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Inseguendo la gloria con l’Everesting

Articolo pubblicato su BIKE Volume 6 edizione Autumn ottobre-dicembre 2021

Alcuni li definiscono corraggiosi, altri pensano che siano dei pazzi, altri ancora si limitano a ritrarli come semplici volenterosi. Vedeteli un po’ come volete, ma quelli dell’Everesting sono senz’altro amanti delle sfide con un quoziente piuttosto alto di difficoltà. E che cos’è l’Everesting? Fenomeno notato anche dal New York Times, che ne ha scritto di recente, l’Everesting è una prova che consiste nello scalare una salita a piacimento, dalla collina dietro casa allo Stelvio, tante volte quante ne occorrono per compiere un dislivello complessivo di 8.848 metri, l’altezza dell’Everest, il tetto del mondo.

All’inizio era solo una prova di nicchia, nata in Australia nel 2014 da un’idea di Andy Van Bergen, il primo a portarlo a termine, raccontarlo e ‘istituzionalizzarlo’. Poi, però, ha avuto presto seguito e il boom è arrivato nell’ultimo anno, complice la pandemia. La ‘comunità’ degli everester è ormai mondiale e nel 2015 gli appassionati Fabrizio Dolce e Riccardo Petrucci hanno fondato anche la sezione italiana.

L’Everesting si può correre in bicicletta o di corsa (con regole differenti), non prevede limiti di tempo, è possibile riposarsi, purché non si dorma tra l’inizio e la fine della prova, e sono concessi rifornimenti. Poche regole ma chiare, quelle stilate da Van Bergen. Il sito di riferimento, fino a non molto tempo fa, contava 5mila prove certificate a livello mondiale, ma dal 2020 si è saliti a 10mila tentativi – quasi tutti portati a termine – sia a livello maschile sia femminile. Anche in Italia c’è stato un balzo nel 2020, dai 193 tentativi riusciti del 2019 ai 604 dello scorso anno.

Tra i nomi noti a cimentarsi con l’Everesting c’è l’ex professionista Alberto Contador, che ha subito staccato il record (7 ore e 26 minuti), battuto in realtà nel giro di un amen dall’irlandese Ronan Mc Laughlin (7 ore e 4 minuti). Ma non è il record che conta: è la sfida. Tra gli amatori, c’è chi ha cercato di farlo – finché si poteva – direttamente sull’Everest, ma in genere c’è chi sceglie una salita dolce, da ripetere innumerevoli volte, e chi invece preferisce quella lunga e dura. In Italia c’è addirittura chi l’ha fatto in tandem, a Campo dei Fiori: è il caso di Graziano Gallusi, 49enne non vedente parmense, e dell’esperto Daniele Riccardo, primi a cimentarsi in coppia. Storia di un’amicizia profonda.

Sebbene lo spirito dell’iniziativa sia no profit (non ci sono premi in palio né sponsor a sostenere l’iniziativa) e chi si cimenta non deve versare nulla all’associazione, nell’ultimo anno diverse aziende si sono avvicinate a questo mondo. Alcune, per esempio, hanno iniziato a fornire abbigliamento tecnologico o barrette energetiche ad alcuni everester, altre hanno provato ad appropriarsi della sfida fin quasi snaturandola.

Mentre il mercato dell’Everesting sembra stia iniziando a dare segnali di apertura, in realtà, sopravvive lo spirito originale: chi si vede omologato il dislivello percorso, documentato attraverso il gps, non appena ottiene il ‘via libera’ dagli organizzatori, entra di diritto nella Hall of Fame. A conferma che, soprattutto, lo si fa ancora per la gloria.