa fondamentale, sappiamo tutti come la grossa differenza in una prestazione sportiva la fa spesso la testa/mente e questo non solo il giorno della gara, ma ad ogni pedalata di ogni singolo giorno d'allenamento.
Condiviere è partecipare al gruppo attivamente per crescere molto dentro e di conseguenza fuori, ma mentre il fuori è limitato, il dentro è infinito. Solo saltando davanti al gruppo, vestendoci da leader del momento coltiveremo una forte autostima e voglia di vincere con noi stessi. Allora il Nì esiste, ma sta a noi usarlo con cautela e logica in quella che è la vita, non solo nello sport.
di Alessandro Schiasselloni - The Sport Mentalist
Mental Coach - Posturologo - Riflessologo - Preparatore Atletico
Telefono: 333 4014119 - aschiasselloni@gmail.com
www.posturale.info - www.sportmentalist.it - facebook.com/alessandro.schiasselloni