Giro d'Italia Ciclocross: a Cantoira una tappa memorabile
Una giornata da incorniciare ai piedi delle Alpi Graie: tanto spettacolo, contenuti tecnici e una perfetta organizzazione curata dal GS G. Brunero 1906 coordinata dall’ASD Romano Scotti.
CANTOIRA
Memorabile. Probabilmente è un aggettivo abusato, forse, ma indimenticabile, straordinario, eccezionale, storico e via con tutti i sinonimi suggeriti dal dizionario non sarebbero in grado di descrivere, in una parola, ciò che Cantoira è stata per il Giro d’Italia Ciclocross.
Memorabile, ovvero degno di essere ricordata. Per carità, ogni tappa del GIC lo è, ma questa, la numero 62 della storia della rassegna rosa del ciclocross entra di diritto in tutti gli annali.
Per la spettacolarità di un percorso unico, ricco di insidie tecniche pane per i denti di atleti e accompagnatori (c’è chi si è spinto a definirlo “il più bello di sempre”), ma forse anche e soprattutto per la straordinaria accoglienza dell’intera comunità cittadina di Cantoira, che ha sentito il Giro d’Italia Ciclocross come una parte di sé e lo ha onorato con tutte le sue forze.
La cittadina piemontese, che sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana, l’organizzazione del GS G. Brunero 1906 e la regia e la collaborazione dell’ASD Romano Scotti, ha ospitato la tappa numero 3 della Corsa Rosa Invernale, ha messo in campo tutti i suoi valori più belli di fratellanza, affabilità, genuinità e tradizione, tutte qualità rese concrete dall’addobbo stradale (nastri rosa e coccarde tricolori ovunque) alla cura dei minimi dettagli, passando per una cospicua partecipazione di volontari, la festa e i canti con i costumi tipici e un sorriso così luminoso da mettere persino in ombra i già bellissimi ghiacciai che facevano da contorno al percorso.
Ecco, mai come questa volta il Giro d’Italia Ciclocross è stata una grande festa di paese, è entrato nel DNA degli abitanti ed è rimasti nei cuori dei corridori.
Perché se a tutti questi presupposti si aggiunge il non trascurabile dettaglio di un percorso tecnico, innovativo e impegnativo si ottiene una bagnacauda che non ci si stancherebbe mai di mangiare. Ciclocross e borgo, un binomio scintillante, una lezione memorabile.
E la dimostrazione più lampante di tutto ciò è che in una sola giornata di gara sono cambiate ben 7 delle 13 maglie del Giro d’Italia Ciclocross. Ed era anche prova di apertura della Coppa Piemonte. Ecco il racconto di com’è andata.
UN CORRIDORE PER TUTTE LE STAGIONI (Uomini Open)
C’è un corridore che almeno una volta l’anno, da un po’ di tempo a questa parte, si presenta puntuale e in perfetta forma all’appuntamento con la Dea Vittoria al Giro d’Italia Ciclocross.
Lo scorso anno aveva vinto a Ferentino nel fango, due anni fa ai piedi del castello Svevo di Barletta.
Quest’oggi a Cantoira, su uno dei percorsi più difficili di sempre. Un corridore per tutte le stagioni? Forse. Un corridore polivalente? Decisamente sì! Parliamo ovviamente di Cristian Cominelli, il portacolori del Cycling Cafè, che a Corridonia ha staccato tutti ed è andato via, involandosi nelle strette e ripidi “Chintane” verso una applauditissima vittoria nella terza tappa del Giro d’Italia Ciclocross.
Il bresciano è riuscito a mettersi alle spalle, solo dopo una lunghissima lotta a distanza di 6-10 secondi, il piemontese Filippo Fontana, il forte under che corre per il Centro Sportivo dei Carabinieri e che sul traguardo godeva di un tifo speciale, quello dei colleghi della stazione di Chialamberto-Cantoira, grandi artefici della sicurezza della viabilità stradale nelle zone in coabitazione con il percorso di gara. Per Fontana anche la sfortuna di aver visto andar giù la catena proprio quando aveva completato il ricongiungimento. Chapeau! Nonostante il tifo l’ha spuntata Cominelli, ma lo spettacolo e gli applausi sono stati per tutti, specialmente per Antonio Folcarelli (Race Mountain Folcarelli) che aveva messo nel mirino la maglia bianca (il detentore Federico Ceolin della Selle Italia Guerciotti Elite oggi non è mai stato della partita e non è nemmeno andato a punti, è riuscito a mantenerla grazie al ricchissimo bottino delle tappe precedenti) ma che per conquistarla avrebbe dovuto fare ancora di più e meglio del terzo posto assoluto.
Ciononostante il piccolo laziale ha stupito tutti per la rimonta e la tenacia. «Ci tengo a far bene qui al Giro, son partito purtroppo da poco, saltando la prima tappa, e sono sempre a inseguire questa maglia. Cercherò di qui alla fine di dare il massimo e vincere più tappe possibile, anche se sarà dura riconquistare i punti persi in partenza. Son contento della gara di oggi su un percorso così duro, mi dà morale, siamo partiti alla grande con il 2019 del Ciclocross. Questa stagione mi porta davvero bene. Poi c’è da aggiungere che se si sta in forma si va forte su ogni tipo di percorso, poi ovviamente ci sono i percorsi su cui si può andare meglio, altri su cui soffrire, oggi era uno dei più duri che abbia mai fatto, ma meglio così, mi serviva un po’ come test e miglioramento in vista dei prossimi appuntamenti. Venerdì’ a Jesolo c’è la sfida internazionale, il confronto con gli stranieri fa sempre bene, aiuta a migliorare. Il percorso sarà diverso, ci sarà la sabbia, ma mi sono preparato bene per questa parte di stagione e non ho timori». E non è finita qui, perché il tifo di Cantoira, con tanto di banda e coro con canti tradizionali, ha fatto festa per il quarto posto del locale Luca Cibrario (la stessa riservata all’altro locale Simone Olivetti, entrambi figli degli organizzatori di Cantoira), in grado di mettere le sue ruote davanti alla maglia rosa (sempre più rosa) di Stefano Capponi, ottimo quinto.
