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Gestire la concentrazione nella corsa a tappe
In un mio articolo precedente (Si vince prima di partire) ho descritto come sia importante avere nella mente durante la concentrazione pre-gara l'obiettivo.
Le cose si complicano quando dobbiamo focalizzare la nostra attenzione su gare a tappe o circuiti a punti.
La gestione della condizione atletica e mentale diventa molto complessa, visto che non siamo macchine, per cui siamo esseri molto delicati e mai uguali, ogni persona è un caso a parte.
Spesso ci riempiamo la bocca con il concetto di "focus” o meglio di “focusing" cioè di come sia fondamentale avere fisso nella mente l'obiettivo senza farci intossicare/distrarre dal Mondo intorno a noi (persone, oggetti, stati d'animo, etc.).
Chi pratica sport come il tiro a segno, conosce benissimo il concetto di "puntare- mirare" cioè cercare di mantenere la concentrazione/mira anche se il corpo per motivi fisici e mentali incomincia a vibrare e la vista ad appannarsi quando noi vorremmo esattamente l'opposto: un gesto semplice ma veramente difficile da calibrare e mantenere, giusto?
Le emozioni e i pensieri negativi spesso ci trascinano inconsciamente nella difficoltà di concentrarci per il bersaglio mentale.
Poi esiste la triste regola dello "sforzo inverso" dove la mente, purtroppo, nel concentrarsi su un obiettivo per evitarlo in maniera assoluta ci porta esattamente all'opposto: ci concentriamo così attentamente sull'errore da farlo diventare il punto esatto da colpire - realizzare.
Essere sicuri, positivi e rilassati ci fa evitare questa triste regola dello "sforzo inverso", ma non è facile per chi vive d'adrenalina trovare la pace interiore anche nel momento del massimo sforzo atletico. Ed è proprio qui che entra il fattore esperienza.
Chi gareggia sa benissimo che si parte dal km 0 e si vince al km X (non importa il numero), mantenere la concentrazione in mezzo ad un gruppo che agisce e reagisce continuamente e ci porta spesso a compiere gesti atletici oltre o sotto le nostre capacità diventa uno dei punti di riferimento da evitare, ma non è facile, i neuroni specchio che governano il “copia e incolla” del nostro cervello spesso vincono sulla ragione e consapevolezza.
Nelle gare a tappe o a punti la cosa si complica, perché tra un giorno e l'altro di gara la mente spesso ha il tempo di rilassarsi ma anche di sprofondare nel dubbio assoluto, troppe situazioni intercorrono e spesso compromettono il risultato atletico finale.
Come possiamo comportarci per non finire nella dissonanza di quel ritmo, dove le pause del recupero forzato segnano il tempo di quel metronomo che batte il click in maniera assoluta, ad ogni lato di quel pendolo che è stato impostato in maniera precisa da noi atleti in una programmazione apparentemente perfetta sulla carta, ma nella mente sarà così?
Semplici considerazioni:
- L'esperienza se si ha fatto negli anni precedenti un percorso a tappe. Sicuramente resta di vantaggio assoluto anche per le future corse a tappe dove gestire le risorse mentali e fisiche sarà più naturale perché esiste il semplice concetto di memoria organica e mentale: l'abbiamo già fatto.
- Poter provare/visionare i percorsi nuovi di ogni tappa, aiuta la sicurezza mentale nella gestione delle risorse atletiche e mentali anche se quando arriveremo in quei punti, tutto sarà molto diverso, perché la gara è tale e come tale nessun allenamento la potrà mai simulare esattamente uguale.
- Visionare mentalmente (VISUALIZZARE) tutto il percorso il giorno prima, memorizzando i punti dove l’impegno atletico diventerà maggiore: la mente, nei sogni o immagini, non fa mai errori e memorizza tutto in maniera perfetta, così quando passeremo alla realtà l'istinto e la consapevolezza dello stato corporeo e mentale faranno il resto con maggiore sicurezza.
- L’indecisione uccide sia la mente che il corpo: l'emozione che l'insicurezza guida nelle nostre scelte, ci consuma lentamente/inconsapevolmente e ci porta ad uno stato inconsapevole di deficit che paghiamo poi sempre.
