Il genio di Leonardo e l'invenzione della bicicletta
Il 3 giugno ricorre la Giornata mondiale della bicicletta. Per celebrarla da oggi BIKE vi propone una serie di articoli dedicati alla storia delle due ruote a pedali, dalle origini all'e-bike.
Nel 1962 il governo italiano commissionò per la prima volta un restauro totale del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, la più ampia raccolta di manoscritti del geniale artista e inventore toscano. Al suo interno erano conservati 1750 disegni di studi leonardeschi, assemblati e scombinati nel corso degli anni, in alcuni casi incollati tra loro. Una straordinaria enciclopedia del sapere, contenente appunti di anatomia, astronomia, botanica, chimica, geografia, matematica, architettura, studi sul volo degli uccelli e anche alcuni progetti di macchinari.
Tra questi ultimi, con grande stupore, i restauratori individuarono un oggetto che sarebbe stato inventato secoli dopo Leonardo: un prototipo di bicicletta. Non un progetto vero e proprio ma un disegno confuso, riemerso sul retro del malconcio foglio numero 133, insieme ad altri bozzetti. Si trattava di una bicicletta impossibile, con geometrie bizzarre e trovate tecniche irrealizzabili nel 1400, persino per un genio come Leonardo.
Si trattava soprattutto di un disegno mai visto in precedenza, neppure in esami approfonditi condotti sull'autore. Le analisi in controluce eseguite in precedenza facevano affiorare soltanto due cerchi con degli archi a fianco, figure ben distanti dalle ruote di una bicicletta. E in ogni caso il resto del disegno, telaio, sella e pedali, non c'erano. Sarebbero comparsi solo dopo il restauro, vergati con un tratto di matita moderno. Insomma, si trattava di un falso. Leonardo da Vinci resta un genio dell'umanità, ma per la bicicletta occorrevano ancora tre secoli di attesa.