FINALMENTE CASASOLA (Donne Open)
Questa volta il trio è esploso. Certo, sempre loro tre occupano i gradini del podio, ma questa volta con un ordine diverso e con più distacco. Gioco delle tre carte? No, stiamo parlando di Sara Casasola (DP 66 Giant SMP), Gaia Realini (Vallerbike) e Francesca Baroni (Selle Italia Guerciotti Elite) le assolute protagoniste della gara open femminile.
Dopo due tentativi (falliti) in volata, a Sara Casasola sono venute in aiuto le pendenze per piegare la resistenza della maglia rosa Baroni e soprattutto una gran testa, che le ha suggerito il momento giusto per aprire il gas e mettere in crisi la rivale toscana, il cui distacco si è attestato sul minuto, cosa decisamente inedita per questa stagione. Ma a reggere bene agli affondi della sorridente friulana è stata una tenacissima Gaia Realini, la quale, in realtà, aveva promesso resistenza già dalla vigilia (con un sibillino e originale: «il ciclocross è un modo per sfogarsi»). Il suo secondo posto a soli dodici secondi lascia ben immaginare le battaglie di qui in poi. E poi c’è la Baroni, che se è pur vero che con il terzo posto odierno cede la rosa alla Casasola (ex-aequo), è pur vero che non molla mai nemmeno quando non ha più un briciolo di forza in corpo. Quanto sono grandi le ragazze del Giro d’Italia Ciclocross?
«Oggi la corsa si prospettava impegnativa sin dall’inizio. Ho provato a partire bene, credevo di pagarla su quella salita insidiosa e bella lunga, temevo che alla prima curva mi superassero, ma sono entrata davanti nel pezzo tecnico – ha spiegato Sara Casasola subito dopo l’arrivo - Poi ho tirato il più possibile, ho insistito, ho preso quella manciata di metri, cercandoli di mantenerli sino alla fine, considerando che il margine di vantaggio su Gaia (Realini, ndr) era sempre minimo. Nonostante abbia visto tante gare in giro per il mondo il percorso di Cantoira è stato il più duro di sempre, c’era sempre tanta salita, bisognava spingere e il terreno sconnesso non aiutava. È stato molto molto bello e vincere su un percorso così è un valore aggiunto. Per fortuna le gambe giravano bene sennò sarebbe stata dura». Maglia rosa, maglia tricolore, adesso è davvero dura scegliere: «Sino adesso mi è andata bene di poter usare il tricolore (ride, ndr) perché non avevo la maglia rosa, ma d’ora in avanti sarà un onore portarla, intanto per la prossima tappa, poi vedremo».
A Francesca Baroni dopo due vittorie, oggi un terzo posto che è costato la maglia rosa. È vero, è a pari punti con Sara Casasola, e siamo alla metà del giro. Punto a capo, dunque, è tutto da rifare per la toscana: «La sfida continua sino alla fine, ci sono altre tre patte, tre occasioni per dare il massimo. Oggi non è stata la mia giornata, ho pagato sin dall’inizio, ho cercato di tenere la terza posizione, purtroppo la maglia l’ho persa, però non mollo, tanto ho la possibilità di rifarmi e io ce la metterò tutta, come sempre. Dove ho sofferto di più? In salita, ovviamente».
Gaia Realini non ha mollato un attimo, al massimo è stata lontana 15 secondi; una prospettiva interessante quella dalla seconda posizione: «È stata una gara molto combattuta con Sara Casasola, lei al terzo giro ha dato una spinta in più in salita, io ho perso un po’ contatto, ma poi sono riuscita a mantenere il distacco. L’avevo nel mirino, non ho mai mollato e sono riuscita a conquistare il secondo posto. È un’emozione arrivare lì con le migliori e le più grandi, essendo io solo al primo anno nella categoria».
Fa festa il Piemonte con la maglia di miglior giovane che passa sulle spalle di Carlotta Borello. La portacolori della Cicli Fiorin, torinese, è stata la migliore delle juniores e in una strettissima classifica generale si prende il simbolo del primato delle più giovani, commentato con queste parole: «È stato bellissimo, anche se il percorso era molto duro e non era adatto alle mie caratteristiche, c’erano certe contropendenze da paura e sinceramente non so proprio come abbia fatto. Già l‘anno scorso ero riuscita a vincere qui, ma il percorso era molto meno duro. Correre tra le junior, poi, all’interno della categoria delle donne open non è facile, loro partono molto forte e mantengono un ritmo alto. Io invece nelle partenze dopo un po’ le perdo, ma oggi ho corso per la maglia bianca, era un po’ che l’aspettavo ed è fantastico che sia arrivata proprio in casa».
Ufficio Stampa:ASD Romano Scotti