- Una delle cose più difficili per gli atleti è saper dire di NO, ma spesso il NO serve per capire che se le mani e i piedi sono e devono sempre essere collegati al cervello, devono fermarsi prima di agire con arroganza e presunzione.
- Non subire passivamente le scelte del gruppo, siamo soggetti singoli con necessità singole che si devono adattare ad un gruppo, mai il contrario, mai mischiarsi senza ragione e autocontrollo nel gruppo che corre con noi e contro di noi.
- Alla sera dobbiamo sdraiarci, dopo un bel massaggio, mettere una compilation che ci richiama pace e emozioni forti di tranquillità mentale, rivivere il percorso del giorno in gara, capire come il nostro corpo è stato usato da una mente spesso pretenziosa: il recupero energetico e cellulare parte dal cervello che a sua volta è comandato dalla mente (la parte emozionale).
- Sicuramente staccare la "testa" con situazioni ludiche diventa parte del recupero mentale, oltre il sonno e la meditazione.
Le gare a tappe o a punti sono la somma di quello che noi siamo oggi e domani e nei giorni a seguire, ma la calcolatrice la sappiamo ancora usare in questo Mondo dove si vuole sempre di più e il meno non esiste se non quando ci ritroviamo soli nella stanza della vergogna a piangere i nostri errori ripetendoci: la prossima volta non sbaglio più.
La locuzione latina “errare humanum est, perseverare autem diabolicum” tradotta letteralmente significa "commettere errori è umano, ma perseverare (nell'errore) è diabolico, diventa sempre uno dei primi obiettivi della nostra vita atletica e non solo atletica.
In questo Mondo dove tutti vorremmo essere diversi, ma per trovare sicurezza nelle scelte seguiamo fedelmente con la mente i simboli che ci vengono imposti dal credo del momento, fermiamoci ogni tanto nella consapevolezza della nostra vera identità: a voi il resto per la più grande vittoria interiore, "la felicità“.
Le cose si complicano quando dobbiamo focalizzare la nostra attenzione su gare a tappe o circuiti a punti.
La gestione della condizione atletica e mentale diventa molto complessa, visto che non siamo macchine, per cui siamo esseri molto delicati e mai uguali, ogni persona è un caso a parte.
Spesso ci riempiamo la bocca con il concetto di "focus” o meglio di “focusing" cioè di come sia fondamentale avere fisso nella mente l'obiettivo senza farci intossicare/distrarre dal Mondo intorno a noi (persone, oggetti, stati d'animo, etc.).
Chi pratica sport come il tiro a segno, conosce benissimo il concetto di "puntare- mirare" cioè cercare di mantenere la concentrazione/mira anche se il corpo per motivi fisici e mentali incomincia a vibrare e la vista ad appannarsi quando noi vorremmo esattamente l'opposto: un gesto semplice ma veramente difficile da calibrare e mantenere, giusto?
Le emozioni e i pensieri negativi spesso ci trascinano inconsciamente nella difficoltà di concentrarci per il bersaglio mentale.
Poi esiste la triste regola dello "sforzo inverso" dove la mente, purtroppo, nel concentrarsi su un obiettivo per evitarlo in maniera assoluta ci porta esattamente all'opposto: ci concentriamo così attentamente sull'errore da farlo diventare il punto esatto da colpire - realizzare.
Essere sicuri, positivi e rilassati ci fa evitare questa triste regola dello "sforzo inverso", ma non è facile per chi vive d'adrenalina trovare la pace interiore anche nel momento del massimo sforzo atletico. Ed è proprio qui che entra il fattore esperienza.
Chi gareggia sa benissimo che si parte dal km 0 e si vince al km X (non importa il numero), mantenere la concentrazione in mezzo ad un gruppo che agisce e reagisce continuamente e ci porta spesso a compiere gesti atletici oltre o sotto le nostre capacità diventa uno dei punti di riferimento da evitare, ma non è facile, i neuroni specchio che governano il “copia e incolla” del nostro cervello spesso vincono sulla ragione e consapevolezza.
