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Con Ottotubi Bike Tour in viaggio tra sogno e realtà

Articolo pubblicato su BIKE Volume 6 edizione Autumn ottobre-dicembre 2021

Vino, olio e grano. A Trapani e nella sua provincia la triade mediterranea rimane impressa, evoca racconti agricoli millenari, accompagna lo sguardo, mentre si attraversa la terra più vitata d’Italia, il cuore della Valle del Belice. Storie di cibo e di vino con la bici a far scoprire luoghi generosi. È da questa realtà che prende forma Ottotubi bike tour, neonata start up Made in Sicily.

Nel 2020 Fabio Abate, palermitano ‘wine lover’ classe 1968, dopo 25 anni di lavoro come agente nel settore farmaceutico, decide di investire nel cicloturismo lento. “Ho passato gli ultimi anni al telefono, in giro per la Sicilia”, confida a BIKE, “lavoravo a testa bassa, senza apprezzarne la bellezza, senza godermi i paesaggi che restavano in sottofondo come musica d’ambiente”, racconta.

Fino a quando, nel 2020, con il progetto Ottotubi bike tour vince il bando Resto al Sud e comincia l’avventura. Otto mountain bike elettriche, motorizzate Bosch, per 156 kilometri di autonomia; relax, lentezza e occhi aperti per godersi le realtà locali. È così che Abate pensa a venti percorsi diversi, venti esperienze in bici, con vino e cibo, venti tragitti fuori dagli schemi. “Il territorio trapanese è ancora tutto da scoprire, raccontarlo pedalando a testa alta ha un gran bel sapore”, prosegue Abate con l’entusiasmo di chi ha scoperto l’America.

Partendo da Trapani, per esempio, si può pedalare fino a Marsala, tra mulini a vento e cumuli di sale grezzo, tramonti fulgidi sullo sfondo di una riserva naturale orientata e in alto i calici di Mar- sala. Oppure dal tempio di Segesta fino al castello di Inici, Baida e Visicari, passando per la Macelleria Aurora di Scopello per una grigliata ‘on the road’, godendo di una natura a tratti libera, che ha recuperato i suoi spazi dopo il terremoto del ‘68, a tratti addomesticata, fatta di proporzioni geo- metriche e visioni di interminabili filari ordinati.

Da contrada san Giovanni, invece, si ‘nuota’ nel verde fino a Poggioreale e Gibellina. La pedalata è assistita, il viaggio lieve, si ha il tempo di godersi la vista del Cretto di Alberto Burri, opera monumentale di land art nel luogo in cui sorgeva la vecchia città prima del terremoto. Un labirinto bianco di vicoli e macerie che ora giacciono immote, ricoperte dai blocchi di cemento, come tasselli di una scacchiera su cui riflettere.

Ci si ferma poi, volentieri, a Salaparuta, da Bruchicello, un’azienda agricola con cantina dove assaggiare Nero d’Avola in purezza, Catarratto e Cabernet Sauvignon riserva: microproduzioni che parlano a gran voce del terroir in cui affondano le radici. Tutto il paesaggio in un sorso. Come conferma Giovanni Palermo, enologo e fondatore, che è un narratore privilegiato, impegnato su più fronti per ridare giusta collocazione alla Doc di Salaparuta.

Ogni strada qui svela una realtà profonda, tra off road e provinciali, momenti di attesa meditativa mentre greggi di pecore attraversano la via. Qui non si cerca la performance in sella, no. Con la modalità ‘Tour’ si agevola l’esperienza di fusione panica con la natura, kilometro dopo kilometro. Godendo ‘qui e ora’, magnetizzati da realtà silenziose e produttive. Sogno e realtà con Fabio Abate e Ottotubi Bike tour.

Cretto Burri
Il Cretto di Alberto Burri a Gibellina (Tp) (Shutterstock)