Nelle gare a tappe o a punti la cosa si complica, perché tra un giorno e l'altro di gara la mente spesso ha il tempo di rilassarsi ma anche di sprofondare nel dubbio assoluto, troppe situazioni intercorrono e spesso compromettono il risultato atletico finale.
Come possiamo comportarci per non finire nella dissonanza di quel ritmo, dove le pause del recupero forzato segnano il tempo di quel metronomo che batte il click in maniera assoluta, ad ogni lato di quel pendolo che è stato impostato in maniera precisa da noi atleti in una programmazione apparentemente perfetta sulla carta, ma nella mente sarà così?
Semplici considerazioni:
- L'esperienza se si ha fatto negli anni precedenti un percorso a tappe. Sicuramente resta di vantaggio assoluto anche per le future corse a tappe dove gestire le risorse mentali e fisiche sarà più naturale perché esiste il semplice concetto di memoria organica e mentale: l'abbiamo già fatto.
- Poter provare/visionare i percorsi nuovi di ogni tappa, aiuta la sicurezza mentale nella gestione delle risorse atletiche e mentali anche se quando arriveremo in quei punti, tutto sarà molto diverso, perché la gara è tale e come tale nessun allenamento la potrà mai simulare esattamente uguale.
- Visionare mentalmente (VISUALIZZARE) tutto il percorso il giorno prima, memorizzando i punti dove l’impegno atletico diventerà maggiore: la mente, nei sogni o immagini, non fa mai errori e memorizza tutto in maniera perfetta, così quando passeremo alla realtà l'istinto e la consapevolezza dello stato corporeo e mentale faranno il resto con maggiore sicurezza.
- L’indecisione uccide sia la mente che il corpo: l'emozione che l'insicurezza guida nelle nostre scelte, ci consuma lentamente/inconsapevolmente e ci porta ad uno stato inconsapevole di deficit che paghiamo poi sempre.
- Una delle cose più difficili per gli atleti è saper dire di NO, ma spesso il NO serve per capire che se le mani e i piedi sono e devono sempre essere collegati al cervello, devono fermarsi prima di agire con arroganza e presunzione.
- Non subire passivamente le scelte del gruppo, siamo soggetti singoli con necessità singole che si devono adattare ad un gruppo, mai il contrario, mai mischiarsi senza ragione e autocontrollo nel gruppo che corre con noi e contro di noi.
- Alla sera dobbiamo sdraiarci, dopo un bel massaggio, mettere una compilation che ci richiama pace e emozioni forti di tranquillità mentale, rivivere il percorso del giorno in gara, capire come il nostro corpo è stato usato da una mente spesso pretenziosa: il recupero energetico e cellulare parte dal cervello che a sua volta è comandato dalla mente (la parte emozionale).
- Sicuramente staccare la "testa" con situazioni ludiche diventa parte del recupero mentale, oltre il sonno e la meditazione.
Le gare a tappe o a punti sono la somma di quello che noi siamo oggi e domani e nei giorni a seguire, ma la calcolatrice la sappiamo ancora usare in questo Mondo dove si vuole sempre di più e il meno non esiste se non quando ci ritroviamo soli nella stanza della vergogna a piangere i nostri errori ripetendoci: la prossima volta non sbaglio più.
La locuzione latina “errare humanum est, perseverare autem diabolicum” tradotta letteralmente significa "commettere errori è umano, ma perseverare (nell'errore) è diabolico, diventa sempre uno dei primi obiettivi della nostra vita atletica e non solo atletica.
In questo Mondo dove tutti vorremmo essere diversi, ma per trovare sicurezza nelle scelte seguiamo fedelmente con la mente i simboli che ci vengono imposti dal credo del momento, fermiamoci ogni tanto nella consapevolezza della nostra vera identità: a voi il resto per la più grande vittoria interiore, "la felicità“.
di Alessandro Schiasselloni - The Sport Mentalist
Mental Coach - Posturologo - Riflessologo - Preparatore Atletico
Telefono: 333 4014119 - aschiasselloni@gmail.com
www.posturale.info - www.sportmentalist.it - facebook.com/alessandro.schiasselloni